Generici. Medici e pazienti ancora scettici, farmacisti orientati alla sostituzione
Due medici su tre non intendono modificare le proprie prescrizioni verso gli equivalenti, un over 65 su due preferisce utilizzare i farmaci di marca, mentre l’11% dei farmacisti ha incrementato la propensione alla sostituzione. Questi i risultati dell’indagine sul tema realizzata da Medi-Pragma.
05 DIC - Due medici su tre non intendono modificare il proprio atteggiamento prescrittivo verso gli equivalenti, e l’82% ritiene che la norma rappresenti una limitazione della propria libertà prescrittiva. D’altro canto i farmacisti hanno sensibilmente aumentato negli ultimi mesi le operazioni di sostituzione da farmaco di marca a equivalente (+11,3%), ma oltre la metà dei pazienti in farmacia chiede il prodotto di marca. Questi in sintesi i risultati presentati oggi a Milano, nel corso di una conferenza stampa, di un’indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca Medi-Pragma dal titolo “Farmaci Equivalenti: l’impatto della Spending Review”.
“Questa ricerca indipendente nasce con l’obiettivo di rilevare la ricaduta pratica delle nuove norme sui farmaci equivalenti contenute nella spending review. – ha affermato
Lucio Corsaro, General Manager Medi-Pragma – a quattro mesi dall’approvazione definitiva della legge, abbiamo realizzato complessivamente 1.600 interviste in profondità e misurato il trend rispetto al periodo precedente l’approvazione della legge”.
Per quanto riguarda la popolazione generale, aumenta la conoscenza della norma, ma diminuisce il consenso: otto italiani su dieci conoscono le novità introdotte dalla spending review, ma dopo un’iniziale adesione alle innovazioni introdotte, si riduce sensibilmente il consenso nei confronti dei contenuti relativi alla prescrizione e dispensazione dei farmaci generici.
La maggiore esperienza con i prodotti generici sembra mettere in luce il fatto che i farmaci equivalenti non offrono tutti le stesse prestazioni. Per il 55% dei Medici di Medicina Generale le case produttrici di equivalenti non sono tutte ugualmente attrezzate per offrire adeguate garanzie di efficacia e sicurezza dei prodotti offerti e solo il 5% ritiene che non vi siano differenze tra prodotti di marca e generici Anche tra i farmacisti (51%) aumenta la convinzione che esistano differenze, in particolare per prodotti di alcune aree terapeutiche, mentre un over 65 su tre (35%) dichiara che i farmaci equivalenti hanno una qualità inferiore.
“Un farmaco può definirsi ‘bioequivalente’ rispetto all’originator quando contiene lo stesso tipo e la stessa quantità di principio attivo. Non è invece necessario che ci siano gli stessi eccipienti. La composizione farmaceutica delle formulazioni generiche può quindi essere diversa da quella dei rispettivi prodotti di marca e comportare, ad esempio, un diverso assorbimento del farmaco – ha affermato
Francesco Scaglione, Direttore Scuola di Specializzazione di Farmacologia Clinica dell’Università di – queste differenze rispetto al prodotto originale potrebbero portare a problemi che possono compromettere la sostituibilità”.
I veri consumatori di farmaci, ovvero gli over 65 che da soli consumano il 63% della spesa farmaceutica italiana, manifestano disagio e resistenza al generico. La preferenza dei pazienti anziani per i farmaci di marca riguarda sia le terapie in atto, sia l’ipotesi di iniziare una terapia ex-novo. Il 46% degli over 65 preferisce continuare ad utilizzare i farmaci a cui è abituato e il 52% preferisce il prodotto di marca quando avvia una nuova terapia.
“Quando si considerano trattamenti già in corso in pazienti cronici e ben stabilizzati, sarebbe consigliabile non modificare il trattamento – ha concluso Scaglione – la possibilità, prevista dalla legge, da parte del farmacista di sostituire un medicinale equivalente con un altro è una pratica introdotta al fine di agevolare l’utilizzo dei medicinali generici, ma una conseguenza di questa possibilità è che il paziente in trattamento cronico possa ricevere generici di ditte produttrici diverse nel corso del trattamento. Tale pratica può recare sconcerto e confusione nel paziente (soprattutto se anziano), portando ad errori nell’assunzione della terapia e/o mettendo a rischio la continuità del trattamento”.
Gli anziani, più del loro Mmg, si ergono, infatti, a difesa del brand a cui sono abituati manifestando anche la disponibilità a sostenere un impegno economico pur di avere a disposizione il farmaco di marca: in media fino a 4,60 Euro.
05 dicembre 2012
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