Antibiotici. La situazione italiana, ecco perché è ancor più preoccupante
16 NOV - L’antibiotico-resistenza in Italia è monitorata dal progetto AR-ISS, una sorveglianza sentinella coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che riversa i dati nella sorveglianza Europea EARS-Net.
L’Italia è nel gruppo di paesi con livelli di resistenza più alti nella maggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza. In particolare:
- alta resistenza ai carbapenemi in Klebsiella pneumoniae, che si è attestata al 29% degli isolati da batteriemie. Per questa resistenza l’Italia è seconda solamente alla Grecia e rappresenta una vera anomalia rispetto alla grande maggioranza dei paesi europei
- alta resistenza alle cefalosporine di 3a generazione (>25%) e ai fluorochinoloni (>40%) in Escherichia coli, anche combinata
- alti livelli di resistenza ai carbapenemi in Acinetobacter
- persistenza di un alta percentuale (35%) di stafilococchi resistenti alla meticillina (MRSA) a fronte di una diminuzione in molti paesi dell’Unione Europea.
A fronte di una sorveglianza dell’antibiotico-resistenza che descrive puntualmente ogni anno una problematica situazione italiana, gli interventi che sono stati messi in atto sono scarsi e parcellari. Una circolare del Ministero della Salute del febbraio scorso ha invitato le Regioni a segnalare i casi di sepsi/batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi ed ha proposto linee guida per il controllo.
Interventi multi-settoriali che riguardano l’uso di antibiotici e strategie di controllo delle infezioni in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria (ospedali per acuti, lungodegenti, strutture territoriali e cure ambulatoriali) sono necessari per prevenire un ulteriore aumento dell’antibiotico-resistenza e mantenere almeno in parte l’efficacia di questi farmaci preziosi per la salute.
16 novembre 2013
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