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Nati pretermine: in Italia sono il 10%. Di questi, il 42% soffre problematiche respiratorie. I primi dati del Neonatal Network Sin


Disponibili i risultati dei primi 3 anni del Neonatal Network della Società italiana di neonatologia, presentati in occasione del XXIV Congresso Nazionale. Dati fondamentali per le attività di programmazione delle reti regionali neonatologiche. In Italia sono operativi 241 reparti di Patologia neonatale e/o Terapia Intensiva Neonatale, di cui il 54,2% al Nord, il 22,8% al centro ed il 32,0% al Sud. Nei primi tre anni di attività 2015-2017, hanno aderito in totale al Network 68 centri.
 

27 SET - Le problematiche di tipo respiratorio interessano il 42% dei neonati pretermine, fra queste la sindrome da distress respiratorio (Rds) è quella più frequente (29%). Poi c’è la Pda (Pervietà del Dotto Arterioso) che riguarda il 7,9% e le Sepsi 6,3%. I neonati di Età Gestazionale (Eg) inferiore alle 37 settimane, pur rappresentando una popolazione numericamente piccola, circa il 10% delle nascite (quelle sotto le 32 settimane circa l’1%), contribuiscono a più del 50% delle morti in epoca neonatale e a circa il 40% di quella infantile. Questi neonati presentano inoltre un elevato rischio di gravi esiti a distanza (neurosensoriali, cognitivi, respiratori, etc.) e richiedono un importante impegno di risorse da parte del SSN sia durante la degenza ospedaliera che dopo la dimissione.

Queste sono alcune delle informazioni che emergono dalla prima analisi dei dati del Neonatal Network della Sin relativi agli anni 2015-2017, presentata in occasione del XXIV Congresso Nazionale.
 
Il Neonatal Network della Società Italiana di Neonatologia (Nnsin), il primo network italiano che raccoglie informazioni su tutti i nati pretermine dei centri aderenti, è stato creato per disporre di dati epidemiologici affidabili, finalizzati al miglioramento della qualità e della sicurezza delle cure neonatali, mettendo in rete tutti i reparti di Patologia neonatale e/o Terapia Intensiva Neonatale (Tin) italiani.

"Pur con i limiti fisiologici di una collaborazione ancora nella sua fase di crescita, i risultati presentati, sia sulla prevalenza di alcune patologie, che di procedure assistenziali, che di esiti, mettono in evidenza aspetti clinici ed assistenziali di notevole interesse per i professionisti, la comunità scientifica ed i policy-makers. Per questi ultimi potrà essere rilevante il contributo del Network alle attività di programmazione delle reti regionali neonatologiche così come delineate nell’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 (Percorso nascita), nel DM n. 70/2015 (nuovo regolamento sugli standard dell’assistenza ospedaliera), nonché nel recente accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2018 sulle reti cliniche tempo-dipendent", spiega Sin in una notai.

Il Neonatal Network della Sin si propone, inoltre, di consentire la partecipazione a programmi coordinati di ricerca e di formazione e promuovere collaborazioni con esperienze simili a livello internazionale.

In Italia sono operativi 241 reparti di Patologia neonatale e/o Terapia Intensiva Neonatale, di cui il 54,2% al Nord, il 22,8% al centro ed il 32,0% al Sud/Isole. Considerando i primi tre anni di attività 2015-2017, hanno aderito in totale al Network 68 centri. I neonati registrati sono stati rispettivamente 4.801 (2015), 5.119 (2016) e 5.236 (2017) con un incremento percentuale pari al 9%.

Fra i 58 centri che hanno inviato dati nel 2017, 17 erano collocati al Nord, 24 al centro e 17 al Sud/Isole. Pur rilevando un chiaro incremento di adesione in questo triennio, la partecipazione al Network dovrà essere ulteriormente promossa.  Considerata l’ampia eterogeneità clinica della popolazione dei nati pretermine sotto le 37 settimane di età gestazionale, tutte le analisi sono state stratificate per gruppi maggiormente omogenei: 22-24, 25-27, 28-31, 32-33 e 34-36 settimane di Eg.
 
