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Figo rafforza collaborazione con Onu, le Ong e il privato


08 OTT - “Unire le forze per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millenio”. È con questa finalità che la Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia (Figo), da oggi riunita a Roma per il XX Congresso Mondiale, annuncia il rafforzamento della collaborazione con le organizzazioni dell’Onu, le Ong e il settore privato.
 
 “Il miglioramento della salute della donna e del bambino nel mondo e il raggiungimento di pari accesso alle cure in tutti i Paesi, oltre naturalmente al progresso scientifico sono gli obiettivi della missione di Figo”, ha affermato Gamal Serour, presidente Figo, inaugurando oggi i lavori del Congresso mondiale in programma fino a venerdì 12 ottobre.
 
Il congresso Figo 2012 – che si svolge in Europa ogni 15 anni,  e per la prima volta in Italia – riunisce oltre 8.000 partecipanti da tutto il mondo: medici, infermieri, rappresentanti di organizzazioni delle Nazioni Unite e del mondo dell’associazionismo e del volontariato.
 
“Il congresso sarà un’ottima occasione di interscambio scientifico e permetterà, inoltre, il confronto e il miglioramento del dialogo tra tutte le organizzazioni internazionali pubbliche e private impegnate nel favorire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio indicati nel 1990 dalle Nazioni Unite”, ha proseguito Serour.
 
Gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG, Millennium Development Goal), da quello di  dimezzare la povertà estrema a quelli di arrestare la diffusione dell’HIV/AIDS e assicurare l’istruzione elementare universale, sono obiettivi da raggiungere entro il 2015 concordati da tutti i paesi e da tutte le più importanti istituzioni sullo sviluppo del mondo. In particolare, MDG-4 “Ridurre la mortalità infantile” e MDG-5  “Migliorare la salute materna”, sono di primario interesse per Figo e i suoi partner, le organizzazioni governative e non internazionali.
 
L’Onu si è posta l’obiettivo di ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità fra i bambini al di sotto dei cinque anni di età, da 93 su 1.000 a 31 su 1.000. Ciò sta avvenendo, ma molto resta ancora da fare. Nelle regioni in via di sviluppo il tasso è diminuito del 35 per cento, da 97 a 63 per 1.000.
 
Per quanto riguarda la salute materna, l’obiettivo è diminuire di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità da parto. Dal 1990, si è quasi dimezzato: nel 2010 si sono contate circa 287.000 morti da parto, con una riduzione del 47 per cento. Le regioni a più alto tasso di mortalità puerperale sono l’Africa sub-sahariana e il sud dell’Asia, che hanno anche il triste primato del più basso indice di parti assistiti da personale professionalmente preparato: meno della metà. In queste parti del mondo, comunque, il tasso di assistenza al parto è cresciuto dal 63 per cento del 1990 all’80 per cento nel  2010.

La povertà e l’analfabetismo provocano un alto numero di gravidanze in età adolescenziale, e l’inadeguatezza dei fondi per la pianificazione familiare sono tra i maggiori ostacoli al perseguimento dell’obiettivo di migliorare la salute riproduttiva della donna.
 
“Negli ultimi tre anni – ha concluso Serour - la nostra collaborazione con le organizzazioni delle Nazioni Unite (Unicef, Unfpa, Unaids ecc.), l’Organizzazione Mondiale della Sanità, associazioni di volontariato, il settore privato, è cresciuta enormemente da questo punto di vista. E’ nostra responsabilità di medici assicurare la massima qualità nelle cure durante la vita, ed è nostra responsabilità di leader mondiali accrescere questa collaborazione e il nostro sforzo per far sì che le donne non siano più vittime silenti e voci inascoltate di sistemi di cura non efficienti ed efficaci”.
 
 

08 ottobre 2012
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