Paracetamolo in gravidanza aumenta rischio di ritardi del linguaggio a 30 mesi. Ma solo nelle bambine e non per i maschietti
di Maria Rita Montebelli
Sono i risultati di uno studio condotto da ricercatori americani su dati svedesi. Le donne che assumono più di 6 compresse di paracetamolo nella prima parte della gravidanza hanno un rischio 6 volte maggiore di avere figlie con un ritardo del linguaggio a 30 mesi. Il problema non sembra riguardare i figli maschi. L’assunzione di paracetamolo in gravidanza elide dunque il noto vantaggio delle femmine nello sviluppo del linguaggio nella prima infanzia. Gli autori consigliano dunque cautela
10 GEN - Le madri che assumono paracetamolo in gravidanza hanno un elevato rischio di avere una figlia con un ritardo del linguaggio a 30 mesi. Il problema invece non riguarda i maschi. A stabilirlo è uno studio, il primo di questo genere, effettuato dai ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai (New York), in collaborazione con ricercatori dell’Università di Karlstad e Lund (Svezia) e della Ruhr-University (Germania) appena pubblicato su
European Psychiatry.
Gli studiosi americani per questo lavoro hanno utilizzato i dati svedesi dello studio SELMA (
Swedish Environmental Longitudinal, Mother and Child, Asthma and Allergy), comprendenti 754 donne arruolate a 8-13 settimane di gravidanza. A tutte è stato richiesto di indicare il numero di compresse di acetaminofene (paracetamolo) assunte dal momento del concepimento a quello dell’arruolamento nello studio; è stata inoltre misurata la concentrazione di paracetamolo elle urine al momento dell’arruolamento.
In seguito i ricercatori sono andati a valutare la presenza di un eventuale ritardo del linguaggio (definito come l’uso di meno di 50 parole) nei nati da questi donne a 30 mesi d’età, mentre alle partecipanti veniva richiesto di compilare un questionario sulle pietre miliari del linguaggio raggiunte dai figli a 30 mesi.
Il 59% delle donne ha riferito di aver assunto paracetamolo nella prima parte della gravidanza; le donne che riferivano di non aver mai assunto il farmaco in questo periodo sono state utilizzate come gruppo di controllo. Nel caso della determinazione dei livelli urinari di paracetamolo sono stati messi a confronto il quartile più alto con quello più basso.
La presenza di un ritardo del linguaggio è stata obiettivata nel 10 per cento dei bambini e in generale le bambine sono risultate maggiormente interessate dal problema rispetto ai maschi. Lo studio ha dimostrato che le figlie nate da madri che avevano riferito un’assunzione di acetaminofene superiore a 6 compresse nella prima fase della gravidanza avevano un rischio 6 volte maggiore di presentare un ritardo del linguaggio rispetto alle figlie di donne che non avevano fatto uso del farmaco. Secondo gli autori si tratta di un risultato coerente con quanto riscontrato da studi precedenti che hanno evidenziato una riduzione del quoziente di intelligenza e maggiori problemi di comunicazione nei figli nati da madri che avevano fatto uso di maggiori quantità di acetaminofene in gravidanza. In questo lavoro gli autori hanno scelto come parametro di riferimento lo sviluppo del linguaggio perché è predittivo di ulteriori problemi neuroevolutivi nei bambini.
Lo studio SELMA proseguirà nei prossimi anni per andare a testare lo sviluppo del linguaggio all’età di 7 anni. Ma per il momento, il consiglio degli autori di questa ricerca, è di limitare l’uso di questo farmaco in gravidanza.
La ricerca è stata finanziata dal
National Institute of Environmental Health Sciences americano, dallo Swedish Research Council Formas e dal Consiglio della Contea di Varmland.
Maria Rita Montebelli
10 gennaio 2018
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