Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 21 NOVEMBRE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Ossitocina. Ormone dell’amore o della paura?


Fino ad oggi si pensava che l’unico ruolo dell’ossitocina fosse quello di promuovere amore, benessere e solidarietà sociale. E invece l’ormone ha un lato oscuro: nel caso ci si trovi davanti ad eventi stressanti, è quello che causa paura e ansia per il futuro. Lo studio su Nature Neuroscience.

24 LUG - L’ossitocina ha una doppia faccia. Da una parte ha un ruolo importante come ormone che promuove sentimenti d’amore, di benessere e di solidarietà sociale, ma questo chi studia il corpo umano già lo sapeva da tempo. Dall’altra però ha un lato molto più negativo, finora sconosciuto: uno studio della Northwestern Medicine pubblicato su Nature Neuroscience ha infatti dimostrato che può causare anche sofferenza emotiva e stati d’ansia.
 
Tanto che sarebbe la causa per la quale esperienze stressanti dal punto di vista emozionale, come essere vittima di bullismo a scuola o venire vessati da un capo particolarmente esigente, si ripercuote anche a distanza dall’evento stesso, causando paura o ansia per il futuro. Ciò accade, secondo gli scienziati, perché l’ormone attiva una specifica regione del cervello, il setto laterale: se un’esperienza è negativa o stressante, l’ormone innesca l’attività di un’importante molecola, ERK, che stimola i meccanismi che intensificano i ricordi e aumentano la vulnerabilità rispetto a sensazioni di preoccupazione, di fatto attivando questa parte dell’organo, capace di rafforzare la cosiddetta “memoria sociale”.
 
Ma come hanno dimostrato tutto ciò? Per farlo è bastato osservare le reazioni di alcuni topi da laboratorio, divisi in tre gruppi: uno con livelli di recettori di ossitocina aumentati, uno con livelli diminuiti e uno con livelli normali. Questi roditori venivano posti individualmente in delle gabbie insieme a topi più aggressivi dai quali venivano sottomessi, un’esperienza per loro molto stressante. In seguito, dopo sei ore da questa esperienza, venivano di nuovo inseriti nella stessa gabbia con lo stesso topo. Il comportamento cambiava molto nei diversi gruppi: nel caso del gruppo con pochi recettori i roditori non sembravano ricordare l’aggressività e la sconfitta subita, e dunque non mostravano alcuna paura, mentre gli animali con un eccesso di recettori mostravano terrore, evitando il topo da cui erano stati sottomessi in prima istanza.
In un altro esperimento, topi divisi nello stesso tipo di gruppi, dopo aver subito la sconfitta dal topo aggressivo venivano portati in una gabbia dove subivano un breve shock elettrico, non tanto importante da provocargli dolore, ma abbastanza da allarmarli. 24 ore dopo, riposti nella stessa gabbietta, i topi con pochi recettori non mostravano alcuna paura, al contrario di quelli con molti recettori che invece provavano una paura intensa. Il gruppo di controllo, con il normale numero di recettori per l’ossitocina, mostrava come atteso una paura nella media.
 
Si tratta del primo studio in assoluto che collega questi stati emotivi all’ossitocina: uno studio importante, soprattutto alla luce del fatto che l’ormone è usato in alcuni trial proprio per curare la depressione.

24 luglio 2013
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy