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Tumori. Oggi confronto al CNR. L’impatto sui sistemi sanitari 

di Viola Rita

A partire da uno studio pubblicato su JNCI, il dibattito porrà l’accento sui diversi approcci per la cura dei tumori nei diversi sistemi sanitari appartenenti a varie realtà nazionali. Gli USA ‘battono’ l’Italia per il maggior numero di pap-test effettuati nel 2009  

04 FEB - Oggi 4 febbraio una importante occasione di dibattito sui tumori: si discute sul tema “L’impatto dei tumori sui sistemi sanitari: approcci ed esperienze a confronto”, organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss). L’incontro si terrà al Cnr a Roma (Aula Marconi, P.le A. Moro 7), alle ore 14.30. Nel dibattito anche un confronto sulle differenze rispetto alla cura e alla prevenzione dei tumori tra diversi paesi e regioni di uno stesso paese.
 
A partire dai dati della monografia Comparing Cancer Care and Economic Outcomes Across Haelth Sistems: Challenges and Opportunities (curata da ricercatori del Cnr, dell’Iss, dell’Università di Roma Tor Vergata e del National Cancer Institute statunitense e pubblicata dal Journal of the National Cancer Institute JNCI), il dibattito odierno intende discutere il tema secondo diverse prospettive - demografica, economica, epidemiologica, farmaco-economica - e attraverso confronti con realtà internazionali caratterizzate da sistemi sanitari differenti.  
 “La monografia del JNCI evidenzia la grande variabilità nell’esito finale della cura dei tumori. Secondo dati Ocse 2009, la mortalità femminile per cancro è di 117 casi su 100mila in Italia, 111 in Francia, 143 in Canada e 130 negli Usa, con una media Ocse di 124”, spiega Anna Gigli, dell’Istituto di ricerche sulle popolazioni e le politiche sociali (Irpps-Cnr) e tra gli autori della monografia. “I decessi per tumore al seno nel nostro Paese erano uno su 100mila, due negli Stati Uniti e tre nella media Ocse. Quelli per cancro alla prostata 16 su 100mila in Italia, 17 negli Usa, 22 nei paesi Ocse; quelli per cancro al polmone 58 su 100mila in Italia, 57 negli Stati Uniti e 52 come media Ocse; quelli per cancro al colon-retto 17 su 100mila in Italia, 14 negli Usa e 18 nei paesi Ocse”. 

Altro aspetto significativo riguarda l’organizzazione del sistema sanitario, che agisce sull’esito delle patologie attraverso diversi fattori, quali: la percentuale di copertura assicurativa, la centralizzazione di diagnosi e la cura dei tumori più rari, la capacità del sistema di garantire un accesso tempestivo e uniforme sul territorio.
Come rivela la pubblicazione su JNCI, sia a livello internazionale che regionale, si osserva un’enorme diversità nell’organizzazione e nei finanziamenti ai sistemi sanitari, nel modo in cui essi vengono sfruttati e nella ripartizione delle cure per il cancro: tutti questi elementi sono legati alla variazione nell’esito della malattia e nella spesa sanitaria. In generale, la prevenzione è un aspetto molto importante: “considerando alcuni esami di tipo preventivo, emergono differenze: il pap-test per la prevenzione del tumore del collo dell’utero, ad esempio, nel 2009 viene effettuato dal 39% delle donne tra i 20 e i 69 anni in Italia, dall’86% negli Stati Uniti e dal 61% nell’Ocse”, ha sottolineato la ricercatrice dell’Irpps-Cnr.
 
Inoltre, rispetto al tumore del colon-retto, sono stati confrontati i percorsi terapeutici tra i pazienti over 65 di alcune regioni Usa e d’Italia (Toscana e Veneto): “I trattamenti sono simili, ma negli Stati Uniti si fa maggiore ricorso alla chemioterapia adiuvante per pazienti di stadio più avanzato, mentre la chemio e la radioterapia pre-operatorie sono maggiormente somministrate in Italia, dove si osserva una permanenza ospedaliera media di 30 giorni contro i 15 negli Usa”, conclude Gigli. “Per questo tumore - per la prevenzione del quale è attivo un programma di screening nazionale solo dal 2003, mentre negli Stati Uniti è stato avviato nel 1987 - il 57% della spesa ospedaliera nelle due regioni italiane è concentrato nel primo e nell’ultimo anno di malattia, tra diagnosi, trattamento primario e in fase terminale. Una distribuzione di risorse e un percorso clinico che non si discosta da quello di pazienti oncologici trattati in contesti assai diversi per tipologia di sistema sanitario e ammontare di spesa”.
 
Viola Rita

04 febbraio 2014
© Riproduzione riservata

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