Sperimentazioni cliniche: pazienti troppo ottimisti
Uno studio americano rivela che la gran parte dei pazienti che partecipano volontariamente alle prime fasi della sperimentazione di un nuovo farmaco oncologico è troppo ottimista sulla sua efficacia.
“In tal modo il consenso informato è compromesso”, spiegano gli autori.
26 GEN - Può l’ottimismo essere un problema etico?
Sì, se questo altera la consapevolezza che deve essere alla base del consenso informato, secondo gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista IRB: Ethics & Human Research.
I ricercatori, in un piccolo trial, hanno cercato di comprende quale fossero le aspettative che 72 pazienti oncologici riponevano nell’efficacia di un nuovo farmaco che, volontariamente, si accingevano a sperimentare sulla loro pelle.
Non si trattava tuttavia di un farmaco in fase di sviluppo avanzata, ma di un medicinale in sperimentazione di fase I o II.
Ebbene, dalle risposte ai questionari sottoposti dai ricercatori, è emerso che una buona percentuale di partecipanti riponeva nel farmaco speranze poco realistiche, in particolare risultavano esagerate le aspettative positive rispetto ai rischi. Questo avveniva nonostante quasi i tre quarti dei partecipanti dimostrassero di aver compreso a pieno che “lo scopo della sperimentazione fosse quello di offrire benefici ai pazienti futuri e non a loro stessi”, hanno spiegato gli autori dello studio.
A tal punto, secondo il tema, “migliorare il processo di raccolta del consenso potrebbe richiedere di fare qualcosa in più per colmare le lacune nella comprensione. Dovremmo prestare più attenzione a come i pazienti applicano le informazioni che ricevono a loro stessi e stare più attenti a come i fattori psicosociali influenzino le decisioni in questo contesto”.
26 gennaio 2011
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