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Autismo. Scoperte nuove interazioni tra geni. I ricercatori: "Uno sguardo senza precedenti su come i geni sono connessi"

di Viola Rita

Una mappatura del network di proteine e fattori di rischio genetico per l’autismo, che include varianti di splicing alternativo, raddoppiando il numero di interazioni finora conosciute. La 'collezione' arriva a circa 400 di queste varianti. Tali interazioni saranno registrate nel National Database of Autism Research. Lo studio su Nature Communications

15 APR - Le proteine coinvolte nel disturbo interagiscono con un numero di altre proteine molto maggiore di quello che si pensava finora: così un nuovo aspetto legato all’autismo è stato scoperto oggi dall’Università della California (UC) San Diego Health Science, del Center for Cancer Sistems Biology (CCSB) a Boston, insieme ad altri Centri. Lo studio è pubblicato su Nature Communications.
Gli scienziati hanno isolato centinaia di nuove varianti di geni legati all’autismo ed hanno effettuato un’analisi delle proteine corrispondenti a tali geni, per identificare le interazioni con i loro partner, cioè con le altre proteine. Il risultato? Un network genetico molto vasto rispetto alla diffusione di connessioni genetiche.  
 
“Aggiungendo al network le forme di splicing (letteralmente ‘montaggio’ – si tratta di un particolare processo coinvolto nella formazione dell’RNA maturo) appena scoperte di geni legati all’autismo, il numero totale di interazioni è raddoppiato”, ha spiegato Lilia Iakoucheva, PhD, Assistant Professor presso il Dipartimento di Psichiatria della UC San Diego. In alcuni casi, tali varianti hanno interagito con una serie completamente diversa di proteine. “Da questa rete osserviamo che le diverse forme della stessa proteina potrebbero alterare il collegamento dell’intero sistema”.

“Questa è la prima rete di interazione delle dimensioni del proteoma (insieme delle proteine dell’organismo) che include varianti di splicing alternativo”, ha osservato il Dottor Marc Vidal, direttore del Center for Cancer Sistems Biology (CCSB) a Boston e co-investigator dello studio. “Il fatto che varianti proteiche producano modelli di interazione così diversi è emozionante e piuttosto inaspettato”.
Gli scienziati hanno dimostrato che una classe di mutazioni genetiche coinvolte nell’autismo, chiamate Copy Number Variations (CNVs – Variazioni del Numero di Copie) coinvolgono geni che sono strettamente collegati tra loro in maniera diretta oppure indiretta attraverso un partner comune. Questo aspetto “suggerisce che le vie biologiche condivise possono essere interrotte in pazienti con differenti mutazioni autismo” ha sottolineato il co-primo autore Guan Ning Lin, nel laboratorio di Iakoucheva.
Dunque, la rete di proteine coinvolte risulta ora più vasta e questa scoperta rappresenta una nuova risorsa scientifica per studi futuri sull’autismo, secondo Iakoucheva. “Ad esempio, ha affermato la ricercatrice, questa rete fornisce una collezione di oltre 400 varianti di splicing di geni candidati per l’autismo, che potrebbe essere utilizzata da altri ricercatori, interessati a studiare una specifica variante proteica. Alcuni dei partner proteici con una stretta connessione al network potrebbero anche rappresentare potenziali bersagli farmacologici, sottolineano i ricercatori”. Tutti i dati relativi a tali interazioni verranno inseriti nel National Database of Autism Research.

“Possiamo cominciare a studiare in che modo le mutazioni recentemente scoperte nei pazienti possono interrompere questa rete”, ha concluso Iakoucheva. “Questo è un compito importante, perché il meccanismo con cui le proteine mutate contribuiscono all’autismo è tuttora sconosciuto nel 99,9% dei casi".

Viola Rita

15 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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