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Rischio cardiaco. Un “calcolatore on line” made in Italy. Ecco come funziona e come evitare errori

di Viola Rita

Il ‘calcolatore’ del rischio cardiaco individuale, il cui nuovo modello è stato recentemente lanciato dal Servizio Sanitario britannico Nhs, esiste anche in Italia e fa parte del progetto CUORE, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. A colloquio col Professor Salvatore Panico, uno dei realizzatori dello strumento, che ci spiega qual è l'utilizzo ottimale di questo 'calcolatore'

01 APR - Il ‘calcolatore’ del rischio cardiaco individuale, il cui nuovo modello è stato recentemente lanciato dal Servizio Sanitario Nazionale britannico Nhs, esiste anche in Italia ed è uno strumento online accessibile a tutti, sulla pagina dell’Istituto Superiore di Sanità (www.cuore.iss.it). Tale strumento stima la probabilità individuale di avere un evento cardiovascolare (infarto, ictus) entro dieci anni, sulla base di alcuni dati anagrafici e sullo stato di salute forniti dall’utente. Questo ‘calcolatore’ rientra nel ‘Progetto Cuore’, coordinato dall’Iss, ed è stato messo a punto già da alcuni anni da un gruppo di esperti appartenenti a quattro* diverse strutture sanitarie nazionali, e coordinato dalla dr.ssa Simona Giampaoli dell’ISS.

Oggi, ne abbiamo parlato con il Professor Salvatore Panico del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia all’Università Federico II di Napoli; l’esperto ha diretto uno dei quattro gruppi di ricerca nell’ambito del Progetto Cuore (e precisamente il progetto ATENA).
“Da oltre 10 anni questo tipo di strumento è disponibile per la popolazione italiana, e si trova sulla pagina online dell’Istituto Superiore di Sanità. La sua realizzazione si è basata su dati provenienti da uno studio condotto su territorio nazionale su oltre 10 mila persone, durato 15 anni”, ha spiegato il Professore. “In passato questo sistema è stato utilizzato anche per convalidare la rimborsabilità di alcuni farmaci. Tali dispositivi sono molto opportuni se vengono maneggiati da un medico che sappia come gestire la comunicazione del rischio cardiovascolare, ma possono diventare dannosi sul piano psicologico se non c’è un filtro ‘esperto’. I medici di medicina generale italiani conoscono molto bene questo strumento”.
Un uso ‘fai da te’ e un ricorso all’automedicazione, senza adeguato controllo medico, potrebbe portare ad inutili allarmismi e a sovrastimare o sottostimare i propri fattori di rischio cardiovascolare, spiega il Professore.
 
Il ‘calcolatore’ italiano presenta delle differenze rispetto a quello britannico. “In generale, utilizzare punteggi di rischio provenienti da altre popolazioni è un’operazione che non mostra un’ampia affidabilità, perché i fattori di rischio hanno un peso differente a seconda della popolazione a cui si applicano”, ha spiegato Salvatore Panico. “Ognuno degli elementi presi in considerazione, infatti, dovrebbe essere ‘normalizzato’ tenendo conto delle diversità ambientali, legate allo stile di vita locale, alle caratteristiche genetiche ed epigenetiche, legate a caratteri ereditari distinti. Ogni popolazione ha un rischio intrinseco autonomo di sviluppare patologie cardiovascolari e l’algoritmo deve essere costruito basandosi su di esso”.
Storicamente, “questo sistema di valutazione, basato su un punteggio individuale del rischio cardiovascolare, è nato negli anni ’70-’80 negli Stati Uniti: cronologicamente, il punto di riferimento per tutte queste ricerche è il Framingham Study, effettuato in una cittadina del Massachusetts, Framingham appunto, dove giù negli anni ‘50 sono stati avviati i primi studi di coorte su questo argomento. All’epoca i dati servivano principalmente per dividere la popolazione in categorie di rischio al fine di definire il sistema assicurativo”, prosegue il Professore. “Noi abbiamo dimostrato che applicando il Framinghan Study alla nostra popolazione, si sovrastima il rischio cardiovascolare. E lo stesso può avvenire nel caso di algoritmi statunitensi oppure britannici. Insomma, è prudente che gli italiani non utilizzino l’algoritmo britannico”.
 
Venendo alle differenze pratiche, il calcolatore italiano richiede un numero di informazioni sulla salute individuale della persone inferiore rispetto a quello britannico: ad esempio, nel calcolo del rischio cardiaco all’utente non viene domandato il proprio peso corporeo oppure la familiarità per eventi cardiovascolari: come mai? “La familiarità è un fattore difficile da studiare e stimare, soprattutto in presenza di parenti stretti, come fratelli, di età più giovane che potrebbero ammalarsi in futuro: in tal caso mancherebbe un’informazione determinante sul parametro della familiarità”, spiega Salvatore Panico. “Inoltre, nel caso della popolazione italiana, il fattore del peso corporeo passa attraverso gli altri parametri. Nella nuova analisi delle coorti italiane, in corso di sviluppo, il peso corporeo verrà probabilmente integrato; è possibile che l’ingrassamento generale della popolazione possa rendere più “indipendente” dagli altri fattori anche l’indice di massa corporea”. Nell’algoritmo italiano non vengono considerati anche altri parametri, quali patologie renali specifiche, presenti in quello inglese. “Tali parametri non vengono richiesti, perchè il nostro si riferisce alla popolazione che non ha tali malattie specifiche, tenendo invece in considerazione i principali fattori che costituiscono l’80% del rischio totale di infarto e ictus”, illustra l’esperto. “Un'altra differenza riguarda il fatto che non abbiamo mai utilizzato un indicatore per l’età apparente del cuore, come avviene nel caso dello strumento britannico, ma abbiamo soltanto fornito indicazioni sul rischio individuale”, precisa il Professore.
 
Per esempio, col nostro algoritmo, una donna di 50 anni fumatrice, con pressione sistolica e colesterolo (ratio) molto elevato, presenza di diabete e in trattamento antiipertensivo, ha un rischio del 25,6% di avere infarto o ictus nei 10 anni successivi: a livello statistico, ciò significa che su 100 donne con queste stesse caratteristiche circa 25 presenteranno una di tali manifestazioni cardiovascolari. Un uomo di 50 anni, fumatore, pressione e colesterolo molto elevati, diabete ecc  presenta un rischio di avere infarto o ictus entro 10 anni pari al 50,7%. Il calcolatore raccomanda di consultare il medico per consigli o trattamenti.
 
In generale, conclude il Professore, “l’obiettivo è sempre quello di dare all’utente nozioni utili da sottoporre al proprio medico al fine di ridurre il proprio rischio individuale (smettere di fumare, modificare lo stile di vita o trattare i fattori di rischio metabolico-vascolari come il colesterolo o la pressione arteriosa)”.
Il calcolatore italiano è stato realizzato nell’ambito di un progetto nazionale, il Progetto Cuore, che ha diversi obiettivi, quali creare un registro nazionale per il monitoraggio degli eventi cardiovascolari, realizzare un’indagine sui fattori di rischio, definire la prevalenza e l’incidenza delle malattie cardiovascolari nella popolazione adulta italiana, nonché valutare il rischio cardiovascolare al fine di fornire uno strumento di facile applicazione nell’ambito della salute pubblica.
 
*(MONICA-Brianza – Prof. Marco Ferrario; MONICA-Friuli – Dott. Diego Vanuzzo; ATENA – Prof. Salvatore Panico; MATISS – Dott.ssa Simona Giampaoli)
 
Viola Rita

01 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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