Mamma dopo un tumore al seno. Figus (Pol. Duilio Casula): “Una bella storia che aiuta ad avere fiducia nella medicina”
di Elisabetta Caredda
A Febbraio del 2017 Giorgia si è accorta di avere un nodulo al seno. “Dopo una quadrantectomia e la radioterapia, all’esito del test genetico di una mutazione del gene BRCA 1, mi sottopongo all’intervento e alla ricostruzione presso l’Aou Cagliari”. Tre anni dopo la sua battaglia, Giorgia diventa mamma di Margherita. Figus: “Anche in una situazione di grande difficoltà come questa, pur dovendosi sottoporre a cure e terapie impegnative, è bello guardare al domani”.
20 GEN - “Prima il tumore al seno, la chemioterapia, la disperazione e il rischio di non farcela. Poi la guarigione, la ricostruzione e infine la nascita di una splendida bambina. E’ una storia a lieto fine quella di
Giorgia Sanna, 35 anni, del marito
Mauro Frau, 36, e della piccola Margherita”. Una gioiosa notizia, questa, che la stessa Aou Cagliari ha voluto condividere e rendere pubblica, ancor più in questo periodo di pandemia dove ricorrono spesso più notizie drammatiche e dove spesso si parla di altre malattie trascurate, allo scopo di lanciare un messaggio di speranza.
Giorgia è una paziente del professor Andrea Figus, direttore della Chirurgia Plastica e Microchirurgia del Policlinico Duilio Casula. “A Febbraio del 2017 – racconta la donna - mi sono accorta di avere un nodulo al seno, è iniziato tutto da lì. Nell'aprile dello stesso anno vengo operata la prima volta con una quadrantectomia, e successivamente ho eseguito la radioterapia. In quei giorni decido di sottopormi a un test genetico dove viene evidenziata una mutazione del gene BRCA 1, che aumenta il rischio dell’80% di sviluppare tumore mammario durante tutto l'arco della vita. Per questo motivo, dopo averci pensato su, opto per una mastectomia profilattica bilaterale, trovando però difficoltà per l’intervento di ricostruzione, in quanto qui a Cagliari mi veniva proposta solamente la ricostruzione con le protesi”.
“È in quel momento – prosegue la donna - che ho incontrato e conosciuto il Professor Figus. Con lui ho avuto la possibilità di poter fare un altro tipo di intervento che mi ha consentito, in un unico tempo, di ridurre i rischi dovuti all'inserimento della protesi in una mammella irradiata”.
Sulla metodica dell’ intervento il Professor Figus spiega: “Le operazioni che noi eseguiamo si basano sulla ricostruzione attraverso i tessuti dello stesso paziente, senza l'utilizzo di protesi. Così come è stato nel caso di Giorgia. Lo scorso anno, una volta completato il ciclo di radioterapia, la ragazza è stata sottoposta a un intervento durato 8 ore: le sono state asportate le ghiandole mammarie e contestualmente è stato prelevato il tessuto dall'interno delle cosce (PAP flap bilaterale) per poi ricostruire entrambi i seni, con un risultato positivo sia dal punto di vista clinico sia estetico”.
“È stata una dura prova per la giovane coppia – riporta la nota -: hanno condiviso paure, incertezze, dolori ma insieme sono riusciti a superarla. Il 30 ottobre del 2020 la nascita di Margherita. Papà Mauro racconta: “Si prospettava l’eventualità dell’ovariectomia, uno degli interventi da mettere in atto per la profilassi e per evitare l'insorgenza di nuovi tumori. Purtroppo la mutazione espone a una probabilità maggiore di un’insorgenza di tumori a carico dell’ovaio. Avevamo una finestra di tempo molto ristretta e fortunatamente lei è arrivata, non si è fatta attendere”.
Il professor Figus è felice: “È una bella storia che aiuta le persone ad avere fiducia nel futuro e nella medicina. Anche in una situazione di grande difficoltà come questa, pur dovendosi sottoporre a cure e terapie impegnative è bello guardare al domani”.
Quotidiano Sanità ha chiesto al Professor Figus a che punto sono gli interventi delle altre pazienti con tumore al seno, quanto si è riusciti a recuperare delle liste di attesa, in considerazione del fatto che anche il Policlinico di Monserrato ha risentito per un periodo dell’emergenza dovuta al Covid e che ha portato ad un rallentamento di varie attività anche chirurgiche.
A tal proposito il Professore afferma: “Posso rassicurare che anche nei momenti più difficili di questo periodo emergenziale dovuto alla pandemia in corso, al Policlinico il trattamento dei tumori attivi della mammella è stato sempre garantito. Se poi ci può essere stato un qualche brevissimo ritardo, involontario, è stato per questioni amministrative, effettuazione dei tamponi, ecc.. Sulla questione delle liste di attesa, penso principalmente a quella per gli interventi di ricostruzione differita o secondaria, considerato che diamo priorità all’intervento dell’asportazione del tumore alla mammella, abbiamo una lista al momento di 150 donne. Compatibilmente all’esigenza di dover intervenire in primis sui tumori attivi, auspichiamo di poter procedere nel migliore dei modi. Al policlinico la ricostruzione immediata, cioè contemporanea alla mastectomia, è sempre garantita, ovviamente là dove la paziente lo desideri, e quando ci sono le condizioni cliniche per poterla eseguire”.
“Riguardo al caso di Giorgia – prosegue Figus -, mi sento di aggiungere che un fattore molto importante, che ha inciso sul risultato ottenuto, è stata la pianificazione della chemioterapia da parte dei colleghi oncologi, in questo caso il dott. Daniele Farci, che sotto la richiesta della paziente al desiderio di una gravidanza, ha attuato tutte le procedure e terapie di supporto necessarie affinché Giorgia potesse rimanere nella condizione migliore per poter avere una gravidanza”.
“C’è stato dunque un serio e sincronizzato lavoro di équipe – conclude il Direttore di Chirurgia Plastica -, che anche Giorgia ha catalizzato con positività. E’ auspicabile che tutto questo sia alla base della rete regionale oncologica, in particolare del tumore mammario, uno dei progetti previsti dalla riforma sanitaria, obiettivo ambito dalla Regione. Penso che alla paziente non interessi tanto la sede dove si deve rivolgere fisicamente, bensì che desideri ricevere l’assistenza sanitaria ed il trattamento più corretto ed adeguato alla sua patologia. E’ nostro obiettivo creare, dunque, quelle condizioni perchè il paziente si senta sicuro nell’affidarsi alla nostra attività, che svolgiamo quotidianamente come una missione, con umanità e spesso abnegazione. Non possiamo che essere lieti nel rivedere il sorriso dei nostri pazienti”.
Elisabetta Caredda
20 gennaio 2021
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