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Campania. Riabilitazione, il settore ha dichiarato lo stato di crisi


Considerata “irricevibile” la proposta dei contratti avanzata dalla struttura commissariale misurata su un tetto finanziario “ignorando il reale fabbisogno di prestazioni a cui i centri erogatori non potranno sottrarsi”. “Siamo disposti a rescindere gli accreditamenti e lasciare che sia la parte pubblica ad erogare le prestazioni di riabilitazione, se le condizioni resteranno queste”, avvertono le associazioni di categoria.

03 AGO - Futuro, lavoro, dignità, garanzia dei livelli di assistenza per i pazienti: queste le parole d’ordine dei 150 centri di riabilitazione della Campania che con 500 operatori delle strutture sanitarie accreditate aderenti a 10 associazioni di categoria (Aias, Aiop, Agidae, Anisap, Anpric, Aspat, Confapi, Confindustria Sanità, Fras e Federlab) in rappresentanza del 90% della categoria, insieme ai rappresentanti dei pazienti, hanno affollato stamani l’auditorium dell’isola C3 del Centro direzionale di Napoli. Assemblea pubblica regionale in cui è stato proclamato lo stato di crisi del comparto riabilitativo e sociosanitario in Campania.

Considerata “irricevibile” la proposta dei contratti avanzata dalla struttura commissariale misurata su un tetto finanziario ignorando il reale fabbisogno di prestazioni a cui i centri erogatori non potranno sottrarsi.

All’indice “il muro di gomma” eretto dalla struttura commissariale rispetto alla definizione dei tetti di spesa 2016-2017 e 2014-2015 del settore della riabilitazione e del sociosanitario – ha detto Pier Paolo Polizzi, presidente Aspat e portavoce del coordinamento delle associazioni di categoria. “Il tavolo di confronto – continua Polizzi – è diventato di mera, mortificante e frustrante consultazione, senza uno straccio di verbale ma solo resoconti e notifiche senza procedure partecipate. Siamo arrivati a una posizione di stallo. Riteniamo indispensabile una sintesi politica del governatore De Luca che riassuma verso di sé e presso la giunta regionale”. “Quello che stanno per adottare è un decreto che ci somministrerebbe contratti che si sono scritti da soli” aggiunge Fernando Mariniello presidente Anisap.

“La novità del presidente della Regione Vincenzo De Luca è stata rappresentata dal riconoscimento di una civiltà giuridica diversa – continua Polizzi - con una programmazione a monte e non a valle delle prestazioni erogate e l’indicazione di tetti di spesa intesi come fabbisogno di salute e non mero dato economico. Non è vero che non siamo disponibili ad innovare programmi terapeutici e regimi di cura. La Riabilitazione ha lasciato nel piatto negli ultimi 7 anni circa 40 milioni – conclude Polizzi equivalente al 30%, lasciando scoperta una moltitudine di pazienti”.

Stop alla mensilizzazione del budget, no al riassorbimento della sottostima dei tetti di spesa (17 milioni di euro su 280 assegnati annualmente al settore), equivalenti a circa 400 mila prestazioni che determinano oggi lunghe liste di attesa. Restituzione di 11 milioni alle Asl napoletane, equivalenti a tagli non dovuti in base al fabbisogno Lea e alla quota procapite, misurata sulla popolazione residente (addirittura con errori come verificati a Napoli 3 per oltre 1 milione di euro). E ancora, ripartizione delle risorse con una osmosi tra età evolutiva e riabilitazione per cronici e anziani in base alle richieste dei territori.

Infine lo stop allo stralcio delle attività di Fkt - per la riabilitazione semplice – e del conseguente dirottamento al settore della specialistica laddove il 90 % delle strutture utilizza personale per entrambe le aree assistenziali guadagnando economie di scala che sarebbero ora vanificate. Quindi il nodo annoso delle tariffe da adeguare alle sentenze ripetute del Tar e del Consiglio di Stato. Sono questi I principali nodi da sciogliere al tavolo della programmazione della riabilitazione in Campania.

“Il budget dell’Fkt – spiega Polizzi – nonostante abbia avuto un taglio al budget del 50% (da 80 mln a 39 in cinque anni) che corrisponde a un aumento della spesa pubblica per antinfiammatori e antidolorifici e numerosi ricoveri impropri nelle strutture ospedaliere viene ulteriormente penalizzato”. “Le prestazioni per l’età evolutiva – aggiunge Antonio Gambardella vicepresidente Aspat – non possono seguire una rigida percentuale ma seguono il fabbisogno di ogni singolo centro. “Nodi che se non saranno sciolti – conclude Nando Mariniello, presidente Anisap – nessuno di noi firmerà i contratti. Andremo fino in fondo e siamo disposti a dismettere tutti i pazienti in carico, rescindere gli accreditamenti e lasciare che sia la parte pubblica ad erogare le prestazioni di riabilitazione necessarie ai pazienti se le condizioni resteranno queste”.

Ettore Mautone

03 agosto 2016
© Riproduzione riservata

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