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24 NOVEMBRE 2024
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L’università di Cagliari partner dei promotori del progetto One Health Citizen Science 

di Elisabetta Caredda

Minerba (Resp. U.O. del progetto): “I nostri studi e attività di ricerca si focalizzano nel sito di bonifica di interesse nazionale dell’area del Sulcis Iglesiente, tale per la secolare attività mineraria dovuta alla presenza di importanti risorse minerarie, e di aree industriali dedicate alla metallurgia del Piombo, dello Zinco e dell’Alluminio, in particolare l’area di Portovesme, con il coinvolgimento dei cittadini, dei comuni dell’area e la ASL del territorio”.

02 MAG - L’università di Cagliari con il dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica è partner dei dieci promotori del progetto One Health Citizen Science in aree a forte pressione ambientale (OHCS), finanziato dalla linea E 1.4 del PNRR-PNC, del Ministero della Salute relativo alla ‘Promozione e finanziamento di ricerca applicata con approcci multidisciplinari in specifiche aree di intervento salute – ambiente – biodiversità – clima’. A presentare il progetto a Quotidiano Sanità è il responsabile dell’Unità operativa del progetto, Luigi Minerba, professore ordinario di Statistica Medica dell’Ateneo cagliaritano.

“Il progetto One Health Citizen Science – spiega il professore - è stato promosso ed è portato avanti, oltre al nostro dipartimento, anche dalla Regione Veneto, che funge da coordinatrice, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, dall'Istituto superiore di sanità, dal dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, dall’azienda sanitaria regionale della Puglia, dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (IFC-CNR), dall’università degli studi di Padova, e dall’università statale di Milano. La ricerca è svolta in cinque siti di interesse nazionale (SIN) ossia quello di Porto Marghera, la Laguna di Grado e Marano, Manfredonia, Brindisi, Sulcis Iglesiente. Ancora, in due aree a elevata pressione ambientale che sono Lodi e Valle del Serchio e in due regioni per i piani rifiuti quali il Lazio e Friuli Venezia Giulia”.

“I nostri studi e attività di ricerca in Sardegna – prosegue Minerba - si focalizzano dunque nel sito di bonifica di interesse nazionale rappresentato dall’area del Sulcis Iglesiente, quindi sui comuni ricadenti nel Sulcis-Iglesiente che coinvolgono circa 120.000 abitanti, e la ASL del territorio. Questa è infatti la zona della Sardegna che presenta un maggior grado di compromissione, in senso areale, del territorio per via della secolare vocazione dell’area all’attività mineraria, legata alla presenza di importanti risorse minerarie. In queste aree è diffusa la contaminazione di suoli e acque sotterranee da metalli pesanti, con valori di concentrazione superiori ai già elevati valori di fondo naturale. Il problema principale è costituito dalla presenza, distribuita nelle singole aree minerarie, degli ingenti volumi di residui della lavorazione del minerale, naturalmente ricchi in metalli pesanti, sui quali per decenni, spesso per centinaia di anni, l’azione degli agenti atmosferici ha causato la dispersione delle sorgenti della contaminazione e la diffusione della contaminazione stessa in seno alle matrici ambientali”.

“Le aree industriali dedicate alla metallurgia del Piombo, dello Zinco e dell’Alluminio – evidenzia il responsabile del progetto -, in particolare l’area di Portovesme, sono caratterizzate dalla presenza prevalente di contaminanti metallici nei riporti utilizzati per la realizzazione dei piazzali industriali, con la conseguente contaminazione dei suoli e delle acque sotterranee. E’ altresì presente una contaminazione da IPA, fluoruri, idrocarburi e, in aree localizzate di impianto, in minor misura, da composti organici clorurati".

“Il progetto OHCS – approfondisce il professore - mira a realizzare e fornire un modello di intervento integrato per la rete nazionale della prevenzione sanitaria (SNPS) e per la rete nazionale delle agenzie ambientali (SNPA) al fine di caratterizzare lo stato della qualità ambientale. E’ volto inoltre a valutare l’esposizione della popolazione agli inquinanti specifici, ad indagare l’associazione tra fattori di rischio ambientali ed esiti sanitari, ed a misurare gli impatti associati alla contaminazione e agli scenari di bonifica, prevedendo l’attivazione di percorsi partecipativi in ogni fase del processo e strategie di comunicazione del rischio”.

“Nello specifico, le attività del progetto di cui ci stiamo occupando riguardano il coinvolgimento attivo delle comunità, quindi la partecipazione e la comunicazione del rischio; il monitoraggio ambientale: ossia la ricognizione dei dati ambientali disponibili nelle aree di interesse per la definizione di un profilo delle contaminazioni ambientali nelle diverse matrici e delle vie di diffusione, compresa la catena alimentare. Ancora, la valutazione dell’esposizione con la definizione dei livelli espositivi della popolazione residente agli inquinanti di prioritario interesse sanitario, anche attraverso modelli di dispersione dell’inquinamento atmosferico e campagne di monitoraggio biologico nelle popolazioni animali e umane; la predisposizione di attività di sorveglianza epidemiologica, studiando la fattibilità di specifici registri di patologia, e basata su sistemi di sorveglianza attiva e predisposizione di studi di coorti residenziali per lo studio dell’associazione tra l’esposizione ai fattori di rischio ambientali ed esiti sanitari, anche considerando il contesto socioeconomico e fattori di rischio individuali”.

“Riguardo alla valutazione di impatto ed il coinvolgimento dei cittadini, saranno stimati gli impatti integrati ambiente-salute associati allo stato di contaminazione delle diverse matrici e ai possibili scenari di intervento, con nuovi approcci metodologici e percorsi partecipati. Saranno definite ed implementate strategie di comunicazione dei dati prodotti dalle attività delle diverse azioni che ho citato precedentemente, e, sempre i cittadini, saranno protagonisti nelle scelte di prevenzione individuale e collettiva, con la produzione di specifiche raccomandazioni e monitorando la loro percezione del rischio. Un’attività molto importante è quella della formazione che riguarderà sia gli operatori dei diversi servizi sanitari e non solo, anche i cittadini con particolare attenzione ai giovani studenti. Infine, relativamente alla sorveglianza sanitaria, sarà supportata la riprogrammazione della rete dei servizi assistenziali in relazione ai bisogni di salute specifici dell’area sulla base delle evidenze prodotte” – conclude Minerba.

Elisabetta Caredda

02 maggio 2024
© Riproduzione riservata

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