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Fibrillazione atriale. Lesioni cerebrali peggiorano funzione cognitiva

di Will Boggs

Il legame “cuore-cervello” alla ribalta in uno studio multicentrico svizzero che ha analizzato l’associazione tra lesioni cerebrali acute e silenti nei pazienti con fibrillazione atriale - anche senza storia clinica di ictus - e decadimento cognitivo. Secondo i ricercatori andrebbero individuati sottogruppi a rischio da sottoporre a risonanza magnetica

27 MAR - (Reuters Health) – Le lesioni cerebrali, acute e silenti nella risonanza magnetica, sono associate a una peggiore funzione cognitiva nei pazienti con fibrillazione atriale. È quanto emerge da uno studio multicentrico in Svizzera.
 
“Se li si cerca sistematicamente, si trovano molti danni cerebrali nei pazienti con fibrillazione atriale, – dice David Conen dell’Ospedale universitario di Basilea, in Svizzera, e della McMaster University, a Hamilton, in Canada, principale autore dello studio – I medici dovrebbero fare tutto il possibile per evitare che questi danni si verifichino, sia attraverso il controllo dei fattori di rischio, sia, eventualmente, con una terapia anticoagulante”.
 

Lo studio
Conen e colleghi hanno utilizzato i dati dello studio Swiss-Af per valutare le relazioni di lesioni vascolari cerebrali clinicamente note e non (silenti) sulla risonanza magnetica con funzione cognitiva in 1.737 pazienti con fibrillazione atriale. Almeno un grande infarto non corticale o corticale è stato rilevato nel 22% dei partecipanti, piccoli infarti non corticali (Snci) sono stati osservati nel 21%. Il 22% presentava microbolle e il 99% lesioni alla sostanza bianca.
 
Dopo l’esclusione di pazienti con una storia di ictus o Tia, il 15% dei partecipanti ha mostrato evidenza di un grande infarto corticale o non corticale silente e il 18% di piccolo infarto non corticale silente. Il punteggio di Montreal Cognitive Assessment (MoCA) è risultato significativamente peggiore sia tra i pazienti con grande infarto corticale o non corticale silente (24,9) rispetto a quelli senza questa patologia, sia nei pazienti con piccolo infarto non corticale silentie (25,0) rispetto a quelli senza (25,9).

In un modello multivariabile combinato che includeva tutti i parametri delle lesioni cerebrali vascolari, il conteggio e il volume di grande infarto corticale o non corticale silente erano i più forti predittori del punteggio MoCA. Nessuno dei marker di imaging della malattia dei piccoli vasi (lesioni della sostanza bianca, Snci e microbolle) è stato associato a deterioramento cognitivo in questo modello. Non sorprende che il punteggio MoCA medio complessivo sia significativamente più basso tra i pazienti con una storia clinica di stroke (24,7) rispetto a quelli senza (25,6).
 
“I nostri risultati sollevano la questione dell’imaging sistematico del cervello in pazienti con fibrillazione atriale – ha sottolineato Conen – Attualmente questa pratica non è fattibile ed è associato a costi elevati. Gli studi futuri dovrebbero definire sottogruppi a rischio particolarmente elevato o identificare altri marcatori più facili da quantificare e più economici”.

Fonte: J Am Coll Cardiol 2019
 
Will Boggs
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

27 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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