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Medici palliativisti e Associazione italiana Sla: “La sedazione palliativa non è eutanasia”


La Federazione Cure Palliative e l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica fanno chiarezza: sedazione palliativa e eutanasia sono due pratiche completamente differenti. La prima controlla i sintomi e le condizioni di sofferenza dei malati terminali, la seconda è vietata in Italia. Dopo la vicenda del malato di Sla di Montebelluna, che ha scelto di essere sedato fino al momento della morte, chiedono che questi argomenti siano trattati evitando strumentalizzazioni e confusione.

16 FEB - Il caso di Dino Bettamin, il malato di Sla di Montebelluna che, dopo 5 anni di malattia, ha scelto di essere accompagnato alla morte con la sedazione palliativa, continua ad alimentare il dibattito etico sul fine vita. La Federazione Cure Palliative e l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica propongono un punto di vista diverso della vicenda: Dino Bettamin sarebbe morto, in tempi analoghi, anche senza ricorrere alle cure palliative.
 
“Dopo pochi giorni – hanno spiegato in una nota congiunta - è morto a causa della malattia, ormai in fase terminale. È estremamente probabile, come evidenziato dalla letteratura scientifica, che la sedazione e la sospensione dell’alimentazione artificiale non abbiano contribuito ad abbreviare le aspettative di vita. L’attenzione tuttavia si esercita ancora una volta nella ricerca di inesistenti affinità tra pratiche differenti tra loro quali la sedazione e l’eutanasia”.
 
La differenza tra eutanasia e sedazione palliativa
I rappresentanti delle due associazioni chiedono chiarezza, che non sia fatta confusione tra eutanasia e sedazione palliativa. “Sono pratiche differenti – hanno sottolineato - la prima, vietata in Italia, ha l’obiettivo di provocare la morte del malato utilizzando farmaci letali. La sedazione palliativa-terminale si prefigge invece di controllare sintomi e condizioni di sofferenza che non rispondono ad altri trattamenti, si usano pertanto farmaci sedativi ad azione reversibile e modulabile che provocano perdita dello stato di vigilanza”.
In Italia, dal 2010, esiste una legge, la numero 38. Con essa è stato sancito il diritto ad essere curati da equipe preparate, a casa o negli Hospice, “ma – hanno spiegato - nella maggior parte delle regioni italiane tale diritto rimane un’utopia”.
 
Le cure palliative non sono un diritto uguale per tutti
Secondo la Federazione Cure Palliative e l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica solo il 30% del malati di tumore accede alle cure palliative. Resta esclusa la quasi totalità dei malati affetti da altre patologie, come la Sla e i pazienti pediatrici. “A quasi 7 anni dalla legge 38 – si legge nella nota congiunta - sono da ultimare i decreti attuativi. È importante inoltre che il Parlamento approvi una legge equilibrata sulle direttive anticipate e sul consenso informato”.
 
E, in attesa che questa legge faccia luce sull’argomento la Federazione Cure Palliative ela Federazione italiana Sla chiedono che almeno i media diano notizie quanto più oculate: “l’ultima cosa di cui hanno bisogno i malati e le loro famiglie - hanno concluso - è una disinformazione strumentale e ansiogena che gioca sull’associazione di concetti quali l’eutanasia e le cure palliative: eticamente, giuridicamente, scientificamente tra loro molto lontani”.

16 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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