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Lucia Aleotti (Farmindustria): “Norma su generici devastante per produzione industriale”


“Una norma dirigistica che non porterà vantaggi ai cittadini né risparmi al Ssn, ma avrà un impatto devastante sulle nostre produzioni”. Così il vicepresidente di Farmindustria sulla norma della bozza del decreto liberalizzazioni che obbliga i medici a indicare il generico sulla ricetta.

19 GEN - “Una norma devastante per la struttura industriale del settore e di cui non si capisce la ratio, visto che già oggi il Ssn rimborsa comunque il farmaco a prezzo più basso, indipendentemente da quale è il farmaco prescritto dal medico”. Così Lucia Aleotti, vice presidente di Farmindustria, commenta le misure contenute nella bozza sulle liberalizzazione che prevede l'obbligo per i medici di indicare il farmaco equivalente sulle ricette.

Dottoressa Aleotti, quale è la sua opinione riguardo la norma prevista dal decreto liberalizzazione che obbliga il medico a suggerire il farmaco equivalente sulla ricetta?
È una norma devastante per la struttura industriale del settore e di cui non si capisce la ratio, visto che già oggi al cittadino viene fatto presente, da parte del farmacista, la possibilità di alternativa del farmaco equivalente a prezzo inferiore e già oggi il Ssn rimborsa il farmaco a prezzo più basso, indipendentemente da quale è il farmaco prescritto dal medico. Non si sarà quindi alcun vantaggio per il cittadino né risparmio per lo Stato dal momento che la spesa è già tarata sul prezzo più basso. L’unica conseguenza sarà lo spostamento pesante di milioni di confezioni dei prodotti dei nostri stabilimenti a stabilimenti di altri Paesi.

Può spiegarsi meglio?
La norma spingerà alla consegna dell’equivalente a prezzo più basso, ed è ovvio che nel mondo ci saranno sempre stabilimenti che riescono a produrre a costi più bassi dell’Italia e che quindi si faranno strada nel nostro mercato.

La norma prevede l’obbligo del medico di indicare l’equivalente, ma non obbliga il farmacista a dispensare quel farmaco. Il cittadino, quindi, potrebbe la specialità.
Questo è vero, ma il fatto che sia il medico stesso a scrivere sulla ricetta il nome dell’equivalente favorirà questa scelta da parte del cittadino. Non contestiamo il diritto del cittadino di scegliere il farmaco a prezzo più basso, mi sembra però che si stia di fronte a una norma dirigistica che incide anche sulla scelta del farmaco da parte del medico. Senza tenere conto dell’impatto devastante che questo avrà sulle nostre produzioni.

Può descriverci il peso di questo settore per il sistema industriale italiano?
Noi abbiamo in Italia 165 stabilimenti con 20 mila addetti diretti alla produzione e altri 30 mila occupati nei controlli di qualità, nella verifica dei processi produttivi, anche delle materie prime. E per farle un esempio, nella provincia dell’Aquila gli addetti del settore farmaceutico rappresentano il 31% di tutto il settore manifatturiero. Sono addetti altamente specializzati, che lavorano in ambiti di altissima tecnologia e che in questi stabilimenti producono non solo per l’Italia, ma anche per l’esportazione.
La sostenibilità economica di uno stabilimento, però, dipendente dalla totalità di ciò che produce e se venissero a mancare le produzioni per il mercato interno crollerebbero anche quelle per il mercato estero, che sono una componente importante raggiungendo anche il 60% dell’intera produzione. Quale altro settore ha questi numeri? Se però quel 40% di mercato interno viene a mancare, gli stabilimenti diventerebbero improduttivi.
Siamo in un momento in cui il Paese ha bisogno di rilanciare il Pil, non si capisce quindi la ratio di una norma che non porta vantaggi ai cittadini né risparmi allo stato ma che mette a repentaglio un settore così importante per l’economia del Paese.

Avete espresso le vostre preoccupazioni al Governo?
Abbiamo chiesto un dialogo su questo problema, che è stato un fulmine a ciel sereno fatto cadere senza che ci sia stata, da parte del Governo, un’attenta valutazione. L’Esecutivo è chiamato a fare scelte e le imprese del farmaco hanno sempre fatto la loro parte, ma riteniamo che tali scelte debbano essere fatte sulla base di attente valutazioni e tenendo conto che nel settore farmaceutico, che è un’importante componente dell’economia del Paese, ci sono già imprese che cominciano a soffrire, tanto che nel triennio si sono persi 8 mila posti di lavoro.

Dal decreto è invece scomparsa la norma che prevedeva che l’Aifa, nel concedere l’autorizzazione in commercio (Aic), non avesse il potere di accertare l’esistenza di protezioni brevettuali o industriali. Perché crede sia stata cancellata?
Non posso interpretare le ragioni per cui il Governo abbia cancellato la norma dalla nuova bozza, ma posso sicuramente dirle che negli ultimi 3-4 anni l’Aifa non ha sicuramente tenuto conto delle scadenze brevettuali rilasciando le autorizzazioni molto prima della scadenza. Posso solo assicurarle che i farmaci generici non hanno avuto alcuna difficoltà a ricevere l’autorizzazione in commercio.
 

19 gennaio 2012
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