Dermatite atopica. Un problema anche per l'adulto e con incidenza in aumento
Questa patologia colpisce oggi il 2-5% della popolazione. Nelle sue forme più gravi il costante prurito e le manifestazioni dei sintomi sulla pelle portano a ripercussioni psicologiche forti per i pazienti. Sanofi e Regeneron Pharmaceuticals, Inc hanno presentato un farmaco sperimentale che sembra garantire un risultato migliore rispetto alle terapie più classiche a base di cortisone.
10 MAR - Per quanto comunemente lo si ritenga un problema confinato alla prima infanzia, la dermatite atopica è in realtà diffusa ad ogni età e quando colpisce nell'età adulta può diventare molto penosa. Anche detta “eczema” è una patologia poco indagata, per la quale non ci sono molte cure e che impatta pesantemente sulla qualità della vita. “Si tratta della più frequente malattia infiammatoria della pelle e in Italia riguarda circa il 2-5% della popolazione adulta” afferma il professor
Giampiero Girolomoni Ordinario di Dermatologia e Venereologia all'Università di Verona durante il convegno organizzato il 10 marzo a Milano da Sanofi Genzyme e significativamente intitolato “Ben oltre la Pelle – La dermatite atopica grave è una malattia da svelare”.
Nonostante infatti in Italia ci siano oltre 35.500 afferenti ai centri specialistici di dermatologia di cui 7.721 presentano la malattia nella sua forma grave, la conoscenza in merito alla dermatite atopica è piuttosto scarsa sia da parte della popolazione generale che tra i medici stessi. Si tratta di una patologia cutanea cronica che colpisce la pelle del viso e del corpo di neonati, bambini e adulti la cui incidenza è aumentata negli ultimi 30 anni, in particolare nel mondo Occidentale.
Negli adulti, le lesioni cutanee tendono a investire le zone del collo, décolleté, la parte interna dei gomiti, il retro delle ginocchia, le mani, i piedi, il viso e il cuoio capelluto. Recentemente, si è sempre più compreso come la dermatite atopica sia non solo una malattia cutanea ma una malattia a impatto sistemico, in grado di coinvolgere organi diversi. Questo è dimostrabile considerando che il cosiddetto “difetto di barriera epidermica” (le lesioni sulla pelle), presente nella dermatite atopica, può essere il punto di inizio per una successiva sensibilizzazione respiratoria e condurre a quella che è definita “marcia atopica”: una proporzione consistente dei pazienti svilupperà asma e rinite allergica nel corso della vita. Inoltre, la dermatite atopica si presenta come malattia sistemica tramite l’associazione con molteplici altre malattie: dalla congiuntivite sino, in alcuni casi, a compromissione renale, coinvolgimento gastrointestinale o sindrome metabolica.
Le cause vanno cercate anzitutto nella genetica, ma l'associazione a rinite, asma, orticaria, congiuntivite allergica o gastroenteriti allergiche può avere una parte nella sua insorgenza così come fattori immunologici (allergeni) e non immunologici (infezioni, disturbi neurovegetativi, disturbi del metabolismo). Il fattore più penalizzante della dermatite atopica è decisamente quello psicologico ed emozionale. Non solo perché elementi come lo stress possono scatenare o peggiorare la malattia, ma perché i sintomi principali, come il prurito intenso, le escoriazioni, i forti arrossamenti della pelle, possono condizionare anche molto negativamente la vita personale e le relazioni sociali, con conseguenti ricadute sulla qualità della vita e quindi sulla sfera psicologica della persona che ne è affetta. Non è un caso che i malati manifestino solitamente anche altre problematiche, quali insonnia, stress, discriminazione, sfiducia, fino a quadri depressivi.
