“Quando ci si approccia ai problemi che riguardano la salute come l’inquinamento atmosferico, e quando si prendono decisioni politiche che mettono in campo molte risorse pubbliche, bisogna sempre farlo con una logica scientifica. Altrimenti si rischia di approvare norme che hanno solo risonanza elettorale o che mancano il bersaglio. Il caso emblematico di Milano ci dimostra questo: abbiamo una serie di divieti ‘antinquinamento’, che non funzionano come dovrebbero. Si è arrivati ad imporre una tassa di 7,5 euro per accedere al centro, si bloccano molti accessi anche in zone periferiche con l’area B, anche per chi svolge un servizio pubblico come il medico (per visitare un paziente a domicilio, o per semplicemente andare al lavoro in ospedale). A meno che, naturalmente, non si decida di rottamare auto perfettamente funzionanti per sostituirle con costosi veicoli elettrici o ibridi. Si è insomma puntato, nelle azioni antinquinamento, solo sulla limitazione della mobilità privata, mentre, a quanto pare, non è propriamente quello il campo in cui è davvero necessario intervenire con urgenza. Si percepisce, invece, la necessità di ‘fare cassa’ in modo facile sulle tasche di chi è già in difficoltà e si trova costretto a cambiare automobile.