Case di riposo. Il 73% degli ospiti ha problemi psichici o demenza. Lo studio Fimmg Verona
di Endrius Salvalaggio
L'analisi del sindacato sulle 82 Case di Riposo Veronesi per evidenziare le problematiche di assistenza sanitaria. I pazienti delle Case di Riposo, evidenzia lo studio, conta il 53% di ricoverati con più di 5 malattie anche gravi, il 9% con un cancro in fase grave, il 73% ha problemi psichici o demenza, il 36% ha problemi di nutrizione con disfagia, il 20% soffre di piaghe da decubito e solo il 16% può camminare autonomamente, mentre il 47% deve essere alzato con sollevatore e il 7% non può essere spostato dal letto, il 20% ha un catetere vescicale. LO STUDIO
20 FEB - “Sono sempre meno case di "riposo" per anziani con bisogni socio-assistenziali e sempre più la sola possibilità di cure per malati cronici e gravi che non possono essere assistiti a domicilio. In Veneto le Case di Riposo (oggi Centri di Servizi) svolgono un ruolo essenziale nel panorama del Sistema Sanitario Regionale che con il PSSR 2012-18 ha ridefinito il ruolo degli ospedali riducendo i posti letto a 3/1.000 abitanti destinandoli agli acuti, e non più ai lungodegenti, ma è in ritardo nella attivazione sul territorio degli ospedali di comunità, delle URT, degli Hospices e con carenze e difficoltà nel sistema delle cure domiciliari”. A sostenerlo è il dr
Frapporti Guglielmo, Segretario Provinciale FIMMG Verona. Da queste considerazioni è nato uno studio per evidenziare le problematiche di assistenza sanitaria nelle 82 Case di Riposo Veronesi a cura dei dr Guglielmo Frapporti, Sofia Donatoni e Gabriele Di Cesare, edito dal Centro Studi FIMMG Verona.
“Lo abbiamo intitolato ‘l'ultimo domicilio’ perché di fatto l'anziano vi porta il suo domicilio, condividendo con gli altri ospiti l'ultima parte della sua vita”.
Alcuni dati. In Veneto circa il 50% dei pazienti ha oltre 55 anni e sono circa 550.000 con almeno una malattia cronica. Il 20%, circa 221.000 persone, ha più malattie croniche e condizioni di fragilità che necessitano di assistenza domiciliare oppure rientrano nei Centri Servizi, che in Veneto offrono una dotazione complessiva di circa 32.000 posti letto autorizzati per non autosufficienti.
Lo studio di FIMMG evidenzia che gli 82 Centri Servizi veronesi sono localizzati in 57 dei 98 comuni, offrendo complessivamente 5.516 posti letto autorizzati, 5.309 dei quali sono accreditati. Gli accessi senza “impegnativa”, anno 2016 -2017, sono aumentati del 4,3%, passando da un precedente 21% ad un attuale 25%, con costi spesso totalmente a carico delle famiglie.
“Paradossalmente - commenta il segretario FIMMG di Verona- queste persone entrano senza convenzione e con maggior bisogno sanitario per malattie sub-acute, dimesse precocemente dagli ospedali o dai pronti soccorso (39%), o provenienti dal domicilio (61%) quando l'aggravamento rende insostenibili le cure in famiglia”.
I pazienti delle Case di Riposo, evidenzia lo studio, conta il 53% di ricoverati con più di 5 malattie anche gravi, il 9% con un cancro in fase grave, il 73% ha problemi psichici o demenza, il 36% ha problemi di nutrizione con disfagia, il 20% soffre di piaghe da decubito e solo il 16% può camminare autonomamente, mentre il 47% deve essere alzato con sollevatore e il 7% non può essere spostato dal letto, il 20% ha un catetere vescicale.
Continua lo studio. I medici incaricati per l’assistenza sono per il 90% i Medici di Famiglia: di questi, 55 medici partecipanti all’indagine segnalano la necessità di migliorare la diagnostica con dispositivi in dotazione o in telemedicina, di potenziare le consulenze specialistiche, di aprire canali preferenziali per il pronto soccorso o il ricovero ospedaliero. Tra le priorità viene segnalato il bisogno di formazione condivisa con gli altri operatori e di aumentare il dialogo con i familiari.
FIMMG segnala che nel panorama degli 82 Centri Servizi veronesi, pubblici e privati, ci sono situazioni di grande disparità con esperienze di eccellenza e situazioni critiche preoccupanti. “Lo studio sottolinea che i Centri Servizi sono strutture prevalentemente socio-assistenziali e che in ogni caso non possono garantire standard di cure proprie degli ospedali. Tuttavia, preso atto dei bisogni degli ospiti, per garantire qualità ed equità nelle cure sanitarie è essenziale il ruolo dell'ULSS, che non può esaurirsi nell'attività prevalentemente ispettiva e di vigilanza dei singoli medici coordinatori.
Questo ruolo potrebbe essere svolto attivando una "task force", un coordinamento aziendale tra Azienda ULSS, direzioni dei Centri Servizi, medici e personale di assistenza, specialisti ed esperti della formazione. Tale organismo dovrebbe monitorare le problematiche sanitarie nei Centri Servizi e promuovere le iniziative necessarie per la formazione integrata, la stesura di protocolli di cura su problemi specifici (come la terminalità, le infezioni, la nutrizione...), le dotazioni strumentali, dei farmaci, la diagnostica, le consulenze specialistiche, l'accesso in ospedale e in pronto soccorso. Non basta più glorificare il passato di una sanità di eccellenza. L'anziano malato cronico non autosufficiente ci richiama a riconsiderare i limiti del messaggio mediatico dell'onnipotenza delle alte tecnologie, a non dimenticare il segmento finale della vita, ma a ridare valore alla dimensione umana della fragilità”. Conclude il Segretario FIMMG.
Endrius Salvalaggio
20 febbraio 2020
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