La sopravvivenza per tumore in Italia
15 SET - La sopravvivenza è il principale outcome in campo oncologico e permette, attraverso la misura del tempo dalla diagnosi, di valutare l’efficacia del sistema sanitario nel suo complesso nei confronti della patologia tumorale.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è un indicatore ampiamente entrato nell’uso comune, sebbene non rappresenti un valore soglia per la guarigione. Questa, infatti, può essere raggiunta in tempi diversi (minori dei 5 anni, come per il tumore del testicolo o della tiroide, o maggiori, come per il cancro della mammella femminile) con differenze importati anche in funzione del sesso e dell’età alla quale è stata fatta la diagnosi.
Gli andamenti temporali
Complessivamente la sopravvivenza a 5 anni nelle donne raggiunge il 63%, migliore rispetto a quella degli uomini (54%), in gran parte determinata dal tumore del seno, la neoplasia più frequente fra le italiane, caratterizzata da una buona prognosi.
I cinque tumori che fanno registrare in Italia le percentuali più alte di sopravvivenza sono quelli della tiroide (93%), testicolo (91%), prostata (91%), mammella (87%) e melanoma (87%).
La sopravvivenza a 5 anni è aumentata rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni precedenti sia per gli uomini (54% nel 2005-2009 contro il 51% nel 2000-2004, 46% del ‘95-‘99 e il 39% nel ’90-’94) che per le donne (rispettivamente 63% vs 60%, 58% e 55%). Su questo risultato positivo complessivo ha influito il miglioramento della sopravvivenza per alcune delle sedi tumorali più frequenti: colon-retto (attualmente 65% per entrambi i sessi), mammella femminile (87%), prostata (91%).
Per alcuni tumori a cattiva prognosi, i miglioramenti della sopravvivenza sono stati contenuti negli anni recenti, è il caso ad esempio del tumore del polmone (15% per gli uomini e 19% per le donne), del pancreas (7% e 9%) e colecisti (17% e 15%). Per alcuni tumori per i quali c’è stato un importante incremento dell’attività diagnostica precoce, la sopravvivenza è notevolmente aumentata, ma su tale incremento influisce, oltre all’anticipazione diagnostica, anche una certa quota di sovradiagnosi, vale a dire di neoplasie che sarebbero rimaste “silenziose” senza l’incremento degli esami diagnostici.
La sopravvivenza decresce all’aumentare dell’età. Fanno eccezione a questo trend il tumore del colon-retto, che presenta valori leggermente superiori per la fascia 55-64 rispetto a 15-44 e 45-54 anni (con un possibile ruolo dell’anticipazione diagnostica nelle aree in cui sono attivi programmi di screening), il tumore della mammella, caratterizzato da valori superiori nell’età 45-54 anni rispetto a quella 15-44 anni (con un possibile ruolo della presenza in età giovanile di forme maggiormente aggressive, tra cui anche le forme ereditarie) e il tumore della prostata, con sopravvivenze omogenee prima dei 65 anni.
La riduzione della sopravvivenza all’aumentare dell’età alla diagnosi è particolarmente evidente per i tumori dell’ovaio, del sistema nervoso centrale, il linfoma di Hodgkin, il mieloma, la cervice uterina, le leucemie, la prostata e l’osso, per i quali la differenza fra prima e ultima classe è di oltre 40 punti percentuali.
Al contrario l’effetto dell’età è meno evidente per il tumore della mammella femminile e del colon-retto, per i quali la riduzione fra età 15-44 e 75+ anni è di 12 e 15 punti percentuali rispettivamente.
Confronti geografici nazionali
Per quanto riguarda la sopravvivenza, sebbene con differenze meno elevate rispetto agli anni precedenti, si mantiene attualmente ancora un gradiente Nord-Sud, a sfavore delle aree meridionali, sia per il totale dei tumori che per alcune delle sedi principali.
In particolare al Nord si osservano sopravvivenze più alte per i tumori dello stomaco, colon-retto, mammella e prostata mentre il Sud mostra valori più elevati per i tumori ematologici (linfoma di Hodgkin in entrambi i sessi).
15 settembre 2017
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