“Circa il 2% dei neonati di 60 giorni o meno con febbre presenta un’infezione batterica nel sangue o, meno comunemente, nel liquido cerebrospinale (meningite batterica)”, dice Paul Aronson, della Yale School of Medicine di New Haven, Connecticut, autore principale di uno studio a riguardo. “Poiché queste infezioni batteriche sono potenzialmente mortali se non trattate, i neonati con febbre vengono sottoposti regolarmente a esami approfonditi, tra cui prelievo lombare, per verificare la presenza di meningite”.
Lo studio
Aronson e colleghi hanno voluto testare la capacità dei criteri di Rochester e di quelli modificati di Philadelphia di stratificare il rischio dei neonati febbrili nati da massimo 60 giorni con infezione batterica invasiva in nove Pronto Soccorso. Sono stati coinvolti 135 neonati con infezione batterica invasiva, 118 (87,4%) con batteriemia senza meningite, 17 (12,6%) con meningite batterica 249 controlli.
La sensibilità dei criteri modificati di Philadelphia era più elevata di quella dei criteri di Rochester (91,9% vs. 81,5%), ma la specificità risultava inferiore (34,5% vs. 59,8%).
Nel complesso, 25 bambini con infezione batterica invasiva (18,5%) sono stati classificati a basso rischio dai criteri di Rochester rispetto agli 11 (8,1%) giudicati allo stesso modo dai criteri modificati di Philadelphia.
Degli 11 neonati con infezione batterica invasiva, classificati a basso rischio dai criteri modificati di Philadelphia, nessuno presentava meningite batterica.
Tra i 14 soggetti con infezione batterica invasiva, classificati a basso rischio dai criteri di Rochester, ve ne erano due con meningite batterica. Entrambi sarebbero stati classificati ad alto rischio dai criteri modificati di Philadelphia.
I commenti
“I criteri modificati di Philadelphia non sono perfetti”, aggiunge Aronson. “I genitori dei bambini stabiliti ‘a basso rischio’ devono ricevere istruzioni molto chiare alla dimissione, tra cui quando tornare al pronto soccorso. Inoltre, i piccoli classificati ‘a basso rischio’ devono essere seguiti da vicino dai loro pediatri”.
“La decisione sull’esecuzione di una puntura lombare – conclude Aronson – dovrebbe coinvolgere i genitori in un processo decisionale condiviso”.
Fonte: Pediatrics 2018
Marilynn Larkin
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
16 novembre 2018
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