Anche solo un fattore come il persistente prurito notturno può causare insonnia o problemi coniugali, senza considerare le ripercussioni psicologiche sulla vita sociale per una malattia molto visibile fino a incidere così tanto da condizionare non solo le attività quotidiane familiari e ricreative ma persino le scelte dei percorsi di carriera o studio da parte dei pazienti, con importanti limitazioni.
A danneggiare ulteriormente la qualità di vita dei pazienti c'è anche il fronte dei costi. “Ogni malato per cercare di controllare i sintomi deve ricorrere a un utilizzo imponente di emollienti – spiega ai nostri microfoni la professoressa
Annalisa Patrizi Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venerologia, e della Dermatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico S. Orsola – e questi in Italia sono tutti a pagamento. Per ottenere un beneficio sensibile un paziente può arrivare a usarne anche 2-300 grammi al giorno con gravi ripercussioni sul costo complessivo, a cui vanno aggiunte spese a vario titolo come l'acquisto di indumenti delicati o detergenti adeguati, persino alcune pomate a base di cortisone non sono coperte dal Servizio Sanitario Nazionale”.
In più c'è l'aspetto delle visite specialistiche. La figura di riferimento per la dermatite atopica non è il medico di base ma il dermatologo. Per i casi più severi vi sono centri più specializzati che ovviamente non sono diffusi in maniera capillare sul territorio nazionale. Ciò comporta spostamenti frequenti, ore lavorative perse e ricadute sociali significative.
“Purtroppo ancora non c'è in Italia una sensibilità sufficiente su questa patologia come invece si è sviluppata per la psoriasi, – conclude la dottoressa Patrizi – eppure è molto diffusa”.
Le attuali terapie sono prevalentemente di natura topica e tendono a non interferire col meccanismo patogenetico di base della malattia. Si va dagli antinfiammatori e immunomodulatori topici come glucocorticoidi in pomata, fino agli antistaminici orali. Tutto questo accompagnato da molte indicazioni sulle abitudini di vita (idratazione, uso di emollienti, ricostituenti dermici, idroterapia e climaterapia o alimentazione adeguata). Nei casi più difficili è possibile utilizzare terapie sistemiche ad azione immunosoppressiva. Tuttavia, in molti casi di natura da moderata a grave, continua a persistere una risposta non adeguata, con notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
Le terapie sistemiche esistenti, indicate in pazienti gravi che non rispondono ai precedenti trattamenti a livello cutaneo, presentano effetti collaterali di una certa rilevanza oltre che richiedere un’attività di monitoraggio attento e continuativo. Si tratta comunque di uno scenario terapeutico in continua evoluzione che vede affacciarsi sul mercato molecole molto promettenti e innovative in termini di efficacia e sicurezza.
Tra le novità presentate al congresso annuale dell’American Academy of Dermatology, conclusosi di recente a Orlando, anche i risultati dello Studio di fase 3 CHRONOS, condotto sul farmaco sperimentale dupilumab di Sanofi e Regeneron Pharmaceuticals, Inc. Lo studio, della durata di un anno, ha mostrato come i pazienti adulti con dermatite atopica da moderata a grave non adeguatamente controllata, trattati con il farmaco sperimentale dupilumab associato a corticosteroidi topici, abbiano ottenuto un significativo miglioramento della malattia rispetto all’utilizzo dei soli corticosteroidi topici, in termini soprattutto di miglioramento delle lesioni cutanee e della gravità complessiva della malattia e riduzione del prurito, con ricadute positive dirette sulla qualità di vita.
In attesa che le soluzioni farmacologiche più risolutive entrino nella pratica quotidiana, resta importante far luce su questa patologia capace di sorprendere ad ogni età e senza un segno premonitore. Non è detto infatti che chi ne soffra da piccolo ne soffrirà anche da adulto e viceversa. Una corretta informazione sulle problematiche fisiche e psicologiche, sulla costante emarginazione sociale e sulle ripercussioni economiche è il primo passo verso una soluzione stabile per questa patologia ancora “da svelare”.
10 marzo 2017
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