Hanno colpito anche Fedez e Steve Jobs, ma oggi i tumori neuroendocrini (Net) fanno meno paura grazie alla terapia con radioligandi, una terapia innovativa che sta rivoluzionando la cura del cancro a partire da queste neoplasie, ma che in futuro potrà arricchire il ventaglio terapeutico di numerose tipologie di tumori, tra cui prostata, mammella, e colon.
Proprio per valutare l’impatto del nuovo radiofarmaco sui pazienti con Net più difficili è partito nel 2019 lo studio NETTER-2 il più ampio mai realizzato, che ha reclutato oltre 200 pazienti da 36 centri, di cui 8 in Italia, con risultati molto incoraggianti che saranno presentati per la prima volta all’Asco 2024 dai coordinatori dello studio, Simron Singh dell’Odette Cancer Center, Università di Toronto e da Diego Ferone, Presidente Eletto della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e Direttore della Clinica Endocrinologica dell’Irccs Policlinico San Martino, Università di Genova.
“I Net sono un gruppo eterogeneo di neoplasie con sintomi variabili, a volte silenti che li rendono non facilmente identificabili, soprattutto nelle fasi iniziali - dichiara Diego Ferone -. In Italia si stimano circa 3.000 nuove diagnosi all’anno e, di queste, le neoplasie del tratto digerente (GEP-NET) rappresentano il 60-70% dei casi. I tumori neuroendocrini che interessano il digerente non danno chiari sintomi e in circa il 40-50% in circa dei pazienti vengono diagnosticati in fase già metastatica. Il nostro studio ha valuto l’efficacia e la sicurezza del radioligando Lutathera proprio su questi pazienti affetti da tumori non più aggredibili con terapie standard e non operabili”.
La terapia con radioligandi è la nuova frontiera della medicina di precisione in ambito medico-nucleare, in grado di ‘taggare’ e colpire le cellule tumorali, distinguendole selettivamente da quelle sane, senza danneggiare queste ultime. “Per il trattamento di questi tumori è stata applicata la terapia con un radioligando selettivo per i recettori della somatostatina (4 somministrazioni a distanza di 8 settimane), come prima linea di trattamento – spiega Ferone – I risultati dello studio hanno soprattutto dimostrato un significativo aumento della sopravvivenza libera da malattia in una percentuale molto alta di questi pazienti con tumore avanzato, di nuova diagnosi e positivi ai recettori della somatostatina, rispetto ad una terapia standard.
“Il beneficio più rilevante – prosegue Manuela Albertelli, Coordinatore della Commissione Scientifica SIE, nonché ricercatore coinvolto direttamente nello studio clinico NETTER-2– è che si tratta di una terapia di ultra-precisione che unisce un’elevata efficacia in termini di controllo della malattia, alla sicurezza e tollerabilità grazie ad una tossicità minima”.
“Siamo molto orgogliosi di aver contribuito a realizzare questi risultati così positivi, davvero notevoli per l’impatto sulla qualità di vita dei pazienti grazie a personalità di spicco della nostra società – commenta Gianluca Aimaretti, presidente SIE – Infatti l’Italia ha dato un importante contributo in termini di centri coinvolti e numero di pazienti arruolati, tra i più numerosi rispetto agli altri paesi. Tuttavia, il nostro apprezzamento è nella consapevolezza di poter garantire ai nostri pazienti un trattamento moderno e sicuro, tra i più innovativi a livello globale”