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Ricerca. Da Merck & Co una risposta alla fuga di cervelli: 1 mln di euro per 40 borse di studio. Stretta alleanza con i farmacologi


Grazie ai fondi messi sul piatto dall’Azienda farmaceutica, per tramite di Msd Italia e in favore della Società italiana di farmacologia, i giovani ricercatori porteranno sviluppare una ricerca indipendente: nessun progetto riguarderà infatti la valutazione clinica degli effetti dei farmaci. Ben 35 dei 40 ricercatori premiati sono giovani donne

05 FEB - Un milione di euro per sostenere 40 borse di studio. Un contributo importante per frenare la fuga di cervelli e favorire le tante eccellenze nel nostro Paese che potranno svolgere così attività di ricerca presso Istituzioni scientifiche in Italia o all’estero.
 
Un investimento targato Merck & Co., attraverso la sua controllata Msd Italia, che ha come destinatario la Società italiana di farmacologia (Sif). Un sodalizio, quindi, tra profit e no profit che consentirà a giovani ricercatori impegnati in attività di studio di coltivare il loro sogno. E di cancellare, magari, quel desiderio di fuga oltre confine per abbandonare un precariato che troppo spesso li mortifica.
 
Un incentivo di tutto rispetto che andrà a sostenere, soprattutto, molte giovani ricercatrici italiane. Sì, perché a beneficiare dei 25mila euro che l’azienda farmaceutica ha messo sul piatto per ciascun ricercatore sono soprattutto giovani donne: delle 40 borse di studio assegnate, ben 35 se le sono aggiudicate ricercatrici under 40. Donne che lavorano in importanti atenei italiani e internazionali, ma con un presente ancora precario perché non ancora strutturate.
 
Le borse sono state assegnate durante una cerimonia di premiazione presso il nobile Collegio Chimico Farmaceutico, a giovani laureati in Medicina e Chirurgia, Farmacia, Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (Ctf), Biotecnologie o Scienze Biologiche. Borse di studio pensate per preservare e incentivare lo sviluppo di una ricerca indipendente: nessun progetto riguarderà infatti la valutazione clinica degli effetti dei farmaci. E i progetti avranno una durata di 12 mesi e si focalizzeranno su quelle aree quali l’oncologia, il cardiovascolare e metabolico, l’immunologia, le neuroscienze e le malattie infettive, che hanno un forte impatto sui bisogni di salute pubblica dell’individuo e della società.
 
“Un’occasione unica per favorire il mondo del lavoro e lo sviluppo delle eccellenze del nostro Paese, che deriva da una collaborazione diretta tra profit e no profit creando un nuovo modello di cooperazione in cui scienza, impresa ed accademia entrano in sinergia” ha spiegato Francesco Rossi, Presidente della Sif.
 
Un modello che ha incassato il plauso del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e del sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo. Il Ministro in un messaggio ha ricordato come “Investire in ricerca, significa puntare su intelligenza e conoscenza, coniugare la nostra tradizione culturale e scientifica con la produzione di un modello industriale”.
Per il sottosegretario De Filippo, il lavoro tra pubblico e privato agevola la ripresa dell’Italia, anche perché “siamo un Paese dove si può investire”. E le azioni riformatrici del Governo Renzi lo dimostrano considerando la sempre più crescente attenzione verso l’industria farmaceutica: “Una realtà che costituisce un importante traino per l’Italia”. “Siamo in un tempo sostanzialmente positivo – ha detto De Filippo – e per prossimi tre anni ci sono da parte del Governo e delle Regioni garanzie di investimenti verso la ricerca e soprattutto verso le nuove generazioni.  Un contesto nuovo per la sanità del nostro Paese”.
 
A plaudire all’iniziativa anche Paola Binetti, membro della XII Commissione Affari Sociali: “Questa iniziativa mi vede contenta perché il sogno di molti viene realizzato. E la massiccia presenza femminile, che la dice lunga sulla capacità delle donne di stare sul pezzo, mi riempie ancora di più di soddisfazione. Questo metterà in gioco le risorse migliori del nostro paese. Infatti, se la crisi ha investito tutti i settori, a pagarne le spese sono stati soprattutto i giovani. Molti tra i più capaci hanno dato una risposta andando all’estero laddove potevano mettersi in gioco con la loro intelligenza. Un ulteriore depauperamento per il nostro paese.  Trovare nuove modalità lavorative è quindi fondamentale per favorire non solo quelle nicchie di intelligenza, ma tutti i giovani”.
 
Soddisfazione è stata espressa da Flavia Franconi, assessore alla Sanità della Basilicata. Per Franconi, la ricerca biomedica è sicuramente un atout importante per sostenere la ripresa del Paese, non solo a livello nazionale, ma anche regionale “Il nostro sistema si deve concentrare sui bisogni essenziali dei cittadini, in particolare di quelli più deboli. Ecco perché la ricerca che deve essere aumentata”.
 
Antonelli Ad Msd Italia. Dal Governo un’inversione di tendenza. Industria pronta a un rapido confronto per accrescere la collaborazione. Di certo tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’impegno dell’industria privata che, forte anche dell’inversione di tendenza che il Governo sta impartendo al Paese, ha deciso di investire sulle eccellenze italiane.  
“Un milione di euro sono un investimento importante, mai erogato da nessuna altra Azienda nel nostro Paese – ha sottolineato Pierluigi Antonelli, Presidente e Amministratore Delegato di Msd Italia –  ma con questo Governo e con il ministro Lorenzin abbiamo visto un’inversione di tendenza. Le iniziative assunte ci hanno permesso di comprendere un’attenzione verso il settore farmaceutico. Abbiamo quindi lavorato su questi segnali per iniziare ad attivare un programma di investimenti sulla ricerca. E non a caso abbiamo chiesto che nessuno degli studi premiati fosse si concentrasse sui farmaci ma sulla ricerca pura. Quindi su una ricerca indipendente e disgiunta dagli interessi di un’azienda farmaceutica”.
 
Certo ha ricordato Antonelli, il processo di riforma è appena iniziato. L’Italia deve ancora rimuovere tante criticità: “Non è facile investire in un Paese con criteri di attrattività diversi da quelli degli altri Stati – ha aggiunto – bisogna metter mano a un sistema di regole che con regge più.  evitando che ci siano regole difformi da Regione a Regione si possono fare facilmente. Abbiamo bisogno di sostegno e di fare rete con i decisori nazionale e regionali. Spero quindi in un rapido confronto con le istituzioni per capire come accrescere la nostra collaborazione”.
 

05 febbraio 2015
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