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San Camillo. Intervista a Schiavo (Anaao): “Il nostro personale precario è fuori legge” 


Il segretario aziendale dell’Anaao-Assomed denuncia: “Il personale precario svolge mansioni diverse rispetto a quanto prevedono i contratti”. “La Regione dica una volta per tutte cosa intende fare per risolvere l’emergenza del San Camillo”. 

23 MAG - Un’emergenza che ormai dura da più di due anni, quella del San Camillo di Roma e che dallo scorso febbraio, con gli interventi effettuati sui materassi a terra,  si è ancora più acuita. Mancano medici e posti letto a causa del blocco del turnover e dei tagli imposti dal Piano di rientro. E in questa situazione l’ospedale e il Pronto soccorso non sono più in grado di gestire l’afflusso dei pazienti. Una situazione emergenziale che dunque va avanti ormai da tempo e che oggi si compone di un ulteriore tassello negativo: la denuncia, per ora solo mediatica, che il personale assunto con contratti co.co.co., per aggirare il blocco delle assunzioni, in realtà svolge mansioni diverse da quelle previste in questa forma di contratto.
Abbiamo così intervistato il segretario aziendale Anaao-Assomed del San Camillo, Bruno Schiavo che lancia l’allarme: “Il numero dei precari in questi anni è triplicato e c’è il rischio serio che vengano fatte delle vertenze contro l’azienda. Chiediamo alla Regione di manifestare apertamente le sue intenzioni per risolvere i problemi del San Camillo”.
 
Dottor Schiavo in che senso il personale precario che opera al San Camillo lavora al di fuori della legge?
 
A causa del blocco delle assunzioni che vige ormai da anni non ci sono concorsi per accedere al lavoro ospedaliero. Per questa ragione la soluzione adottata è stata di fare contratti co.co.co. (i precari sono triplicati negli ultimi due anni), cioè contratti con bassissime retribuzioni, legati alla realizzazione di un progetto e che non prevedono l’assistenza ai malati. Il problema è che il personale co.co.co. di fatto fa il medico a tempo pieno, in corsia, con le medesime responsabilità dei colleghi regolarmente assunti con concorso, e con gli stessi turni. Insomma lavorano completamente fuori legge.
 
Voi avete fatto una denuncia mediatica del problema. Pensate anche di rivolgervi alla magistratura?
 
Stiamo parlando con i nostri avvocati e stiamo valutando tutti gli aspetti. Ma a parte ciò c’è un rischio anche per l’azienda che potrebbe vedersi arrivare un gran numero di vertenze.
 
Non tutti i Sindacati però sono d’accordo con le vostre iniziative. La Cimo del Lazio ha preso le distanze e ha definito le proteste “poco responsabili”.
 
Ci dispiace che la Cimo sia uscita dall’Intersindacale ma la nota diramata ieri ci appare incomprensibile. Da un lato boccia le nostre iniziative di protesta ma dall’altro fa le nostre stesse denunce sui disagi e le problematiche dell’ospedale. Noi andremo avanti lo stesso anche perché gli iscritti alla Cimo nella nostra azienda non arrivano al 2%.
 
Ora siete in stato di agitazione. Pensate ad uno sciopero?
No, in questo momento di grossa difficoltà lo sciopero non rappresenta una soluzione che va incontro ai disagi che quotidianamente i cittadini e operatori sanitari già subiscono.
 
La direzione dell’ospedale ha recentemente condiviso le ragioni della vostra protesta. Ma la Regione cosa dice?
 
Per ora non dice proprio nulla. Ma questo silenzio dovrà terminare e la Regione dovrà uscire dal guscio e dire apertamente cosa intende fare per risolvere la situazione, una volta per tutte. Perché l’emergenza continua.

23 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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