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Tumori: Aiom, “Nessun risparmio sulla pelle dei pazienti”


Appropriatezza clinica e prescrittiva devono coincidere. No a percorsi terapeutici più brevi solo per  esigenze di economicità. La denuncia arriva dall’Associazione italiana di oncologia medica che invita a favorire l’uso dei generici e biosimilari per risparmiare e favorire l’accesso ai trattamenti innovativi.

05 NOV - “Il diritto del paziente malato di cancro di ricevere le cure migliori non può essere compromesso in nome del risparmio. Esistono segnali che fanno presagire una progressiva e preoccupante involuzione del sistema”. Il grido d’allarme viene dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), che al tema della “Sicurezza del paziente oncologico fra compatibilità economiche e tutela dei diritti” ha dedicato oggi un convegno a Roma.

L’incontro inaugura il XII Congresso nazionale della Società scientifica che riunirà nella Capitale, da domani fino all’8 novembre, più di 3000 esperti. Ogni anno in Italia oltre 250mila persone sono colpite da tumore, un dato in costante crescita.

“Stiamo vivendo un momento delicato dell’assistenza sanitaria, in cui sembra prevalere una valutazione esclusivamente economica con il rischio di abbassare il livello delle prestazioni erogate – ha spiegato Carmelo Iacono, presidente Aiom – . In alcune Regioni, ad esempio, assistiamo al fenomeno allarmante del trasferimento dell’attività di chemioterapia in ambulatorio. Ciò non è adeguato clinicamente perché vi sono alcune terapie che devono essere fornite in regime di ricovero ordinario o in day hospital per le particolari esigenze del paziente. Questa scelta pericolosa è stata adottata in maniera diffusa sul territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia. Il risparmio deve in realtà favorire l’ottimizzazione e non il declassamento della prestazione”.
Il progressivo taglio dei posti letto e degli organici, spiega infatti l’Associazione, ha modificato i percorsi di cura e “derubricato, talvolta in modo indiscriminato, prestazioni un tempo eseguite prevalentemente in regime di ricovero, poi diventate rimborsabili solo se effettuate in day hospital e oggi commutate in ambulatoriali o di day service”. “L’appropriatezza – sottolinea Francesco Boccardo, presidente della Fondazione Aiom - dovrebbe essere uno strumento virtuoso per garantire ai pazienti l’accesso alle cure in una logica che offra loro l’opportunità di ricevere tutta l’assistenza di cui necessitano in relazione al proprio stato di malattia, piuttosto che un mezzo per contenere i costi e ‘stare’ nel budget. Il tentativo, razionale e legittimo, di contenere la spesa sanitaria è talvolta vissuto dall’opinione pubblica come un sistema per risparmiare a ogni costo, con il rischio di generare disparità”.

Tra le condizioni che strutturalmente creano difficoltà al sistema, l’Aiom ricorda quelle legate alla rimborsabilità delle cure: in termini assoluti su 25 miliardi di euro di spesa farmaceutica totale, i costi per i farmaci oncologici equivalgono a 3. “Ma, al termine di complesse procedure amministrative, solo il 25% di questo ammontare viene rimborsato dalle case farmaceutiche alle aziende ospedaliere”.

“È dovere di una società scientifica come la nostra vigilare e suggerire soluzioni – ha affermato Marco Venturini, presidente eletto Aiom -. Proponiamo al gestore pubblico la sovrapponibilità dell’appropriatezza clinica e di quella prescrittiva. Se i due elementi coincidono, la sicurezza del paziente sarà garantita. Non si possono favorire percorsi terapeutici più brevi solo per rispondere a esigenze di economicità. Vogliamo arginare questa tendenza e segnalare i possibili rischi. Il nostro è un monito per il futuro, per evitare l’involuzione definitiva del sistema”.

Un richiamo che si applica anche alla scelta delle terapie. Secondo Iacono, “i farmaci generici e biosimilari rappresentano una risorsa da utilizzare, soprattutto in un periodo in cui è necessario attuare interventi ispirati ai principi dell’efficacia e dell’economicità. Un loro uso corretto può determinare risparmi considerevoli, favorendo l’accesso ai trattamenti innovativi, ma seguendo un percorso che garantisca la sicurezza del paziente. Ogni nuova indicazione terapeutica dovrebbe quindi essere sottoposta ad iter registrativo specifico”.

Il problema della sicurezza investe anche settori spesso trascurati, ma di importanza strategica non certo secondaria. “È il caso delle cure riabilitative – ha citato Boccardo –. Come evidenziato dal Libro Bianco Aiom, pubblicato nel marzo di quest’anno, i servizi che si prendono cura dei pazienti, dopo le terapie oncologiche, sono tra i più carenti nel nostro Paese: la riabilitazione oncologica è assicurata infatti in poco più di 4 strutture su 10. Eppure sono questi gli aspetti che spesso più contano per chi ha vissuto, o vive, l’esperienza difficile della malattia e delle cure necessarie per debellarla o controllarla. E in queste circostanze diventa fondamentale la capacità di ascolto da parte di tutti gli operatori sanitari, anche per percepire correttamente i bisogni e identificare le soluzioni. È inutile – ha concluso presidente della Fondazione – che il Sistema si attrezzi per offrire agli utenti alcune risorse tecnologiche, se poi non è in grado di umanizzare i percorsi e stare vicino alla gente che soffre”.
 

05 novembre 2010
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