Tumore del rene metastatico: pembrolizumab funziona in monoterapia, in prima linea
di Maria Rita Montebelli
Lo dimostrano i dati ad interim dello studio KEYNOTE-427 presentati all’ASCO ed è la prima volta che un anti-PD-1 taglia questo traguardo. La risposta globale ha superato il 38%, arrivando a toccare il 50% nei pazienti con tumori che esprimono il PD-L1. I vantaggi sono anche economici, visto che la monoterapia con un immunoterapico è meno costosa delle combinazioni di farmaci.
05 GIU - E’ il primo studio (sono dati di fase II) su un anti-PD1 e dimostrano che il pembrolizumab funziona come monoterapia nel trattamento di prima linea del carcinoma renale a cellule chiare metastatico. I risultati ad interim del KEYNOTE-427 sono stati appena presentati al congresso annuale dell’ASCO. Lo studio ha dimostrato che il pembrolizumab (dati ad interim) dà un tasso di risposta globale (ORR, endpoint primario dello studio) del 38,2% in prima linea, che sale al 50% nei pazienti con espressione tumorale di PD-L1 (CPS ≥1). Nei pazienti a rischio prognostico intermedio/sfavorevole (secondo l’IMDC,
International Metastatic Renal Cell Carcinoma Database Consortium), la risposta globale è del 42%.
“I dati di KEYNOTE-427 presentati oggi – commenta la professoressa
Cora N. Sternberg, Direttore dell’Oncologia Medica presso l’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma - sono molto rilevanti. E’ il primo dato disponibile in prima linea con un singolo agente immunoterapico, pembrolizumab. L’efficacia in termini di risposta globale è molto promettente in tutta la popolazione, soprattutto nei pazienti con CPS ≥1 che mostrano un tasso di risposta globale pari al 50%. Questo studio ha inoltre arruolato tutte le categorie dei pazienti secondo la classificazione IMDC e le risposte si sono viste in tutti i gruppi. Il profilo di tollerabilità di pembrolizumab appare migliore rispetto alle attuali alternative terapeutiche. Sono dati considerevoli anche in termini di razionalizzazione delle risorse: l’utilizzo di un singolo agente immunoterapico efficace e ben tollerato è meno costoso rispetto alle combinazioni di farmaci. E’ importante validare i dati promettenti di questo studio di fase 2 con uno studio di fase 3 randomizzato”.
Lo studio KEYNOTE-427
275 pazienti con carcinoma a cellule chiare in fase avanzata sono stati distribuiti in due gruppi: Coorte A, pazienti con carcinoma renale a cellule chiare; Coorte B, pazienti con carcinoma renale non a cellule chiare. Entrambi i gruppi sono stati trattati con pembrolizumab (200 mg a dose fissa, per via ev ogni 3 settimane), fino a progressione di malattia, comparsa di tossicità inaccettabile o fino ad un massimo di 24 settimane nei pazienti che non mostravano progressione di malattia. All’ASCO sono stati presentati i risultati relativi alla Coorte A.
In Italia ogni anno si registrano 13.600 nuovi casi di tumore del rene (9.000 uomini e 4.600 donne), l’80% dei quali è rappresentato dal carcinoma a cellule chiare.
Maria Rita Montebelli
05 giugno 2018
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