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Morte improvvisa. La troponina T è un marcatore predittivo efficace

di Megan Brooks

La troponina T – misurabile con un test ad alta sensibilità (hsTnT) dopo un intervento chirurgico non cardiaco – è un marcatore predittivo efficace per identificare i pazienti con danno miocardico e aumentato rischio di morte precoce. È quanto emerge da uno studio presentato al convegno annuale dell’American College of Cardiology di Washington.

29 MAR - (Reuters Health) – Devereaux e colleghi, della divisione di cardiologia della McMaster University di Hamilton, in Canada, hanno preso in considerazione oltre 21.000 pazienti di età superiore o uguale a 45 anni (età media 63 anni, 51% uomini) provenienti da 23 ospedali di 13 paesi che hanno subito una serie di trattamenti chirurgici in ospedale non riguardanti il cuore. E hanno evidenziato che tra i pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca un picco postoperatorio del hsTnT pari a 20 ng / L o superiore, e una variazione assoluta di 5 ng / L o superiore, dopo l’intervento chirurgico, erano significativamente associati con la mortalità entro 30 giorni.
 
“Abbiamo scoperto che circa il 18% dei pazienti va incontro ad una lesione cardiaca dopo un intervento di chirurgia non cardiaco, ma senza il monitoraggio della troponina il 93% di questi pazienti verrà a mancare ” – ha dichiarato Devereaux – I nostri dati mostrano che le lesioni cardiache non riconosciute possono spiegare circa 1 su 4 delle morti che avvengono nei primi 30 giorni dopo l’intervento”.
 
Lo studio
I ricercatori hanno misurato la troponina T con il test hsTnT nell’arco di tempo compreso tra le prime 6 e 12 ore dopo l’intervento e nei seguenti tre giorni. Giunti circa a metà dello studio hanno cominciato a misurare i livelli del hsTnT anche prima di un intervento chirurgico. I risultati sono stati aggiustati per le variabili pre-operatorie e chirurgiche, note per essere associate con una mortalità a 30 giorni.
 

Si è così dapprima dimostrato che complessivamente l’1,4% dei pazienti è morto durante i primi 30 giorni dopo l’intervento. In particolare si è visto che i pazienti con livelli massimi di hsTnT <5 ng / L (considerato normale) avevano un rischio dello 0,1% di morire entro 30 giorni, mentre i pazienti con livelli massimi hsTnT tra 20 ng / L a meno di 65 ng / L avevano un rischio triplicato di morire entro 30 giorni (18,6%), così come un rischio di morte assoluto del 3% a 30 giorni. E ancora i pazienti con picco del livello hsTnT tra 65 ng / L e <1000 ng / L avevano un rischio 9,1% di morire entro 30 giorni, mentre quelli con picco pari o superiore a 1000 ng / L avevano un rischio del 29,6% di mortalità a 30 giorni. Infine, una variazione assoluta hsTnT 5 ng / L o più tra le misure preoperatoria e postoperatoria “ha aumentato in modo indipendente il rischio di mortalità a 30 giorni; con un RR dopo aggiustamento pari a 4.6,” ha precisato Devereaux.
 
Fonte: American College of Cardiology 2017 annual meeting
 
Megan Brooks
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

29 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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