Vitamina D ad alte dosi non influenza l’incidenza di diabete di tipo 2
L'assunzione di dosi significativamente più elevate di vitamina D rispetto a quelle raccomandate non influenza l'incidenza della comparsa di diabete di tipo 2 negli uomini e nelle donne ultrasessantenni, in un periodo di osservazione di cinque anni. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Università della Finlandia orientale.
04 DIC - L’assunzione di vitamina D a dosi significativamente più alte di quelle raccomandate non influenza l’incidenza del diabete di tipo 2 negli uomini e nelle donne anziani. È quanto emerge da uno studio dell’Università della Finlandia orientale, i cui risultati sono stati pubblicati da Diabetologia.
Lo studioLo studio Finnish Vitamin D Trial (FIND) – condotto dal 2012 al 2018 – ha preso in considerazione 2.495 tra uomini dai 60 anni in su e donne over 65, divisi in due gruppi: il primo assumeva placebo, mentre i partecipanti inseriti nel secondo ricevevano 40 o 80 microgrammi di vitamina D3 al giorno. Sono stati esclusi 224 partecipanti che stavano assumendo farmaci per il diabete all’inizio dello studio e sono state raccolte informazioni su stile di vita, alimentazione, malattie e fattori di rischio. Circa un quinto dei partecipanti, infine, è stato scelto casualmente per esami più dettagliati anche su campioni di sangue.
Le evidenzeDurante i cinque anni di studio, 105 persone hanno sviluppato diabete di tipo 2: 38 nel gruppo placebo, 31 nel gruppo che riceveva 40 microgrammi di vitamina D3 al giorno e 36 nel gruppo che riceveva 80 microgrammi di vitamina D3 al giorno.
Non vi era, dunque, alcuna differenza significativa nel numero di casi tra i gruppi. Nel gruppo di 505 partecipanti studiato più attentamente, il livello di calcidiolo nel sangue, che descrive lo stato di vitamina D, era in media di 75 nmol/l all’inizio, e solo il 9% presentava un livello basso, inferiore a 50 nmol/l.
Dopo un anno, il livello di calcidiolo era in media di 100 nmol/l, nel gruppo che assumeva 40 microgrammi di vitamina D al giorno e di 120 nmol/l nel gruppo che ne assumeva 80 microgrammi, mentre non si registravano cambiamenti significativi nel gruppo placebo. Infine, non sono state osservate differenze tra i gruppi per quanto riguarda i livelli di glucosio e di insulina nel sangue, l’indice di massa corporea e la circonferenza della vita.
Fonte: Diabetologia 2024
04 dicembre 2024
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