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Molte farmacie di Asl e ospedali danno il biosimilare anche quando è prescritto l'originator. La denuncia dei malati reumatici


L’Associazione nazionale malati reumatici denuncia la tendenza di farmacie di Asl e ospedali in diverse regioni del Nord, Centro e Sud Italia a sostituire il medicinale biologico prescritto dallo specialista con un biosimilare anche quando non è previsto. Uno scenario che crea tensione tra i pazienti che consumano farmaci a distribuzione diretta, in particolare reumatologici.

21 LUG - Continuità terapeutica a rischio. In alcune realtà del Nord, Centro e Sud Italia le farmacie di Asl e ospedali tendono a sostituire il medicinale biologico prescritto dallo specialista con un biosimilare anche quando non è previsto. Uno scenario che crea tensione tra i pazienti che consumano farmaci a distribuzione diretta, in particolare reumatologici.

A lanciare l’allarme è l’Anmar Onlus, l’Associazione nazionale dei malati reumatici

“In certi casi il paziente si presenta nella farmacia Asl a ritirare il biologico con cui è curato da sempre, il farmacista gli dice ‘ho solo il biosimilare’ – spiega Silvia Tonolo Presidente dell’associazione Anmar onlus – oppure, il farmacista ospedaliero, ignaro dei tempi d’attesa per una visita reumatologica, oltre 4 mesi in media, chiede al paziente di tornare dallo specialista per motivare meglio la necessità di continuità terapeutica con il farmaco biologico o ancora gli viene richiesta la conferma del piano terapeutico in corso di validità da parte di un centro prescrittore della Regione di appartenenza”.

Ma a legge dice altro, ricorda Tonolo: “Il comma 407 dell’ultima Finanziaria 2017 non consente la sostituzione automatica del biologico con il biosimilare, e chiede che le gare siano fatte in modo da non far mancare i principi attivi originator. Dovrebbero sempre essere presenti i primi tre farmaci che hanno partecipato alla gara ‘al fine di garantire la continuità terapeutica’ – ha aggiunto – ma in alcune situazioni non c’è nemmeno il secondo. L’Agenzia del Farmaco si è espressa più volte contro la sostituibilità automatica. Inoltre la normativa prevede sia sufficiente la dichiarazione della necessità di continuità terapeutica a giustificare l’impiego dell’originator, né da qualche parte è scritto che il farmacista possa esprimere un giudizio di validità sulla giustificazione del clinico”.

“Le Regioni si sono sostanzialmente attenute alla Finanziaria 2017 nelle delibere – prosegue –, ma non è evidentemente così nelle informative interne di Asl e ospedali cui si appellano farmacisti e medici nelle situazioni segnalate dai nostri associati. In alcune, è bastato un nostro intervento a sanare la questione, ma non sempre funziona”.

I pazienti Anmar con le società scientifiche Sir e CReI in vari Paper hanno ribadito di essere favorevoli all’uso di biosimilari nei pazienti non sottoposti in precedenza a terapie biologiche, “o che abbiano sospeso il biologico da un periodo di tempo almeno pari al doppio del periodo di wash-out indicato per ogni singolo biologico. Si tratta comunque di prodotti che sia a livello internazionale (Ema) che nazionale (Aifa) sono definiti simili non uguali, di cui è stata dimostrata la non inferiorità terapeutica, ma non la sovrapponibilità”.

21 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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