Obesità. Il bisturi “guarisce” anche dalla dipendenza di dolci
di Maria Rita Montebelli
Una ricerca dell’Università di Yale rivela come gli interventi di chirurgia dell’obesità influenzino i circuiti cerebrali della gratificazione ‘accesi’ dal consumo di alimenti dolci, riducendone l’attivazione. E di fatto facendo perdere il ‘gusto’ del dolce ai soggetti operati. Un passo avanti verso la messa a punto di farmaci in grado di mimare gli effetti di questi interventi, per arrivare a trattare i pazienti con una pillola anziché con il bisturi.
21 NOV - Non passa giorno senza che la chirurgica bariatrica non tiri fuori qualche nuovo asso dalla manica. L’ultimo in ordine di tempo si può leggere su
Cell Metabolism dove un gruppo di ricercatori della Yale University ha appena pubblicato una ricerca che rivela come questo trattamento arrivi ad influenzare il funzionamento del cervello. E su un obiettivo ‘sensibile’: quello del
craving per i dolci.
Gli interventi di
bypass gastro-intestinale (vedi figura, credit: Han et al./
Cell Metabolism 2015), utilizzati nel trattamento dell’obesità patologica e del diabete andrebbero dunque a influenzare i circuiti di
reward del cervello, riducendo così la spinta irrefrenabile verso gli alimenti dolci, comune in molte persone obese. In altre parole, dopo un intervento di questo tipo la tavoletta di cioccolata o il krapfen perdono la loro attrattiva.
“Le domande relative al come e al perché la chirurgia bariatrica funzioni, rappresenta da anni un rompicapo per tutti – ammette l’autore anziano dello studio,
Ivan de Araujo della Yale University School of Medicine – Gettando luce su come la chirurgica bariatrica vada ad influenzare il funzionamento del cervello, il nostro studio può aprire la strada alla messa a punto di nuovi interventi terapeutici meno invasivi, quali agenti farmacologici in grado di ridurre il
craving per i dolci, o altri capaci di ridurre l’assorbimento degli zuccheri nel momento in cui transitano nel tratto gastrointestinale”.
Conversando con i pazienti, i ricercatori americani hanno notato che tutti riferivano un cambio di gusti alimentari, all’indomani dell’intervento .
Negli Stati Uniti vengono praticati 4 diversi interventi chirurgici per il trattamento dell’obesità e del diabete e tutti funzionano, anche se non è chiaro come. E’ probabile tuttavia che ognuno metta in moto meccanismi diversi per arrivare al risultato comune della perdita di peso e della correzione del metabolismo glucidico. Di certo – affermano gli autori dello studio – gli interventi di chirurgica bariatrica hanno maggiori
chance di successo se i pazienti riducono in maniera importante il loro apporto calorico. E naturalmente ridurre il consumo dei dolci è una parte importante di queste modifiche al comportamento alimentare.
E’ noto da studi condotti in passato che i sistemi dopaminergici di gratificazione regolano l’introito calorico e che il
sensing dei nutrienti a livello del tratto gastrointestinale stimoli il rilascio di dopamina a livello dello striato dorsale. Il gruppo di de Araujo è dunque andato ad indagare se la minor attrazione per i dolci, osservata nei soggetti sottoposti a chirurgia bariatrica, potesse essere spiegata dal fatto che l’intervento riuscisse ad influenzare il funzionamento di questi circuiti cerebrali.
A questo scopo hanno sottoposto dei topi ad intervento di
bypass nella prima parte dell’intestino tenue, collegando lo stomaco ad una sezione più distale del tratto gastro-intestinale. La procedura assomiglia molto agli interventi di Roux-en-Y effettuati sull’uomo, ma nei topi non veniva confezionata una ‘tasca’ gastrica per limitare l’apporto di cibo.
Questa procedura ha soppresso l’attrazione dei topi verso i cibi dolci, riducendo il rilascio di dopamina a livello dello striato dorsale, tipicamente indotto dal consumo di questi alimenti. In questo modo si viene di fatto a perdere l’effetto di
reward indotto dal consumo di alimenti dolci.
Gli alimenti ricchi di zucchero inducono ‘dipendenza’, al punto che i topi sottoposti ad infusioni di zucchero nello stomaco continuano a leccare in maniera compulsiva un beccuccio dal quale fuoriesce del liquido zuccherato nonostante siano sazi. L’intervento di chirurgia bariatrica è risultato in grado di inibire anche questo comportamento di ricerca smodata di alimenti zuccherini.
In una seconda parte dell’esperimento, i ricercatori americani sono ricorsi all’optogenetica per attivare direttamente il circuito dopaminergico dello striato dorsale nell’animale vivente . In questo modo hanno potuto osservare come gli animali tornassero a consumare zucchero in maniera esagerata, cancellando di fatto gli effetti della chirurgia bariatrica.
“Questi riscontri – commenta de Araujo – forniscono per la prima volta la prova dell’esistenza di un collegamento causale tra il circuito dopaminergico striatale e gli effetti degli interventi di chirurgia bariatrica. Tuttavia questo non basta a spiegare in maniera esaustiva perché questo tipo di interventi funzionino. Per questo saranno necessarie molte altre ricerche.”
Il prossimo step dei ricercatori dell’università di Yale sarà di andare a valutare l’impatto dei diversi interventi di chirurgi bariatrica sui circuiti dopaminergici del cervello. “Ci auguriamo che il nostro lavoro getti luce su come i vari interventi di chirurgia dell’obesità determino delle alterazioni del comportamento alimentare. In questo modo speriamo si arrivi ad aiutare i pazienti a perdere peso e a curare il loro diabete senza dover necessariamente andare sotto i ferri”.
Maria Rita Montebelli
21 novembre 2015
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