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Dipendenze patologiche. Criticità sui requisiti del personale dei servizi residenziali

di Elisabetta Caredda

Data la carenza di educatori professionali sanitari in questo ambito, nelle strutture si ricorre spesso ad altre figure non specifiche, ma che nel tempo hanno acquisito esperienza sul campo e che ora, sulla base delle nuove direttive, rischiano di essere licenziate. Cuccu solleva la questione in commissione Salute: “L’assessore si è mostrato sensibile, auspico una revisione delle direttive affinché questo personale sia preservato dal rischio di licenziamento”.

24 NOV - Le schede dei requisiti generali e minimi autorizzativi e organizzativi dei servizi residenziali e semiresidenziali deliberate un mese fa dalla Giunta per il trattamento delle persone con dipendenze patologiche da abuso e tossicodipendenze, e che vanno a sostituire integralmente le schede della precedente delibera (n. 47/42 del 30.12.2010), sembrerebbero far sorgere alcune difficoltà riguardanti il personale. A spiegare in che termini a Quotidiano Sanità è la segretaria della commissione Salute, Carla Cuccu (gruppo Misto).

“Nella lotta contro le dipendenze patologiche e gli abusi di sostanze – spiega Cuccu - sono stati di recente aggiornati dal Nucleo tecnico per l'autorizzazione e l'accreditamento, Organismo tecnicamente accreditante (OTA) della Regione Sardegna, e successivamente deliberati dalla Giunta, su proposta dell’assessore alla Sanità, i nuovi requisiti autorizzativi e organizzativi per i servizi residenziali e semiresidenziali. Le schede a riguardo disposte hanno suscitato però significative preoccupazioni tra gli operatori che operano nel settore”.

Questo perché, prosegue la segretaria di commissione, “attualmente gli educatori professionali sanitari formati in questo ambito sono carenti” e per questo spesso sostituito da personale sanitario con formazione non specifica ma che nel tempo hanno acquisito competenza sul campo. Lavoratori che ora, sulla base delle nuove direttive aggiornate in armonia alla normativa nazionale, “si troverebbe ad essere sostituito delle figure professionali di educatori, che non sono però disponibili”. In pratica i servizi rischiano di rimanere sforniti di personale e “l’applicazione rigida della nuova regolamentazione di portare al licenziamento degli altri professionisti attualmente operativi in questo settore, che rappresentano oltre il 40% degli addetti ai lavori, e sono tutti in possesso di contratti a tempo indeterminato”.

“Ciò – evidenzia la consigliera – creerà ovviamente gravi conseguenze occupazionali, sociali ed economiche per loro stessi e le loro famiglie”. Per questo Cuccu ha sollevato la questione in commissione Salute, alla presenza dell’assessore alla Sanità, chiedendo “quantomeno una sospensione della delibera affinché si possa pensare ad una norma transitoria. Ossia, una disposizione che possa riconoscere l’estesa esperienza degli operatori del settore in essere e consentire alle strutture del settore di adeguarsi ai nuovi parametri senza incorrere in licenziamenti e carenze di personale. L’assessore si è espresso favorevolmente alla sospensione della delibera per approfondire e rivedere le disposizioni alla luce della problematica che ho sollevato”.

“Auspico – conclude Cuccu – che l’assessore Doria mantenga fede all’impegno assunto in commissione e possa prevedere in tempi ragionevoli una revisione della delibera regionale perché venga garantita la continuità dell'assistenza sanitaria preservando le competenze specializzate degli operatori dell’ambito citato. L’allarme parte dalle stesse associazioni di settore e dai tanti professionisti, con cui sono a contatto, è una situazione che desta attenzione. Non possiamo rimanere indifferenti: è necessario semmai adoperarsi ad agevole le assunzioni quando troviamo personale disposto a lavorare in questa tipologia di attività, tenuto conto soprattutto delle molteplici difficoltà che essa comporta”.

Elisabetta Caredda

24 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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