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Melanoma. Dalla Mayo Clinic passi in avanti sul vaccino


Un virus innocuo usato come veicolo. Dei geni capaci di stimolare la risposta immunitaria portati direttamente nei tessuti tumorali. Questa l’idea che stanno perseguendo gli scienziati statunitensi, sul melanoma come su altre forme di cancro. Arrivano oggi i primi promettenti risultati su modello murino.

20 MAR - Da anni si sta tentando di rinforzare il sistema immunitario in modo che questo riesca a combattere il cancro dall’interno, senza che si debba ricorrere a terapie aggressive e debilitanti come quelle a disposizione oggi. Ma la Mayo Clinic ha oggi annunciato di aver fatto un passo in più in questa direzione, avvicinandosi ad un vaccino per la terribile patologia. In uno studio pubblicato su Nature Biotechnology, infatti, i ricercatori hanno raggiunto i primi risultati iniettando su modello animale una combinazione genetica del Dna umano del melanoma insieme ad un virus cugino di quello della rabbia. Con questa tecnica gli scienziati hanno curato più del 60% dei loro piccoli pazienti murini in meno di tre mesi e con effetti collaterali minimi.
 
Proprio come alcuni dei normali vaccini, un virus viene usato come veicolo genetico.Si tratta del virus della stomatite vescicolare, un virus relativamente innocuo che viene usato dai ricercatori per trasportare fino alle cellule malate alcuni geni derivati dal melanoma che codificano proteine in grado di reagire col sistema immunitario. “Crediamo che questo metodo possa anche aiutarci a capire quali geni producono quali antigeni, utili a spingere le difese ad attaccare il cancro”, ha spiegato Richard Vile, co-autore dello studio. “In particolare, abbiamo visto che numerose proteine hanno bisogno di essere espresse contemporaneamente perché abbiano l’effetto maggiore sul tumore”.
L’idea di sintetizzare un vaccino è interessante anche perché il cancro è una patologia capace di adattarsi agli attacchi del sistema immunitario, producendo sempre meno antigeni che lo attaccano. In poche parole, un tumore impara a nascondersi dal sistema immunitario. In compenso, però, si è dimostrato incapace di difendersi da una linea di difese innescata dal virus della stomatite modificato.
Lo stesso team aveva già tentato un approccio simile per il cancro al fegato e sta già progettando di applicarlo anche a tumori più aggressivi, come quello ai polmoni, al cervello o al pancreas. “Credo che potremo creare dei vaccini capaci di sconfiggere queste patologie una ad una”, ha continuato il ricercatore. “E con un vaccino speriamo di riuscire non solo a trattare i tumori, ma anche – magari – a prevenire dalla ricomparsa successiva”.
 
Laura Berardi

20 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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