Un ‘simulatore’ può aiutare a comprendere meglio cosa accade quando un lavoratore portatore di un dispositivo impiantabile, come un pacemaker o un defibrillatore, viene esposto a campi elettromagnetici esterni, riducendo potenzialmente i rischi.
Ad ideare il sistema è stata una giovane ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, Cecilia Vivarelli, del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche e Invecchiamento, che per questo è risultata vincitrice del premio Giovani Ricercatori al congresso nazionale dell’Associazione italiana di Radioprotezione (Airp).
In particolare il lavoro, svolto nell’ambito di una collaborazione tra Iss e Inail, ha riguardato lo sviluppo di un circuito di misura che si comporta come un modello sensorizzato di pacemaker. Il circuito di misura può essere inserito all’interno di manichini che simulano il comportamento elettromagnetico di tessuti biologici e permette di stimare le tensioni che si inducono su pacemaker e defibrillatori in seguito all’esposizione a campi magnetici esterni. Queste tensioni possono essere erroneamente interpretate dal pacemaker o dal defibrillatore impiantabile come attività cardiaca spontanea e conseguentemente indurre malfunzionamenti, con conseguenze anche gravi per la salute del paziente.
Il circuito di misura sviluppato permette di raccogliere informazioni utili anche per la valutazione dei rischi derivanti dalle nuove sorgenti che generano campi magnetici a bassa frequenza, oggi sempre più diffuse nella nostra vita quotidiana, come i lettori Rfid, una tecnologia di riconoscimento automatico di oggetti utilizzata nella logistica e nella distribuzione, i sistemi di ricarica wireless o i forni a induzione.