Rischio clinico: il Coordinamento delle Regioni detta le regole per organizzare i Centri regionali previsti dalla legge Gelli
18 MAR - Rischio clinico: arrivano le linee di indirizzo del Coordinamento delle Regioni e delle Province autonome sul tema della sicurezza delle cure (una sub-area dell’assistenza ospedaliera della Commissione Salute
coordinata dalla Regione Emilia Romagna) che ha come obiettivo quello di promuovere le politiche sanitarie nazionali e internazionali per la sicurezza delle cure e favorire lo sviluppo della cultura della sicurezza nei diversi contesti regionali e nelle aziende sanitarie.
Lo scopo delle linee di indirizzo è facilitare l’applicazione della legge e il documento è stato reso disponibile dal Coordinamento della Commissione Salute, per le indicazioni che le Regioni e Province Autonome possono valutare di adottare. Il Documento è stato approvato dalla Commissione Salute nella seduta del 12 febbraio 2019 assieme a un'altra
linea di indirizzo per individuare elementi comuni, minimi, condivisi e sostenibili in tutte le realtà del Ssn che caratterizzano l'architettura dei Centri regionali. A partire da questi requisiti comuni, che descrivono la struttura e le funzioni essenziali dei Centri, ogni Regione e Provincia Autonoma potrà poi declinare un proprio modello operativo tenendo conto del contesto e del sistema organizzativo locale.
Secondo le linee di indirizzo per l'applicazione della legge i principi guida delle azioni mirate ad attivare un centro regionale per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente sono i seguenti: rappresentatività, inclusività, integrazione e condivisione con tutti gli attori coinvolti nella gestione del: 1. rischio clinico e la sicurezza del paziente; 2. misurazione valutazione e trasparenza delle attività; 3. miglioramento continuo da perseguirsi in modo sistematico.
Nella realizzazione di questi obiettivi esistono allo stato attuale, punti di forza:
- l’elevata attenzione sociale (associazioni di cittadini e pazienti) e istituzionale (aziende sanitarie, agenzie pubbliche, governi e direzioni nazionali e regionali, ecc.) sull’argomento;
- la presenza di numerose norme e atti di indirizzo di istituzioni internazionali (Oms e Ue) e nazionali;
- l’elevato impatto sull’equità nell’erogazione dei servizi;
- l’elevata attenzione da parte di ordini professionali e società scientifiche;
- la pressione del mondo assicurativo sulla tematica (riduzione dei premi per evidenza di sistema organizzato);
- la presenza di esperienze regionali che possono rendere evidente l’impatto di programmi nel settore.
Parallelamente esistono alcune criticità e possibili barriere riferibili a:
- l’eterogeneità dei servizi sanitari regionali rispetto ai modelli organizzativi ed alla cultura della qualità e sicurezza;
- il limitato utilizzo e diffusione di sistemi di misura e di confronto;
- la compliance delle organizzazioni rispetto a evidenze e raccomandazioni consolidate;
- la scarsa attenzione dei professionisti verso l’adozione sistematica di procedure sostenute da evidenza scientifica;
- la disponibilità limitata ed eterogenea di risorse per la tematica specifica (personale e strumenti).
Nel predisporre la strutturazione di un centro regionale per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente, le linee di indirizzo spiegano che è necessario partire dagli elementi di forza e dalle criticità declinate specificamente nel proprio contesto regionale.
Nell’attivare il Centro regionale per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente è importante che le Regioni e Provincie Autonome tengano presenti alcune caratteristiche:
1. la presenza di un centro regionale;
2. la presenza di una Rete che permei il Ssr;
3. la presenza di Politiche specifiche nel settore;
4. la presenza di alcune Attività essenziali;
5. l’adozione sistematica della Misurazione delle attività;
6. la presenza di un piano e di strumenti per la Comunicazione;
7. la presenza di in piano e di iniziative di Formazione;
8. l’adozione di un approccio basato sul miglioramento continuo nella revisione sistematica delle attività.
E poiché la sicurezza rappresenta un elemento fondamentale di tutte le prestazioni e di ogni ambito in sanità ed è una condizione che il Servizio Sanitario nelle sue articolazioni regionali e provinciali pone a garanzia della qualità delle cure prestate,
la sicurezza in sanità è un fattore trasversale e per raggiungerla è necessario l’impegno di tutti i soggetti coinvolti e di tutte le figure professionali e la piena sinergia di tutti i settori interessati alla tematica (ad esempio tra rischio clinico, rischio infettivo, rischio occupazionale, ecc.).
Il Centro regionale è chiamato quindi ad espletare la funzione di favorire tali sinergie e di coordinamento delle attività connesse alla sicurezza dei pazienti, alla gestione e prevenzione del rischio clinico assistenziale, attraverso il coinvolgimento e l’interazione dei vari membri della comunità professionale che opera sia a livello regionale che nelle aziende sanitarie.
A fine 2018 e a inizio 2019 sono stati anche elaborati due documenti di consenso a cui le istituzioni regionali, i Centri regionali per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente e le aziende sanitarie potranno far riferimento per la programmazione e implementazione di progettualità e attività sul tema.
Il primo - "Coinvolgimento ed empowerment del paziente nei percorsi di qualità e sicurezza delle cure" - prevede che le proposte di una progettualità di sistema per promuovere e sviluppare la reale partecipazione dei pazienti al miglioramento della qualità e della sicurezza devono tenere conto dei diversi livelli ai quali possono essere destinati: 1) Livello Nazionale; 2) Livello Regionale/Provinciale.
Questo è giustificato dalla necessità di individuare e definire obiettivi specifici per i vari progetti a seconda del contesto in cui vengono progettati e realizzati.
Il secondo - "Sinergie e integrazione tra Sistemi di Sicurezza delle Cure e Programmi di Accreditamento istituzionale" - elaborato dalla Sub Area Rischio Clinico della Commissione Salute, dal ministero della Salute, da Agenas e dal Tavolo di lavoro per la revisione della normativa per l’accreditamento -TRAC, suggerisce possibili azioni riguardanti gli ambiti relativi alla sicurezza delle cure che sono oggetto di interesse dell’accreditamento istituzionale che, se adottate in modo coerente a livello nazionale, regionale e aziendale, possono favorire un omogeneo miglioramento della sicurezza nelle organizzazioni sanitarie e nell’erogazione delle prestazioni assistenziali. L’analisi e le considerazioni contenute nel documento sono indirizzate alla ricerca e allo sviluppo di sinergie e integrazioni tra l’area tematica della sicurezza delle cure e quella dell’accreditamento istituzionale al fine di favorire una auspicabile coerenza di programmi e azioni nell’ambito del sistema sanitario nazionale.
La Sub Area Rischio Clinico della Commissione Salute, relativamente alla formazione Ecm, ha anche elaborato poi una proposta di indicazioni riguardo a eventi su concetti, metodi e strumenti tipici della gestione del rischio finalizzata ad uniformare l’attribuzione da parte dei provider dell’obiettivo n. 6 “La sicurezza del paziente. Risk management”.
Dopo l’audizione al Comitato di Presidenza della Commissione Nazionale per la Formazione Continua e una informativa all’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, il 25 gennaio 2019 la Commissione nazionale per la formazione continua ha approvato la proposta e resi disponibili i contenuti.
Il Rischio Clinico nelle Regioni e Province Autonome:
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Emilia-Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Provincia Autonoma di Bolzano
Provincia Autonoma di Trento
Piemonte
Sicilia
Toscana
18 marzo 2019
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