Primo trapianto di rene in Italia da donatore samaritano. Coinvolti 150 operatori di 11 équipes. Nanni Costa (CNT): “Logistica perfetta”
Lorenzin: "La scienza è riuscita a superare le pastoie burocratiche". E ha voluto rimarcare "come la protagonista della vicenda sia una donna. Del resto due terzi dei donatori è di sesso femminile". Nanni Costa: "Tutti i prelievi sono avvenuti con tecniche mini invasive e con elevata tecnologia robotica".
10 APR - “Troppo spesso siamo costretti a raccontare tragedie umane, oggi invece possiamo scoprire una storia di straordinaria solidarietà che porta alla luce l’enorme ricchezza del nostro Paese”. E’ raggiante il ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, quando interviene alla conferenza stampa sul primo trapianto in Italia da donatore samaritano
di cui era già stato dato l'annuncio ieri. “Le parole d’ordine di questa vicenda – prosegue – sono anonimato e gratuità e ci consegnano un esempio da custodire preziosamente per il futuro”.
La prima catena di trapianti incrociati di rene da vivente in modalità cross-over è stata eseguita in questi giorni e si è conclusa ieri sera, consentendo di donare e trapiantare sei pazienti. La catena-cross over è stata possibile grazie al primo donatore samaritano, una donna, che ha innescato questo effetto domino permettendo a 5 coppie di donare e ricevere un rene. La catena si è conclusa con il trapianto di un paziente iscritto nella lista d’attesa da cadavere.
“Il Centro nazionale trapianti ha svolto un ruolo fondamentale – ha sottolineato Lorenzin – e rappresenta un’eccellenza a livello mondiale, è un punto di riferimento internazionale”. Il ministro ha quindi auspicato “l’implementazione della donazione tra viventi, perché ormai costituisce un intervento sostanzialmente privo di rischi. Oggi siamo qui a osservare come la scienza sia riuscita a superare le pastoie burocratiche, permettendoci così di ragionare finalmente all’insegna dei network e delle reti. Le tante esperienze virtuose su scala regionale devono essere messe a sistema e tradotte in un unico linguaggio nazionale”. Altro dato di rilievo “è legato al fatto c’è un protagonista di sesso femminile. Circa i due terzi dei donatori sono donna e ciò assume un rilievo enorme”. Senza dimenticare che “i Paesi a mettere in atto azioni samaritane di questo tipo sono molto pochi e l’Italia è l’unico a farlo in totale gratuità. Oggi possiamo raccontare al mondo di essere al top dell’eccellenza”.
Il primo anello di questa catena è stato un donatore da vivente samaritano, un singolo donatore che, senza alcun legame affettivo con i riceventi, ha deciso di donare un proprio rene a scopo di trapianto per salvare la vita di un paziente. Il donatore è stato inserito in un programma di carattere nazionale gestito dal Centro Nazionale Trapianti che prevede un iter specifico e scrupoloso per la valutazione clinica del donatore, la valutazione psicologico-psichiatrica e una valutazione di parte terza che, in questo caso, viene compiuta da una commissione nazionale. Superate queste tre fasi il samaritano è stato considerato idoneo ed ha seguito il protocollo gestionale che prevede l’allocazione dell’organo donato nel programma cross-over.
Per trovare la catena ideale tra queste 5 coppie è stato necessario progettare una combinazione basata su un primo livello di abbinamento tra donatori e riceventi eseguito dagli esperti del Centro Nazionale Trapianti. Il laboratorio centralizzato di immunogenetica dell’A.O. San Camillo-Forlanini di Roma ha eseguito i test clinici dei campioni di siero dei riceventi con le cellule dei donatori confermando i cross match negativi e quindi l’idoneità della catena.
“Tutta la procedura si è svolta all’insegna di una logistica perfetta – ha spiegato
Alessandro Nanni Costa, direttore generale del Centro nazionale trapianti – Ogni anello della catena è stato ineccepibile, ma merita una nota di merito il lavoro svolto dal San Camillo di Roma che ha garantito l’immunogenetica per tutti trapianti. Nel complesso tutti i prelievi sono avvenuti con tecniche mini invasive e con tecnologia robotica. Abbiamo avviato le prime riunioni a gennaio e decisivo è risultato il coordinamento. Le varie strutture di trapianti hanno collaborato a pieno regime e mi auguro che sia soltanto l’inizio di un lungo percorso”.
Martedì 7 aprile alle ore 8.30 il primo donatore di rene Samaritano d’Italia ha donato il proprio rene in un centro della Lombardia e da quel momento è partita una organizzazione complessa che ha riguardato 6 donatori (1 maschio e 5 femmine), sottoposti ad una operazione chirurgica laparoscopica per il prelievo del rene, e 6 pazienti (5 maschi e 1 femmina) che hanno ricevuto il trapianto. Questa procedura, durata 72 ore, ha coinvolto il coordinamento nazionale (CNT) e il coordinamento operativo (CNTO) nella gestione delle procedure di prelievo e trapianto.
Quattro i centri di trapianto in cui sono stati prelevati i sei reni (Centro Trapianti Lombardia, Milano Niguarda, Pisa e Siena), quattro i centri di trapianto che hanno ricevuto gli organi donati, 11 équipes e circa 150 persone coinvolte tra medici, infermieri, rianimatori, operatori della Polizia di Stato, che ha assicurato il rapido trasporto degli organi con personale della Polizia Stradale a bordo della Lamborghini Gallardo, una cinquantina i messaggi scambiati nel gruppo di Whatsapp creato dal CNT Operativo per un aggiornamento costante, in diretta, h24.
10 aprile 2015
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci