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Artrite reumatoide: colpisce cuore e vasi già in fase precoce di malattia

di Maria Rita Montebelli

Uno studio presentato a Roma al congresso europeo di reumatologia (Eular) dimostra per la prima volta, ricorrendo all’uso della risonanza magnetica cardiaca, che le alterazioni del cuore e dei vasi, sono presenti già nelle primissime fasi di questa patologia reumatologica

14 GIU - I pazienti con artrite reumatoide presentano alterazioni della funzionalità vascolare e miocardica già al momento della diagnosi. Lo dimostra uno studio (abstract OP0163)presentato al congresso dell’Eular (European League Against Rheumatism), appena conclusosi a Roma.
 
Un risultato questo che suggerisce come questi pazienti siano a rischio di sviluppare una cardiomiopatia in fase precoce, fatto questo che contribuisce ad aumentare il loro rischio di morbilità e mortalità cardiovascolare, fin dal momento della diagnosi della patologia reumatica. Le cardiomiopatie sono infatti patologie importante oltre che frequente causa di ricovero ospedaliero.
 
Era noto da tempo che i soggetti con artrite reumatoide fossero ad aumentato rischio di scompenso cardiaco e di mortalità cardiovascolare, rispetto alla popolazione generale. Studi condotti in passato avevano infatti dimostrato la presenza di alterazioni della funzionalità ventricolare sinistra, associate alla comparsa di scompenso cardiaco, morbilità e mortalità cardiovascolare.
 
Quello presentato a Roma è il primo studio ad aver impiegato la risonanza magnetica cardiaca per valutare la presenza di alterazioni miocardiche e vascolari in un gruppo di pazienti con artrite reumatoide neo-diagnosticata e non ancora sottoposti a trattamento.
Lo studio ha coinvolto 66 pazienti con artrite reumatoide, naive al trattamento e senza precedente storia di patologie cardiovascolari. Tutti presentavano sintomi di artrite reumatoide da meno di un anno e nessuno era stato mai trattato con DMARD; l’attività minima di malattia richiesta per l’ingresso nello studio era DAS28.
Questo gruppo di pazienti è stato confrontato con 30 controlli sani, equilibrati per età, sesso e pressione arteriosa. Tutti sono stati sottoposti a risonanza magnetica cardiaca.
 
I soggetti con artrite reumatoide presentavano una distensibilità aortica significativamente ridotta rispetto ai controlli; la rigidità aortica è considerata un predittore indipendente di mortalità cardiovascolare. Altre differenze sono state riscontrate nei volumi tele-sistolici e tele-diastolici di entrambi i ventricoli, risultati significativamente inferiori nei pazienti con artrite reumatoide.
 
“Abbiamo osservato – riferisce il principale autore dello studio, la dottoressa Maya Buch del Leeds Institute of Rheumatic and Musculoskeletal Medicine, Università di Leeds - che persino in pazienti con artrite reumatoide in fase precoce, sono evidenziabili alterazioni che suggeriscono la presenza di cardiomiopatia: alterazioni della funzionalità vascolare, dei volumi ventricolari e della geometria del ventricolo sinistro. Saranno necessari ora ulteriori studi per far luce sulla storia naturale di queste alterazioni, sulle loro implicazioni cliniche e soprattutto se sia possibile modificare gli esiti cardiovascolari, attraverso un efficace trattamento per l’artrite reumatoide”.
 
Secondo le linee guida Eular, i pazienti con artrite reumatoide, visto il loro aumentato rischio cardiovascolare, devono essere seguiti da uno specialista cardiologo ed essere sottoposti ad un aggressivo controllo dell’infiammazione, attraverso l’impiego di uno o più DMARD (Disease-Modifying Anti-Rheumatic Drugs).
 
Maria Rita Montebelli

14 giugno 2015
© Riproduzione riservata

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