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Fibromialgia. L’integrazione tra farmaci e terapie non convenzionali può fare la differenza


Sono almeno due milioni i casi riconosciuti in Italia, ma si stima in realtà la fibromialgia colpisca almeno il doppio. Il 7 settembre a Padova un incontro sulle nuove strategie per combattere questo disturbo, caratterizzato da dolore muscolari, che spesso porta a conseguenze invalidanti.

06 SET - La chiamano “la malattia invisibile”, perché non è direttamente rilevabile con gli esami di laboratorio né con quelli radiologici, e perché chi ne soffre è apparentemente sano e non viene “preso sul serio” nell’ambiente familiare, relazionale, di lavoro, a volte persino dal medico stesso. Eppure, sono almeno due milioni – ma si stima che i casi, riconosciuti e non, siano il doppio-, e per la stragrande maggioranza donne, gli italiani che soffrono di “fibromialgia”, con conseguenze anche invalidanti.

Dolore muscolare diffuso, che aumenta con la stimolazione di precisi punti, i “tender points”, localizzati alle inserzioni dei muscoli nelle articolazioni, ad esempio alla nuca, al collo, alle spalle – in questo caso, si parla di “Sindrome di Atlante” - alla schiena, al gomito; stanchezza cronica, presente sin dal mattino e che aumenta nel corso della giornata; sonno non ristoratore con frequenti risvegli: sono questi i principali sintomi della Sindrome fibromialgica, spesso accompagnati da cefalea dovuta alla tensione muscolare, da ansia e depressione.
Di genesi multifattoriale, la fibromialgia può definirsi una malattia reumatica “sui generis”, perché è caratterizzata da dolore ma è scevra da manifestazioni infiammatorie. Per curarla, si utilizza oggi un approccio integrato tra farmaci allopatici – soprattutto miorilassanti e ricaptatori della serotonina e della noradrenalina – e terapie non convenzionali.

Proprio a questo approccio terapeutico integrato sarà dedicato, il 7 settembre, a Padova il Workshop “Sindrome Fibromialgica, approccio convenzionale e non convenzionale”, organizzato dall’A.I.R.A.S., l’Associazione italiana per la Ricerca e l’Aggiornamento scientifico, che dal 1986 studia proprio le terapie non invasive.
 
Ad aprire i lavori, in rappresentanza della Fnomceo, il suo vicepresidente Maurizio Benato. “Si tratta di uno dei primi Convegni in Italia sulla Medicina integrata – spiega Benato – dopo lo storico accordo dell’8 febbraio scorso in Conferenza Stato-Regioni, che ha dato un senso di ufficializzazione e di riconoscimento nazionale a cinque discipline complementari, l’agopuntura, la fitoterapia, l’omeopatia, l’omotossicologia e l’antroposofia, tutte del resto presenti tra quelle già individuate dalla Fnomceo a Terni, nel 2002, come atti medici, meritevoli di essere regolamentate per legge”.

 

06 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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