Un passo avanti verso la vita artificiale
Per la prima volta, un gruppo di ricercatori del J. Craig Venter Institute è riuscito a creare una cellula vivente in grado di replicarsi e guidata esclusivamente da Dna sintetico.
21 MAG - Il team è lo stesso che nel 1995 aveva svelato per la prima volta la sequenza del Dna di un organismo vivente. Lo stesso che nel 2007, trasferendo il genoma completo da una specie batterica a un’altra, aveva dato la conferma definitiva che il Dna è il software che definisce l’identità di un essere vivente. E che nel 2008 aveva tentato di impiantare un Dna sintetico all’interno di una cellula nella speranza che potesse prenderne il controllo.
Ora, il gruppo di ricercatori del J. Craig Venter Institute ha raggiunto l’obiettivo. In uno studio pubblicato ieri su
Science ha illustrato in che modo è riuscito a creare una specie vivente in grado di replicarsi e controllata esclusivamente da Dna sintetico. “La prima specie in grado di replicarsi il cui genitore è un computer”, l’ha definita Craig Venter, lo scienziato che ha legato il suo nome al sequenziamento del Dna umano e ad alcuni dei progetti più innovativi delle scienze della vita.
Il genoma della nuova creatura, chiamata Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0, infatti, è stato progettato al computer, costruito chimicamente in laboratorio e trapiantato in una cellula ricevente. “Per quasi quindici anni Ham Smith, Clyde Hutchison e il resto del nostro team hanno lavorato per questa pubblicazione: portare a compimento il nostro lavoro costruendo una cellula batterica completamente controllata da genoma sintetico”, ha commentato Venter. “Siamo stati catturati da questa ricerca, ma allo stesso tempo ci siamo concentrati sulle implicazioni sociali di quella che noi crediamo sarà una delle più potenti tecnologie e driver industriali che potranno essere applicate al bene della società”. Venter illustra la scoperta come il progettista di una nuova bomba atomica, dai cui sviluppi possono derivare il più grande bene e il suo opposto. “Noi guardiamo avanti - ha proseguito- e riflettiamo continuamente sulle importanti applicazioni di questo lavoro per assicurare che esso venga impiegato per il bene di tutti”.
Il termine vita artificiale non viene mai pronunciato dai ricercatori, ma è quello che si legge in filigrana in tutte le dichiarazioni su questa scoperta che Venter ha definito “un progresso filosofico ancor prima che tecnologico”. Tuttavia, sono proprio gli aspetti tecnologici quelli più stupefacenti: “La cosa veramente notevole di questa cellula sintetica è che l’intero genoma è stato progettato al computer e portato in vita attraverso la sintesi chimica, senza usare alcun pezzo d Dna naturale”, ha affermato uno degli autori dello studio, Clyde A. Hutchison.
“Con questa prima cellula batterica sintetica e gli strumenti e le tecnologie che abbiamo sviluppato per completare il progetto - gli ha fatto eco il collega Ham Smith - abbiamo il modo di spezzettare le istruzioni genetiche di una cellula batterica per capire come realmente funziona”. Per raggiungere l’obiettivo, infatti “il nostro gruppo ha dovuto imparare come sequenziare, sintetizzare e trapiantare il genoma. Si sono dovuti superare molti ostacoli, ma adesso siamo in grado di mettere insieme tutti questi pezzi per produrre una cellula sintetica in laboratorio”, ha spiegato Daniel Gibson, il primo firmatario della ricerca, che ha rivelato l’orizzonte degli studi del team.
“Adesso possiamo cominciare il lavoro che ci porterà al nostro ultimo obiettivo: sintetizzare una cellula minima contenente soltanto i geni necessari a sostenere la vita nella sua forma più semplice”. La scoperta, in pratica, di quelli che possono essere definiti a tutti gli effetti i geni della vita, quel pool di informazioni essenziali che trasformano del materiale chimico in un essere vivente.
Una frontiera senza precedenti. Per questa ragione le reazioni allo studio non si sono fatte attendere. Tra le prime quella del presidente Usa Obama, che secondo il New York Times, avrebbe chiesto alla commissione bioetica della Casa Bianca di completare entro sei mesi uno studio sulle questioni sollevate dalla “biologia sintetica”.
Antonino Michienzi
21 maggio 2010
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