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“Cercasi personale per Triage, non specializzato”. Succede a Oristano

di F.De Iaco, B.Susi, A.Voza, A.Fabbri, S.Manca

14 FEB - Gentile Direttore,
ancora una volta dobbiamo difendere il diritto dei cittadini a ricevere la corretta assistenza specialistica, in condizioni di emergenza-urgenza.
È comparso su Facebook il post di un’agenzia di servizi sanitari che offre 700 euro netti per ogni turno di 12 ore nel Pronto Soccorso di Oristano. Nel post si legge: “Non sono richiesti specialisti o figure particolari, si tratta di effettuare un triage avanzato e chiamare lo specialista appropriato che si farà carico del paziente (naturalmente quei pazienti che riuscite a gestire voi ben venga, ma dove non arrivate ci sarà uno specialista dedicato al PS in ogni reparto).
 
Esempio: se arriva il dolore toracico chiamate direttamente il cardiologo. Se arriva una deviazione della rima buccale chiamare il neurologo…”.
Dovremmo essere indignati (in verità lo siamo): quel che è scritto nell’offerta di lavoro è l’ennesima umiliazione dei professionisti della Medicina d’Emergenza Urgenza, la negazione della nostra professionalità, il disconoscimento della nostra funzione, la svalutazione dell’impegno dei professionisti (dipendenti) rispetto all’offerta economica che viene rivolta a… non è ben chiaro a chi.
 
Ma allo stesso tempo siamo felici che il post, così grossolanamente scritto, sveli finalmente la realtà che si finge di ignorare non solo in Sardegna, ma ormai in tutte le Regioni italiane: la progressiva scomparsa delle strutture di Medicina d’Emergenza Urgenza.
Di fronte alle enormi e oggettive difficoltà di mantenere aperti i servizi – cosa che denunciamo da almeno tre anni- si decide di dimenticare la sostanza e mantenere solo l’apparenza: non importano reale capacità di gestione, esperienza, titoli.
 
Domina l’idea per la quale basta tenere accesa una luce al neon con la scritta “Pronto Soccorso”, giustificando quell’insegna con la semplice presenza di qualcuno in camice, per affermare di aver assolto alla necessità della cura in urgenza: con buona pace di concetti come la competenza dei professionisti, l’efficacia dell’organizzazione, soprattutto la salute dei cittadini.
Se fosse solo una questione di difesa della categoria potremmo anche accettarlo: in fondo tutti noi potremmo trovare un altro lavoro, probabilmente meglio pagato e certamente di minor responsabilità. Basterebbe dimenticare l’impegno di anni, i sacrifici, lo spirito di servizio.
 
Ma il punto è un altro: stiamo assistendo alla chiusura di fatto del Pronto Soccorso in Italia. Neghiamo ai cittadini un diritto sancito dalla Costituzione, perché è chiaro che temi come la qualità dell’assistenza e la sicurezza delle cure sono totalmente estranei alla dominante e disperata improvvisazione che stigmatizziamo.
Tutto gira intorno a un’unica domanda: questo Paese ha davvero intenzione di dotarsi di un Sistema d’Emergenza Urgenza efficace ed efficiente, degno di un Paese civile?
 
Oppure continueremo a proporre soluzioni improvvisate, a salvare la forma a discapito della sostanza? Temiamo che presto non sarà possibile neppure salvare la forma.
Sappiamo molto bene che il problema presenta difficoltà tremende. È evidente che i professionisti necessari a gestire oggi l’emergenza sia pre che intra-ospedaliera non ci sono, e non apriremo l’ennesima polemica sulle cause e le responsabilità della situazione.
 
Quel che oggi conta è che, se davvero si vuole risolvere il problema, è necessario mettervi mano subito, accantonando posizioni di principio e misurandosi concretamente con la realtà, con il coraggio necessario quando le scelte sono difficili. Partendo dalle risorse a disposizione e disegnando il sistema che vogliamo per il futuro, consapevoli del fatto che è necessario un progetto a lungo termine che inevitabilmente passerà per una fase di transizione che si annuncia difficile e durerà anni.
Il nostro SSN ha a disposizione il patrimonio della competenza e dell’impegno dei professionisti che ancora resistono nelle strutture dell’Emergenza Urgenza: numericamente insufficienti, fisicamente stremati, ma pronti a spendersi per l’obiettivo.
 
Un altro patrimonio proviene dalla Scuola di Specializzazione, che garantisce una progressiva iniezione di professionisti per i prossimi anni: anch’essi numericamente insufficienti se non tra almeno quattro-cinque anni.
La condizione preliminare è che i professionisti vengano valorizzati e tutelati: solo così si potrà contare davvero sul loro contributo.
È del tutto inevitabile che, allo stato attuale, le Aziende ricorrano a rimedi di fortuna pur di garantire una parvenza di continuità dei servizi.
 
Ed è altrettanto evidente che le Regioni non hanno gli strumenti per porre mano efficacemente alla situazione.
Emerge la necessità di un piano nazionale, in capo al Governo e ai Ministeri, che superi la frammentazione regionale e metta insieme le realtà degli Aziende e delle Università, degli Ospedali e del Territorio, e che affidi ai professionisti già in attività il ruolo di gestori dell’urgenza attraverso la riorganizzazione dei processi, il riconoscimento graduale di competenze via via superiori ai Colleghi meno esperti, il coinvolgimento di professionalità che pure esistono ma che in questo momento non possono accedere all’Ospedale (pensiamo a tanti ottimi titolari di convenzione per l’Emergenza pre-ospedaliera ai quali deve essere consentito l’accesso alla dipendenza), il contributo cruciale delle Professioni.
 
È necessario porre fine all’avvilente mercato dei turni cui assistiamo, che inquina l’ambiente fino a costituire una reale concorrenza interna allo stesso SSN e costituisce un capitolo di spesa sempre crescente, sul quale sarà necessario, prima o poi, fare chiarezza.
Auspichiamo un processo i cui protagonisti siano i professionisti, a cominciare dalla Società Scientifica che rappresentiamo: gli unici in possesso delle competenze necessarie. Quelle competenze vanno riconosciute e valorizzate per la costruzione del futuro Sistema dell’Emergenza Urgenza, efficacemente articolato con l’intero Ospedale partendo, inevitabilmente, dal territorio. Sarà imperativo superare l’assurda dicotomia tra territorio e ospedale, l’antiscientifica e pericolosa suddivisione delle condizioni di urgenza clinica in due fasi (pre- e intra-ospedaliera) che trovano giustificazione solo in rivendicazioni corporativistiche, del tutto slegate dall’interesse del paziente.
 
È un progetto ambizioso, lo sappiamo: ma siamo in tempi di progetti ambiziosi, e ci pare impossibile che l’Emergenza Urgenza non rientri tra questi.
L’unica soluzione per il futuro è la virtuosa collaborazione tra chi può offrire la miglior conoscenza del Sistema e delle sue esigenze e le Istituzioni che possono realizzare le necessarie riforme che auspichiamo.
Noi siamo disponibili, come sempre. Guardiamo con fiducia e speranza al Governo e al Ministero.
 
Fabio De Iaco
Presidente SIMEU, Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza

 
Beniamino Susi
Vicepresidente
 
Antonio Voza
Segretario

 
Andrea Fabbri
Tesoriere

 
Salvatore Manca
Past-President


14 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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