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Perché i piccoli ospedali sono importanti

di Graziano Lebiu

17 OTT -

Gentile Direttore,
ho esitato qualche settimana per riscontrare, senza pretese, l’intervento di Claudio Maria Maffei del 28 settembre 2023 su “Quotidiano sanità” dal titolo: “I piccoli ospedali: pericolosi per cittadini e operatori e serbatoio di voti per i politici”.

Il ragionamento del dr. Maffei coinvolge indirettamente anche la realtà della ASL Sulcis Iglesiente, e l’Ordine Infermieristico della Provincia di Carbonia Iglesias, che insiste in quell'ambito, non può non spendere più di una parola a difesa dei presidi sanitari e di chi lavora nell’azienda più importante nel territorio più povero d’Italia.

Siamo una realtà sanitaria coinvolta dalle “mezze verità” narrate nell’intervento sopra citato, che più che approfondire “sul ruolo dei piccoli ospedali nella attuale fase della storia del SSN”, sentenzia, come se “sottofinanziamento, carenza di personale (medico ed infermieristico, ndr), tendenza dei professionisti a scegliere dove lavorare” non siano contesti che riverberano da nord a sud, da est ad ovest, isole comprese, dove la sanità ha di suo ha costi incomprimibili per definizione, mentre è notorio che ben amministrata è un investimento anche per la vituperata classe dirigente "decentrata".

Il dottor Maffei sostiene che i nostri piccoli ospedali, da un punto di vista politico, sono importanti perché su di loro ci si gioca il consenso dei cittadini e si creano o distruggono carriere.

Nei grandi ospedali invece le organizzazioni resistono a qualsiasi ingerenza esterna e vivono di soli virtuosismi?

I nostri "piccoli ospedali" sono essenziali perché rappresentano, tra le altre, anche funzioni di coesione sociale, dall’impatto incalcolabile.

Che poi dal punto di vista tecnico, ma non solo, le responsabilità organizzative e gestionali dai Direttori di Presidio Ospedaliero ai Direttori Sanitari passando per le Direzioni Dipartimentali e di SC, palesino difficoltà a farli operare in condizioni di sicurezza per la carenza di personale specialista, non è una notizia.

Nemmeno è uno scoop che medici ed infermieri considerino i “piccoli ospedali” poco attrattivi per collocazione geografica, tipologia di attività. Pochi i professionisti che arrivano, alcuni quelli che se vanno, ma tanti quelli che restano e che meritano di essere ascoltati, compresi, valorizzati, rispettati.

Ritengo quindi del tutto in salita l’automatismo "piccoli ospedali=pericolo" anche a fronte di standard organizzativi minimi oggi molto difficili da mantenere ovunque, anche nei grandissimi presidi ospedalieri delle più importanti città.

Sottolineo che sono diffuse, numerose e strutturate realtà di cura ed assistenza dove già si lavora in pochissimi se non da soli e dove lavorare in pochi o da soli non equivale a lavorare male.

A fronte di valutazioni, analisi, report, statistiche, evidenze, punti di vista, innegabili criticità ed al netto di prospettive di miglioramento che i professionisti sanitari, e gli infermieri in particolare, riescono ad immaginare, restando alla mia realtà degli ospedali della ASL Sulcis PO Sirai Carbonia e PO Cto Iglesias, è da dire senza timore di smentita che il volume di attività relativa e complessiva delle diverse aree cliniche delle nostre strutture regge perché il sistema è portato avanti dai professionisti che vi operano e perché, pur in mezzo a mille difficoltà, la sanità del Sud Ovest della Sardegna prescinde dall’insegna sui presidi ospedalieri, e nel limite del possibile non lascia indietro nessun cittadino.

La politica potrebbe farsi delle domande, e darsi delle risposte,

Quando non si riesce a garantire e difendere lo sviluppo di una idea di servizio sanitario in tempi utili a misurarsi oggi e non domani sui bisogni del cittadino, le responsabilitá non sono afferibili alla sola collocazione geografica dei piccoli ospedali e nemmeno di chi li popola con il mandato di cura ed assistenza e non di arrecare danno o procurare pericoli.

Graziano Lebiu

Presidente Opi Carbonia Iglesias



17 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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