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Primo congresso europeo Ospedalità privata. Sanità? Puntate sul privato


È la “seconda gamba” del Ssn in Italia, e non è da meno nel Vecchio continente. L’Ospedalità privata fa sentire la sua voce e sfodera le sue credenziali offrendosi come soggetto in grado di dare efficienza e qualità delle cure. Soprattutto in uno scenario dove la crescente crisi economica sta mettendo a nudo i limiti dei sistemi solidaristici.

27 MAG - Far capire perché l’Europa ha bisogno dell’ospedalità privata. È questo l’obiettivo del primo Congresso europeo del settore inaugurato oggi a Parigi e promosso dall’Uehp (Unione europea ospedalità privata) e dall’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) dal titolo eloquente “Verso un'Europa della sanità̀: libera scelta, efficienza e qualità delle cure”.
 
“Il primo Congresso europeo dell’ospedalità privata – spiega Enzo Paolini, presidente nazionale dell'Aiop - nasce dalla convinzione che una comunità in grado di contaminare le singole realtà nazionali con i principi ispiratori del liberalismo in politica, della competitività nei mercati, del solidarismo e dell'equità sociale, è la base su cui costruire uno Stato in grado di fornire servizi, anche quello sanitario, di alta qualità contenendo la spesa”.
Sono numeri corposi quelli che il settore mette sul piatto: nell’ambito dei 27 Stati dell’Unione Europea, un quarto delle degenze brevi dipendono dal privato. In cifre 447mila i posti letto privati su un totale di 1 milione e 886 mila.  
Secondo i dati dell’Uehp la componente ospedaliera privata si colloca tra il 20% e il 35% in Italia, Austria, Grecia e Portogallo, mentre sale in Paesi come Germania e Francia, dove il numero di strutture supera il 35%, e in Spagna dove raggiunge il 50%, con punte che arrivano al 68% in Catalogna. In Olanda, Belgio e Lussemburgo la presenza del privato è invece maggioritaria e in Inghilterra dal 2004 gli ospedali pubblici hanno adottato sistemi di gestione più vicini a quelli delle istituzioni private, con cui è aumentato il numero delle convenzioni.
E in Italia è la “ seconda gamba” del Ssn, con 548 strutture, 48.482 posti letto accreditati e oltre 54mila dipendenti. Un’incidenza di spesa, nel 2008, del 7, 5% rispetto alla spesa pubblica totale.

Ma c’è ancora molto da lavorare. “L’opinione pubblica ha una percezione sbagliata della sanità privata - spiega Alberta Sciachì, vicepresidente dell’ Uehp - le persone guardano a noi come un sistema al quale possono accedere solo persone particolarmente agiate o che hanno un’assicurazione privata. Così non è.  In molte realtà europee, penso all’Italia, ma anche alla Francia e all’Austria gli ospedali privati sono inseriti nel sistema di assicurazione sociale obbligatoria o nel Servizio sanitario nazionale per cui il paziente paga attraverso il drenaggio fiscale, quindi il privato è per tutti”.
 
Soprattutto secondo la vicepresidente europea il privato è un elemento vitale per preservare il sistema di Welfare in un momento di crisi: “Abbiamo un ottimo rapporto tra costi e benefici, brilliamo per efficienza gestionale e siamo un grande datore di lavoro: diamo occupazione nella media europea al 10% dei lavoratori”.
Ma, lamenta Sciachì, dobbiamo superare, anche a livello europeo il problema della distorsione della competizione: “Basta dare un’occhiata ai differenti sistemi di pagamento degli erogatori: a piè di lista quello delle strutture pubbliche, a prestazioni quello delle private. Una differenza non di poco conto che apre le porte ad un comportamento distorsivo della libera concorrenza”.
 
quotidianosanità.it

27 maggio 2010
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