Una emergenza di salute pubblica che va affrontata in maniera strutturale investendo in innovazione tecnologica e non smettendo mai di fare informazione e sensibilizzazione. È il diabete, patologia cronica in continua crescita e dai costi di gestione sempre più alti. Sono di questo avviso tutti gli esperti del settore, clinici, istituzioni, farmaco-economisti e associazioni che si sono riuniti nel corso del “Diabetes Innovation Days”, la due giorni organizzata a Roma da Abbott, 24 e 25 novembre scorsi, e dedicata alla svolta organizzativa e tecnologica necessaria nella gestione del diabete.
La popolazione diabetica è in forte crescita in Italia: dai 4 milioni di pazienti diabetici attuali ai circa 6 milioni attesi nel 2050. I costi per gestire questa patologia cronica rischiano di diventare insostenibili; ad oggi sono circa 20 miliardi l’anno di cui circa 9 miliardi di costi diretti per il Servizio Sanitario Nazionale – soprattutto a causa di comorbidità e ospedalizzazioni - e 11 miliardi di costi indiretti che gravano su pazienti, caregivers e collettività.
Tutti gli attori del mondo del diabete concordano sulla necessità di affrontare in maniera strutturale questa emergenza di salute pubblica. Investire nell’innovazione e ampliare l’accesso alle tecnologie più innovative, come i sistemi di monitoraggio del glucosio con sensori, la telemedicina e la teleassistenza, possono contribuire a prevenire le complicanze, migliorare la qualità di vita e ridurre una spesa sanitaria in ascesa vertiginosa. Considerare la tecnologia e la digitalizzazione un investimento e non un costo potrebbe essere il nuovo paradigma della sanità per vincere la sfida della cronicità.
“Il nostro impegno è aiutare le persone a vivere al meglio in ogni fase della vita”, ha dichiarato Massimiliano Bindi, Amministratore Delegato Abbott Italia. “Questo è il motivo per cui stiamo rivoluzionando la salute con tecnologie progettate per fornire informazioni personalizzate, in grado di offrire alle persone i dati e le conoscenze di cui hanno bisogno per aiutarle a vivere una vita più sana. Le partnership esistenti e future sono fondamentali per raggiungere questo obiettivo e offrire un nuovo modello per la gestione delle cronicità”.
I sistemi di monitoraggio della glicemia in grado di controllare le variazioni del glucosio in ogni momento della giornata rappresentano un cambiamento molto importante per la gestione del diabete. Di questo ne è fermamente convinto Stefano Del Prato, Professore di Endocrinologia all’Università di Pisa. “Questa è una innovazione incredibile – ha detto Del Prato - perché permette di essere consapevoli dei risultati delle proprie azioni per quanto riguarda l'aderenza, la dieta la terapia fisica o meno, fornendo da una parte al medico dei criteri per poter modificare la terapia e offrendo alla persona con diabete un processo educazionale”. Non è da dimenticare, infatti, che il diabete di tipo 1 interessa tutto l’arco della vita, dal bambino fino all’anziano, ed essere sempre consapevoli dell’andamento della propria patologia è il modo migliore per affrontarla e controllarla.
“Oggi come oggi questi sistemi sono largamente utilizzati nei soggetti che usano la terapia con insulina perché permette di modificare questa terapia”, ha proseguito Del Prato, “ma i dati della letteratura dimostrano chiaramente come questo monitoraggio della glicemia diventi importante nei pazienti che non fanno insulina o che fanno solo insulina basale perché, appunto, non è soltanto una verifica della terapia, ma è un processo di autoapprendimento utile per la persona col diabete e per il medico che lo segue”.
“Oggi come oggi questi sistemi sono largamente utilizzati nei soggetti che usano la terapia con insulina perché permette di modificare questa terapia”, ha proseguito Del Prato, “ma i dati della letteratura dimostrano chiaramente come questo monitoraggio della glicemia diventi importante nei pazienti che non fanno insulina o che fanno solo insulina basale perché, appunto, non è soltanto una verifica della terapia, ma è un processo di autoapprendimento utile per la persona col diabete e per il medico che lo segue”.
Dello stesso avviso è anche Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata che ha ribadito come il diabete sia una patologia fortemente impattante sul Servizio sanitario nazionale in termini di costi diretti e indiretti. Da un’analisi condotta presso il Ceis di Tor Vergata, ha spiegato l’esperto, è emerso come “il diabete pesa approssimativamente intorno ai 20 miliardi di euro ogni anno. Di questi, circa 45-46% sono costi diretti, il resto sono costi indiretti quindi parliamo di circa 9 miliardi di euro quali costi diretti del Servizio sanitario nazionale”. Di questi, ha aggiunto Mennini, “quasi il 60-70% sono costi legati alle ospedalizzazioni e nella maggior parte dei casi i questi costi aumentano laddove oltre al diabete il paziente è affetto da più comorbidità: si passa da meno di 1.000 euro all'anno per un paziente con il solo diabete come costo a carico del Servizio sanitario nazionale fino a quasi 8.000 euro per ogni singolo paziente l’anno che è affetto da diabete più quattro comorbidità”.
Per ribaltare la situazione serve arrivare ad una diagnosi precoce e seguire dei percorsi di accesso ai trattamenti efficaci. “Per fare questo è necessaria anche una politica e un modello organizzativo in termini di monitoraggio che sia differente rispetto a quello che si è seguito fino ad oggi”, ha precisato Mennini sottolineando come le analisi abbiano dimostrato che “con un monitoraggio più efficiente si risparmierebbe circa un miliardo di euro all'anno a carico del Servizio sanitario nazionale”.
E non a caso, come precisato da Luigi Russo, General Manager Abbott Diabetes Care Italia “l’obiettivo di Abbott Diabetes Care è quello di fornire tecnologie semplici, accessibili e convenienti in grado di cambiare positivamente la vita delle persone con diabete riducendo i costi complessivi per il sistema e migliorandone l’efficienza​”.