Epatite C. Ancora pochi i pazienti trattati con i nuovi farmaci. La proposta dei farmacisti della Sifact
di Mauro de Rosa e Andrea Messori
Il numero di pazienti effettivamente reclutati è al momento 5 volte inferiore (circa 10mila, tra l’altro suddivisi disomogeneamente tra le 21 Regioni e provincie autonome) rispetto a quello previsto. Nelle regioni che non riescono a reclutare i pazienti con cirrosi, primi destintari del trattamento, si inizi la terapia ai sieropositivi senza cirrosi
17 AGO - La nostra Società scientifica, ben consapevole della delicatezza della materia ma al tempo stesso determinata ad offrire il proprio contributo su questa spinosa questione, ritiene di dover fare una proposta che viene descritta in questo breve documento. A nostro avviso, si tratta di una proposta ragionevole, concreta e, soprattutto, improntata al pragmatismo, che speriamo possa essere accolta ed attuata da chi ne ha titolo.
Nella dibattutissima questione sulla rimborsabilità dei trattamenti anti-epatite C, coesistono importanti aspetti di principio con questioni di natura pratica.
Il contributo qui descritto presenta una proposta di gestione del problema che privilegia gli aspetti pratici piuttosto che quelli teorici e, in particolare, parte da due dati di fatto incontrovertibili:
1. Se da un lato le istituzioni (AIFA in primis) hanno stimato che i pazienti con cirrosi (a cui il farmaco viene assicurato in base alle decisioni di AIFA) siano 50mila su base nazionale, il numero di pazienti effettivamente reclutati è al momento 5 volte inferiore (circa 10mila, tra l’altro suddivisi disomogeneamente tra le 21 Regioni e provincie autonome).
2. Il Ministero della Salute, grazie allo stanziamento di un miliardo di euro suddiviso su due anni, ha reso disponibile un fondo che consente di trattare circa 50mila pazienti.
La proposta qui esposta è, in estrema sintesi, la seguente:
a) Laddove una Regione non riesca a trattare la sua quota-parte di pazienti con cirrosi (più precisamente i pazienti con fibrosi F3-F4) a causa dell’insufficiente reclutamento (qualunque ne sia la causa), le terapie non distribuite ma rimborsabili (calcolate su base trimestrale) vengono rese disponibili per trattare altrettanti pazienti senza cirrosi (più precisamente i pazienti con fibrosi F0-F2) di quella stessa regione (fermo restando il limite numerico sopra citato).
b) La realizzabilità del Punto (a) si basa sui tre seguenti presupposti:
1. Ogni regione istituisce un
Registro regionale in cui vengono inseriti i
nominativi dei pazienti F0-F2 (senza cirrosi) allo scopo di realizzare una reale tracciabilità/identificazione dei pazienti candidati all’eventuale trattamento anti-HCV riservato agli stadi di fibrosi F0-F2.
2. AIFA propone un
accordo con le industrie produttrici (da ratificare in CPR) in cui le ditte acconsentono affinchè, in caso di insufficiente reclutamento dei pazienti con cirrosi, il farmaco sia concesso in rimborsabilità –su base regionale- ad altrettanti pazienti F0-F2 senza cirrosi (in forza delle disposizioni già attualmente vigenti, es. accordi prezzo-volume); via via che tali pazienti F0-F2 ricevono il trattamento, i loro dati vengono inseriti in un registro AIFA creato ad hoc.
3. Il sistema verrà comunque organizzato in modo tale da attribuire (sempre e comunque)
priorità di trattamento ai pazienti con cirrosi (F3-F4) rispetto a quelli senza cirrosi (F0-F2).
Non ci nascondiamo la difficoltà di attuazione della nostra proposta al punto in cui stanno le cose, anche tenendo conto che l’Autorità giudiziaria si è già messa in moto.
Ma abbiamo a cuore il destino dei pazienti e riteniamo che una proposta di questo tipo vada accolta ed attuata proprio pensando a loro come vera priorità di intervento.
Mauro de Rosa (Presidente)
Andrea Messori (Vice Presidente)
SIfaCT - Società Italiana di Farmacia Clinica e Terapia
17 agosto 2015
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