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Che cosa è la denervazione renale e per quali pazienti è indicata?


26 GIU - La denervazione renale è una nuova tecnica non farmacologica che consente un miglior controllo della pressione arteriosa. Si tratta di un manovra minimamente invasiva che blocca l’attività del sistema simpatico renale e determina una riduzione dei valori di pressione arteriosa. Ne parla Claudio Borghi, Vice-presidente S.I.I.A. (Società Italiana per l’Ipertensione Arteriosa).
 
“La tecnica è indicata limitatamente ai soggetti in cui si rilevano costantemente valori pressori elevati nonostante il trattamento farmacologico con almeno 3 farmaci di cui uno sia un farmaco diuretico, partendo dall’assunto di una corretta assunzione della terapia farmacologica”, ha spiegato. “La procedura consiste nell’inserimento di un catetere del tutto simile a quello utilizzato per la vascolarizzazione cardiaca che viene fatto avanzare fino alle arterie renali. Una volta posizionato, il catetere lancia un segnale in radiofrequenza, in grado di distruggere le fibre nervose dell’arteria del sistema simpatico renale e inibirne quindi l’attività consentendo una riduzione significativa dei valori pressori”.
Il tempo richiesto dipende dal tipo di strumentazione: con il sistema Symplicity sono richiesti circa 15-20 minuti ad arteria. Il catetere attuale richiede che la punta sia spostata lungo l’arteria per andare ad ablare in diversi punti. “Studi clinici hanno dimostrato la significativa riduzione dei valori pressori nella popolazione di soggetti identificati come candidabili alla procedura”, ha aggiunto. “Lo sviluppo degli studi clinici su Symplicity è stato progressivo. Lo studio Symplicity HTN-1 ha confermato l’ipotesi di base, ossia che la denervazione del sistema simpatico fosse in grado di abbassare significativamente i valori della pressione arteriosa. Lo studio Symplicity HTN-2 ha confrontato la denervazione renale  rispetto alla sola terapia farmacologica adeguata, ossia con l’intervento standard ed anche in questo caso si è visto il vantaggio in termini di riduzione del valore pressorio”.
 
Lo studio Symplicity HTN-3 ha appena concluso la fase di arruolamento e prevede sempre il confronto fra la denervazione renale e la sola terapia farmacologica adeguata su un ancor più ampio numero di pazienti. Bisognerà attendere  i risultati ma certamente questi saranno in linea con le attese, ossia una riduzione significativa che attualmente si attesta sui 20-25 mm di mercurio. I pazienti degli studi Symplicity HTN-1 e HTN-2 sono stati seguiti con un follow-up per valutare la procedura a lungo termine. Al momento i pazienti del primo studio hanno superato i 3 anni, quelli del secondo  studio i 30 mesi. In entrambi i casi il risultato di riduzione della pressione si è mantenuto nel tempo, che è poi l’obiettivo da raggiungere per i pazienti. “Nel mondo sono state effettuate oltre 6.000 procedure con il sistema Symplicity in 80 paesi del mondo, ha concluso Borghi. “In Italia l’esperienza è significativa con più di 70  centri attivi e un totale di oltre 300 procedure eseguite con Symplicity. Le procedure  possono essere realizzate nei centri che abbiano una struttura interventistica vascolare. È estremamente importante però lo screening dei pazienti e quindi il collegamento del centro interventistico con un centro clinico dell’ipertensione: è necessario infatti individuare il paziente giusto per la procedura, quello in cui il beneficio dell’intervento di denervazione renale sia significativo. Ciò è importante per il paziente ed anche per un razionale impiego delle risorse, poiché non si possono sprecare risorse con una procedura su pazienti per i quali non è possibile ottenere risultati significativi, tanto più in un momento quale quello attuale”.

26 giugno 2013
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