Alcuni dati rilevanti
"I nati da procreazione medicalmente assistita (Pma), esclusa l’induzione farmacologica dell’ovulazione, erano il 14,3% nell’intera popolazione, con valori più elevati nelle classi di Eg fra 28 e 33 settimane (circa 18%). Rispetto alla popolazione generale (tutte le Eg) si conferma nei pretermine un eccesso di nascite plurime che aumenta in modo costante dalle Eg più basse fino a raggiungere un valore del 40% nella classe 32-33 settimane. Incrociando i dati fra Pma e nati plurimi si evidenziano, in tutte e cinque le classi di Eg, percentuali di plurimi significativamente più alte fra i nati esposti a tecniche di procreazione artificiale rispetto ai non esposti.

Riguardo al sesso, si osserva una lieve prevalenza del sesso maschile rispetto alle femmine senza particolari andamenti associati all’età gestazionale.
Il 35.2% di tutti i pretermine con una qualsiasi forma di affezione respiratoria - si aggiunge - ha necessitato di ossigenoterapia dopo la sala parto. Il ricorso all’ossigenoterapia si mantiene elevato sotto le 32 settimane e va progressivamente a ridursi con l’aumentare dell’EG. Il supporto respiratorio utilizzato più spesso è risultato essere la ventilazione non invasiva in nasal-Cpap (29.4%)".
 
Esiti Neonatali
"Nell’analisi degli esiti è importante precisare che il numero di nati per i quali sono state calcolate le frequenze delle patologie è variabile a causa di dati mancanti, inoltre per particolari patologie sono esclusi dal denominatore i deceduti prima della manifestazione dell’esito (in particolare displasia broncopolmonare e retinopatia). Le problematiche di tipo respiratorio sono sicuramente le più frequenti tra quelle registrate nel network (42% sotto le 37 settimane). Seguono, in ordine di frequenza, le crisi di apnea, la tachipnea transitoria, la pervietà del dotto arterioso, le sepsi tardive, la broncodisplasia, la leucomalacia periventricolare e le sepsi precoci. Analizzando i dati per classe di Eg - sottolinea la Sin - si confermano prevalenze più alte nei neonati di Eg < 31 settimane nei quali aumenta anche la gravità delle manifestazioni cliniche".
 
Mortalità
Nell’intero campione dei casi raccolti nel triennio, la mortalità “intra-ospedaliera” è stata pari al 2,4% (422 decessi). Come atteso i valori più alti si sono osservati nella classe di Eg 22-24 settimane (55,6%) e 25-27 settimane (21,3%) con un decremento significativo in quelle 28-31 (4,6%), 32-33 (0,6%) e 32-36 (0,2%).

Per tutte e tre le classi di Eg e complessivamente sotto le 32 settimane, se pur con differenze importanti in termini di sopravvivenza, le prime settimane di degenza rappresentano il periodo a maggior rischio di mortalità.

"Insieme alla mortalità - aggiungono dalla Sin - gli esiti alla dimissione costituiscono un indicatore importante delle condizioni di salute dei neonati pretermine. Tra gli esiti gravi alla dimissione: emorragia intraventricolare di III e IV grado, leucomalacia periventricolare, broncopneumodisplasia, retinopatia di III e IV grado, altri esiti sono: tachipnea transitoria, sindrome da distress respiratorio, crisi di apnea, pneumotorace, pervietà del dotto arterioso, enterocolite necrotizzante, sepsi early e late. Sotto le 25 settimane la mortalità ha rappresentato l’esito prevalente nell’indagine, a fronte di un 42% di neonati con esiti importanti; questa proporzione si inverte nel gruppo 25-27 settimane di Eg, ma sia nella prima classe che nella seconda classe di Eg più del 75% dei neonati o non sopravvive o sopravvive con un esito grave. Va rilevato che nel gruppo dei “late preterm” il 75% dei neonati non ha presentato durante il ricovero nessuna delle condizioni definite 'minori' come altri esiti".

"La variabilità degli indici di mortalità e morbosità fra le varie regioni italiane e fra i vari centri riflettono non solo diversità nel case-mix dei neonati assistiti, ma anche differenze nell’organizzazione dei servizi di assistenza perinatale. In questo contesto la disponibilità di un database neonatale nazionale, frutto della collaborazione dei centri che assistono neonati pretermine, rappresenta uno strumento di conoscenza epidemiologica utile sia per una adeguata programmazione dei servizi perinatali a livello nazionale e regionale che per un miglioramento delle cure in ambito clinico anche a livello di singolo reparto", conclude la nota.

27 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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