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La Tac coronarica? Solo a chi ne ha davvero bisogno


Usarla come esame di screening fa crescere il numero di farmaci ed esami prescritti, ma non previene l’infarto. È quanto emerge da uno studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine.

24 MAG - Per le persone con un basso rischio di malattie coronariche e senza sintomi, eseguire una Tac coronarica come esame di screening è il più delle volte inutile e talvolta dannoso. Comporta un aumento dell’uso di farmaci, l’esecuzione di ulteriori test e non previene gli eventi coronarici nei successivi 18 mesi.
Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine.
LA RICERCA - A condurre lo studio, un gruppo di ricercatori del Johns Hopkins Ciccarone Center for the Prevention of Heart Disease di Baltimora che ha selezionato 2000 pazienti tra quelli invitati da un programma di screening coronarico dell’University Bundang Hospital di Seoul. «Viste le possibilità di un aumento dell’uso della Tac delle coronarie - hanno spiegato - abbiamo cercato di capire quale fossero le implicazioni più profonde di questo esame».
La metà dei partecipanti aveva deciso di sottoporsi al test, l’altra di non farlo. Dopo 3 e 18 mesi dall’inizio dello studio i ricercatori hanno esaminato l’uso di farmaci, l’eventuale esito di altri esami diagnostici e procedure chirurgiche, il verificarsi di eventi cardiovascolari nei pazienti arruolati.
Nel gruppo che si è sottoposto alla Tac delle coronarie, il 21 per cento (215 pazienti) è risultato presentare segni di aterosclerosi. È in questo gruppo che si è concentrato il maggior consumo di farmaci: aspirina per fluidificare il sangue e statine per abbassare il colesterolo, soprattutto. Così come il ricorso a ulteriori indagini e interventi (come quello di rivascolarizzazione). Tuttavia, a conti fatti, nel gruppo che si è sottoposto a screening e in quello che non lo aveva fatto, dopo 18 mesi, si è verificato lo stesso numero di infarti: 1 soltanto.
NON SUI SANI - I 18 mesi di osservazione probabilmente non sono sufficienti per trarre indicazioni conclusive. Tuttavia, i ricercatori sottolineano come dallo studio risulti evidente che «i potenziali benefici derivanti dall’aumento dell’uso di farmaci nel gruppo sottoposto a screening sono compensati dai rischi di ulteriori esami eseguiti senza indicazioni basate sulle evidenze in pazienti a basso rischio». Perciò, concludono facendo riferimento al contesto americano, dove l’impiego della Tac coronarica si sta diffondendo rapidamente, «medici e pazienti devono rivedere drasticamente le decisioni cliniche adottate come conseguenza dei risultati della Tac».
Dello stesso avviso Michael S. Lauer del National Heart, Lung, and Blood Institute. «La sovradiagnosi è un serio problema, dal momento che può dar luogo a numerosi danni e per sua stessa natura non offre benefici», ha scritto in un editoriale pubblicato a corredo dello studio. «Il medico non può ignorare la diagnosi fatta con l’esame di screening dal momento che è impossibile discriminare tra un paziente con una malattia che possa dargli problemi e una che non ne darà». Pertanto, secondo l’esperto sarà opportuno attendere i risultati di sperimentazioni più ampie che siano in grado di identificare i gruppi a più alto rischio di eventi coronarici. E quindi solo su questi effettuare il test di screening. 

24 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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