Omceo Roma incontra delegazione di medici cinesi. Lavra: “Proficuo scambio di informazioni”
L’incontro era stato richiesto dalla delegazione cinese che, in particolare, si è informata su vari aspetti del nostro servizio sanitario e sul sistema di valutazione professionale. Ma anche i medici italiani hanno scoperto qualcosa: “Solo il 25% dei costi di degenza di un paziente è coperto dal Governo. E a Shanghai l'unico punto di riferimento fuori dall’ospedale sono le farmacie, all'interno delle quali operano evidentemente anche dei medici”, riferisce il presidente dell'Omceo Roma.
05 SET - Una delegazione di medici di Shanghai ha incontrato i colleghi romani per avere un confronto sui due sistemi sanitari. La riunione si è svolta nella sede dell'Omceo di Roma. “Sono stati loro a chiederci l’incontro- spiega all’agenzia Dire il presidente dell'Ordine capitolino,
Giuseppe Lavra- che era già stato pianificato da maggio, quando ci hanno richiesto gli atti necessari per ottenere dalla loro nazione il permesso di venire in Italia. Dopo una lunga procedura abbiamo potuto così riceverli”.
L’incontro con i medici cinesi è stato “proficuo - racconta Lavra - si sono voluti informare su vari aspetti del nostro servizio sanitario, in particolare sulle risorse umane e su quella che loro chiamano 'pianificazione', cioè la programmazione. Ma un’altra materia di loro interesse era quella della valutazione professionale. Abbiamo spiegato loro che il nostro sistema di valutazione è un po’ diverso tra il mondo della dipendenza nel settore pubblico e quello del settore convenzionato: se da una parte esiste in maniera strutturata e normata, dall’altra di fatto viaggia indirettamente sul sistema dell’obbligo dei crediti formativi, pur non essendo direttamente un elemento di carattere valutativo”.
I medici capitolini, a loro volta, hanno approfittato dell’incontro per chiedere ai camici bianchi cinesi informazioni su alcuni punti specifici. “Abbiamo cosè appreso, per esempio, che circa il 10% del loro sistema sanitario è a carattere privato e questo appare strano visto che stiamo parlando della Cina, cioè di una Repubblica ufficialmente nota come comunista. Quello che poi ci ha stupito è che un cittadino cinese che si ricovera in ospedale paga per il 75% i costi della degenza, mentre solo il 25% vengono coperti dal Governo”.
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Esprimere un giudizio in termini solidaristici non è così semplice - spiega Lavra- noi per esempio come servizio sanitario copriamo il 100%, ma si sa che, di fatto, sull’accesso ai servizi qualche difficoltà la incontrano anche i nostri cittadini. Basti pensare alle liste d'attesa...”.
Intanto a Shanghai, rispetto a Roma, i medici scarseggiano: “Loro hanno in percentuale la metà dei nostri medici - fa sapere ancora il presidente dell'Ordine capitolino - a Roma il rapporto tra medici e abitanti è di circa 1 a 170, mentre nella provincia di Shanghai è di 1 ogni 350 abitanti”.
Un altro aspetto che ha colpito Lavra, è che nella città cinese non esiste una rete “anche minimale delle cure primarie nella medicina del territorio, perché di fatto come punto di riferimento esterno all'ospedale ci sono solo le farmacie, all'interno delle quali operano evidentemente anche dei medici”.
Ma come se la 'passano' i camici bianchi a Shanghai? “La prima cosa che hanno detto i nostri colleghi cinesi è che sono un alquanto stanchi e stressati per il troppo lavoro - riferisce il presidente dell'Omceo Roma- ma hanno anche sottolineato di essere molto ben trattati dal punto di vista della retribuzione economica”.
Un punto di forte interesse per la delegazione straniera è stato quello del sistema formativo dei medici italiani. “Loro hanno un percorso un po' diverso - riassume Lavra - hanno 5 anni di formazione universitaria più 3 di perfezionamento in ospedale, poi altri 4 anni per la specializzazione sempre in ambito ospedaliero, per un totale di 12 anni”.
“Ogni confronto – conclude Lala - è sempre utile. Ma intanto una cosa è certa: il loro sistema sanitario, paradossalmente, mi sembra molto più vicino a quello americano piuttosto che al nostro. Se tu paghi il 75% delle cure, contraendo peraltro assicurazioni piuttosto costose- conclude Lavra- secondo me tra i due Paesi, così socialmente e culturalmente diversi, alla fine passa poca differenza per quanto riguarda l'assistenza sanitaria”.
05 settembre 2017
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