Robot, etica e chirurgia: l’Ue chiede una legge
di Isabella Faggiano
L’utilizzo dei Robot è sempre più diffuso, anche in ambito medico. Ma mentre la tecnologia propone soluzioni sempre più innovative, i legislatori non riescono a stare al passo con i tempi. Se un braccio robotico va in tilt in sala operatoria, durante un intervento chirurgico, chi paga? Questa è solo una delle questioni affrontate dalla Commissione istituita per l’occasione dall'UE: i problemi non sono solo legali, ma anche etici, sociali ed economici. IL DOCUMENTO.
13 GEN - Non è la mano esperta di un medico a manovrare il bisturi durante un intervento chirurgico, ma un braccio robotico. Per assistere ad una scena simile non bisogna guardare un film di fantascienza, basta entrare in una sala operatoria, nemmeno troppo all’avanguardia. Si tratta della chirurgia robotica o telemanipolazione computer-assistita: il chirurgo comanda una manovra e il robot la esegue. E se durante l’intervento qualcosa va storto? Se il paziente subisce un danno per un malfunzionamento della macchina? Chi è il responsabile? Oggi non esistono risposte precise a queste domande. Ci si trova, infatti, davanti ad una questione etica, ma anche legale, così importante da aver spinto l’Unione Europea ad agire. Una Commissione istituita ad hoc ha presentato al Parlamento un documento che propone alcune soluzioni per riempire le lacune legislative della materia.
“Attualmente se un robot sbaglia - ha spiegato una delle relatrici del documento, la deputata socialista lussemburghese
Mady Delvaux, in un’intervista pubblicata sul sito del Parlamento europeo - abbiamo due opzioni. Secondo il principio della responsabilità oggettiva, a rispondere dovrebbe essere il produttore perché è nella posizione migliore per limitare i danni. Poi starà al produttore rivalersi contro i suoi fornitori. L'altra opzione è fare dei test di valutazione del rischio prima della messa in funzionamento di un robot e le eventuali responsabilità per condotte sbagliate sarebbero in questo caso condivise da tutti i soggetti interessati. Vogliamo proporre l'assicurazione obbligatoria, almeno per i grandi robot”.
Lo scopo del documento è soprattutto quello di creare una regolamentazione europea che permetta di sfruttare pienamente il potenziale economico della robotica e dell'intelligenza artificiale, garantendo un livello standard di sicurezza e protezione, prima che i singoli Stati prendano delle decisioni autonome.
Ma tornando al rapporto tra la robotica e il mondo della salute, il documento solleva anche un altro importante problema: un paziente può rifiutare di farsi curare da un robot? Anche qui le risposte sono ambigue. Non c’è nessuna regola specifica che permetta l’utilizzo di una macchina, ad esempio in sala operatoria, solo dopo che la persona abbia accettato di essere operato da un braccio robotico, piuttosto che da una mano umana.
Nel lungo termine, poi, ci sarebbe anche un’altra questione da affrontare, già sollevata nella stessa relazione e che ovviamente chiama in causa pure l’utilizzo delle macchine per scopi sanitari. Gli esperti chiedono ai legislatori di valutare la possibilità di creare uno status giuridico specifico anche per i robot, per chiarire se e quali responsabilità abbiano in caso di danni.
Le questioni non finiscono qui, non si tratta solo di problemi giuridici o etici, ma anche sociali. Il documento dedica un intero paragrafo alla difficoltà di assicurare un’equità nel trattamento sanitario. La commissione sottolinea la necessità di istituire dei finanziamenti per l’acquisto di robot chirurgici per poter garantire un utilizzo paritario in tutti gli ospedali dell’Unione Europea. Senza questi fondi specifici, o almeno delle agevolazioni fiscali, si finirebbe per creare delle diseguaglianze così marcate da dividere le persone in pazienti di serie B e in pazienti di serie A.
Mady Delvaux, nella sua intervista, sottolinea anche un altro punto su cui legislatori sono chiamati ad agire: come si farà fronte alla disoccupazione di tutti quei lavoratori il cui operato verrà completamente sostituito dai robot? Restando in ambito sanitario si può pensare a quei robot che effettuano diagnosi o che più banalmente sono in grado di sostituire un farmacista o un magazziniere addetto all’approvvigionamento di medicine. Con uno sguardo più generale a questi si aggiungono tutti quegli operai che verranno rimpiazzati dai veicoli senza conducenti, da carico e scarico merci meccanici o da svariate tipologie di robot per la produzione industriale.
“Credo che questa sia la più grande sfida per la nostra società e per i nostri sistemi educativi. Non sappiamo che cosa accadrà. Credo – ha aggiunto Mady Delvaux - che rimarranno pochi posti di lavoro per persone scarsamente qualificate. I robot non sostituiranno gli esseri umani, io parlerei piuttosto di cooperazione. Chiediamo alla Commissione di esaminare l'evoluzione, quali attività umane saranno sostituite da robot. Per i lavori usuranti, si tratta di una buona cosa: penso a quando si devono trasportare merci pesanti o se il lavoro è pericoloso. Dobbiamo monitorare ciò che sta accadendo e dobbiamo essere preparati per ogni scenario futuro”.
A completare il documento c’è un allegato con le raccomandazioni per un’ eventuale legge. Questa iniziativa, infatti, invita alla presentazione di una proposta legislativa. Il rapporto, votato in Commissione, ha per ora riscontrato 17 voti favorevoli, due contrari e due astenuti. Adesso la palla passa ai legislatori europei.
Isabella Faggiano
13 gennaio 2017
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