Toscana. ‘Codice rosa’ al Pronto soccorso per vittime di violenza
Un “Codice rosa” ad hoc, ovvero un percorso speciale per le vittime di violenza che arrivano al Pronto soccorso: donne, ma anche bambini, anziani, omosessuali, immigrati. È stato sperimentato per oltre un anno a Grosseto, e ora dopo la firma di un protocollo tra l’assessore alla Salute e il Procuratore generale della Repubblica di Firenze, verrà esteso ad altre Asl toscane per un anno, per essere poi messo in atto in tutti i pronto soccorso della regione.
17 GIU - Questa mattina l’assessore alla Salute Daniela Scaramuccia e il Procuratore generale della Repubblica di Firenze Beniamino Deidda hanno firmato un protocollo che prevede l’avvio del progetto in fase sperimentale a Lucca (Asl 2), Viareggio (Asl 12), Prato (Asl 4), Arezzo (Asl 8), Grosseto (Asl 9, dove il progetto pilota è già partito da un anno).
Nelle Asl, che sono state scelte per la peculiarità dei loro territori e la rappresentanza delle tre Aree vaste regionali, verrà creata una task force interistituzionale, composta da operatori sanitari, forze dell’ordine e polizia giudiziaria, in grado di agire in sinergia e intervenire con professionalità e tempestività nei casi di violenza su vittime appartenenti alle fasce più deboli della popolazione. Il progetto ha il suo punto di forza nell’accoglienza delle vittime di violenza che arrivano al pronto soccorso, e vengono identificate da un codice particolare, il “codice rosa”, che prevede un percorso riservato di accoglienza alla vittima, cui vengono immediatamente prestate cure mediche e sostegno psicologico, avviando contemporaneamente le indagini delle forze dell’ordine per l’identificazione degli autori delle violenze.
“Purtroppo anche in Toscana quello della violenza sulle donne e sui soggetti più deboli è un fenomeno che non accenna a diminuire – commenta l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – La sensibilità della Toscana su questi temi viene da lontano, con una legge sulla violenza nel 2006 e un’attenzione particolare da parte delle Asl. Forti di questa esperienza, abbiamo visto che è necessario un passo ulteriore. L’esperienza di Grosseto ha dimostrato che è possibile mettere in atto interventi efficaci per dare assistenza immediata alle vittime, e nello stesso tempo intervenire tempestivamente sugli autori del reato. Vogliamo che questa esperienza diventi un modello e possa essere replicata, prima in alcune città, poi in tutta la Toscana”.
“Da qualche anno l’opinione pubblica manifesta una crescente sensibilità in relazione agli episodi di violenza nei confronti delle donne, dei minori e delle fasce deboli in generale – osserva Beniamino Deidda – Di fronte a questi episodi sono state assunte numerose iniziative, anche ad opera di istituzioni private, la cui meritoria presenza sul territorio ha contribuito a formare una più consapevole presa di coscienza del fenomeno. In questo contesto, la Regione Toscana e la Procura generale della Toscana hanno individuato un terreno fecondo di intervento, le cui ricadute riguardano ambiti diversi: da una parte la prevenzione e il contrasto degli episodi di violenza nei confronti delle fasce deboli, dall’altra la repressione dei comportamenti criminosi per via giudiziaria”.
L’esperienza di Grosseto
Tra le prime sul territorio nazionale, l’esperienza di Grosseto ha preso il via nell’aprile 2010, con un protocollo siglato tra la Asl 9 e la Procura della Repubblica di Grosseto. Una task force costituita da 30 persone – magistrati, forze dell’ordine e personale sanitario del Centro di coordinamento vittime di violenza della Asl 9 – si attiva su ogni singolo caso, al momento in cui si verifica l’episodio di violenza. Tutti hanno partecipato a iniziative formative comuni e sono in grado di agire in stretta sinergia, per garantire interventi coordinati e di rapportarsi con le strutture presenti sul territorio. Il “percorso rosa” assicura alla vittima un’assistenza protetta, che ne garantisca privacy e incolumità fisica e psichica, oltra ad assicurare la massima rapidità di intervento nei confronti degli autori del reato. In poco più di un anno di attività, il “codice rosa” in funzione a Grosseto ha permesso l’emersione di oltre 300 casi di violenze, ai quali è seguita l’apertura di procedimenti giudiziari e l’attivazione di azioni di sostegno della vittime. Nel 2010 il pronto soccorso di Grosseto ha trattato con il codice rosa 240 casi di maltrattamento, 36 casi pediatrici, 25 di stalking, 8 di abuso. Nei primi 5 mesi del 2011, 115 maltrattamenti, 8 casi pediatrici, 4 di stalking, 4 abusi. Casi che magari prima le vittime non segnalavano, per timore di ritorsioni o di divulgazione di notizie.
“Quella della Task Force contro la violenza sulle fasce deboli della popo lazione – dice Fausto Mariotti, direttore generale della Asl 9 di Grosseto – è un’esperienza innovativa della quale c’era evidentemente bisogno, visti i numeri dei primi 18 mesi di attività nella Asl 9 di Grosseto, per contrastare eventi gravissimi estesi in tutte le fasce sociali. Il successo della collaborazione tra più Istituzioni, con il coinvolgimento di diverse categorie professionali, adeguatamente formate, è la strada giusta per contribuire all’emersione di un fenomeno, di cui quello che si vede è solo la punta dell’iceberg”.
Violenza sulle donne. I dati del Secondo Rapporto sulla violenza di genere in Toscana
Secondo il Rapporto, presentato nel 2010, dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2010 sono state 1.761 le donne che si sono rivolte ai 24 Centri antiviolenza della Toscana. Il 62% hanno fra i 30 e i 49 anni, e circa la metà sono coniugate. Chi si rivolge a i Centri, lo fa soprattutto per denunciare i maltrattamenti subìti tra le mura domestiche. 8 su 10 hanno subìto violenza psicologica, oltre 6 su 10 fisica, il 27% economica, quasi l’11% stalking, quasi l’8% violenza sessuale, il 3% molestie, l’1% mobbing (ma in questo caso, sono altri i canali di sostegno). Autori delle violenze sono soprattutto il coniuge (45,6%) e il convivente (16,3%). Quasi 7 donne su 10 decidono di essere prese in carico dai vari Centri, e circa il 26% decidono di sporgere denuncia alle autorità pubbliche.
Secondo l’Istat, circa metà delle donne italiane in età compresa tra i 14 e i 65 anni (quasi 10 milioni e mezzo) hano subìto nella loro vita ricatti sessuali sul lavoro, pedinamenti, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche.
17 giugno 2011
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