Lazio. San Camillo-Forlanini. Allarme Anaao: "I tagli mettono a rischio l’assistenza in pronto soccorso"
Attese al pronto soccorso in barella per più di 24 ore per oltre 2mila persone nel 2010. E per 408 persone si stima che l’attesa potrebbe raggiungere le 72 ore alla fine del 2011. Le cause? Taglio dei posti letto e blocco del turn over. È quanto denuncia l’Anaao Assomed dell’azienda romana che oggi, in una tavola rotonda, evidenzia come ai tagli non sia peraltro corrisposto un risparmio di spesa. All’appello risponde il Dg Aldo Morrone che punta ad un rilancio dell’Azienda come centro riferimento scientifico regionale.
14 LUG - Taglio dei posti letto e blocco del turn over stanno mettendo in ginocchio l’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma. È soprattutto il pronto soccorso, punta di diamante della struttura romana, a risentirne. Il risultato? Attese di 24 ore su una barella per 2.280 persone. Questo nel 2010. E i dati del primo trimestre 2011 parlano di quasi 4mila persone in attesa per un giorno. Ma le stime dipingono un quadro ancora più preoccupante: nel 2011 corrono il rischio di stazionare su una barella fino a 78 ore circa 400 persone.
A scattare la fotografia della struttura capitolina è l’Anaao Assomed aziendale, che in occasione della manifestazione
3P Day: Posti letto, Pronto Soccorso, Precariato, ha organizzato una tavola rotonda dal titolo
Salviamo il San Camillo Forlanini. L’assistenza diminuisce, la spesa aumenta alla quale hanno partecipato il Dg Aldo Morrone, il presidente dell’Ordine dei medici di Roma Mario Falconi e il rappresentate regionale di Cittadinanzattiva Giuseppe Scaramuzza.
All’allarme lanciato dall’Anaao ha risposto il direttore generale Aldo Morrone riconoscendo la necessita di maggiori risorse per puntare a un obiettivo ambizioso: fare del San Camillo un ospedale che operi sette giorni su sette. Compresi i reparti di chirurgia. Per tagliare anche le liste d’attesa. Il tutto in vista di un obiettivo strategico: quello del riconoscimento della struttura come Irccs, a conferma del ruolo di centro di riferimento nazionale che il San Camillo da sempre svolge.
“Il San Camillo-Forlanini – ha spiegato
Bruno Schiavo, segretario aziendale dell’Anaao Assomed – naviga in un mare in tempesta con venti nazionali e regionali che soffiano contro. Abbiamo un nuovo timoniere e come un buon equipaggio segnaliamo quali sono le criticità. Il 3P Day nasce, infatti, dalla considerazione che è arrivato il momento di analizzare i problemi e risolverli e non di ‘mostrare i muscoli’. Lo scorso anno abbiamo individuato i momenti più critici. Ma da allora la situazione è peggiorata. Il taglio di 300 posti letto imposto dalla Regione tra il 2005 e il 2010 ha penalizzato l’offerta assistenziale dell’Azienda e la spesa, anziché diminuire, è aumentata: dai 466 milioni del 2005 è passata a 490 milioni nel 2010 smentendo la troppo semplice equazione che a meno letti corrisponda un taglio della spesa. Inoltre - aggiunge Schiavo -, il pronto soccorso, per indisponibilità di posti letto nelle unità operative, ha rapidamente perso la sua funzione istituzionale e si è progressivamente trasformato in area di degenza”.
E non è finita qui. Il blocco cronico del turn over è stato finora arginato utilizzandole prestazioni aggiuntive, verso le quali peraltro l’Anaao è sempre stata favorevole, e i contratti atipici. “Nel primo caso - ha spiegato il segretario aziendale dell'Anaao - assistiamo al paradosso di un’azienda che non può assumere un medico che costerebbe circa 37 euro l’ora ma paga da 70 a 500 euro a prestazione per un medico già in ruolo. Un evidente suicidio gestionale: ad esempio la spesa di 1.260.000 euro deliberata nel primo semestre 2011 per la copertura dell’organico medico, solo nell’area dell’emergenza, avrebbe consentito l’assunzione di 40 medici con un monte ore quasi doppio. Altrettanto paradossale è il caso dei contratti atipici molto lontani dalla legittimità quando applicati per l’assistenza ospedaliera: il collega co.co.co. non può, infatti, avere compiti assistenziali, essere inserito nei turni di servizio, svolgere attività di guardia. Eppure servizi essenziali gli vengono affidati”.
Insomma uno scenario da lacrime e sangue al quale il
Direttore generale Aldo Morrone risponde puntando su un rilancio della struttura. “Più che affermare 'salviamo' il San Camillo, bisognerebbe affermare 'rilanciamo il San Camillo'", ha replicato Morrone. “Da uno studio approfondito sugli ultimi 6 anni e che dà un’immagine molto più corretta dell’attività di questo ospedale, emerge che la struttura ha fatto moltissimo. Negli ultimi cinque anni - ha continuato il direttore generale - c’è stata una riduzione dei posti letto da 1.060 a 833, ma il rapporto posti letto e ricovero è rimasto uguale. Con un alto indice di appropriatezza. Questo significa che i medici hanno lavorato anche meglio di prima. Il San Camillo non è un problema ma una risorsa. E i progetti in campo sono tantissimi. La mia idea - ha affermato ancora Morrone - è che in collaborazione con i sindacati, ed anche con chi non è rappresentato da un ‘organizzazione sindacale, vengano portate avanti battaglie comuni. Chiediamo quindi risorse ma con obiettivi chiari. Questo significa iniziare a offrire prestazioni sette giorni su sette. Per questo ho predisposto un progetto obiettivo chiedendo risorse aggiuntive”.
E alla fattibilità di un ospedale attivo sette giorni su sette, manager e sindacato stanno lavorando insieme. Ma ad un patto, ammonisce il segretario aziendale dell’Anaao Assomed: “Che questo ospedale non diventi solo un grande poliambulatorio a discapito dei pazienti ricoverati”.
L’ appello alla collaborazione è stato raccolto anche dal
rappresentante regionale di Cittadinanzattiva Giuseppe Scaramazza e dal
presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Mario Falconi che concordano anche con l’allarme lanciato dall’Anaao Assomed. “La sanità sta attraversando un momento difficilissimo – ha ricordato Falconi – basta pensare che nel 2010 il costo della medicina difensiva è cresciuto del 12% nel Lazio. Per questo abbiamo deciso di presentare un esposto denuncia per incapacità di governo della sanità. Una denuncia che colpisce quindi sia la gestione di destra sia quella di sinistra”.
“La situazione è critica – ha detto Scaramuzza – sia in questo ospedale che nel resto della regione dove non si fa programmazione sanitaria da anni. E ora con la nuova manovra si sta concretizzando la privatizzazione della sanità nazionale quindi anche di quella regionale. Serve un’alleanza tra operatori e cittadini, non lo scontro e le speculazioni con gli avvocati fuori dalle strutture”.
E.M.
14 luglio 2011
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