Trasfusioni. Un tavolo presso Agenas studierà come migliorare il sistema
Il gruppo tecnico sarà composto oltre che dall’Agenzia anche da rappresentanti del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità – Centro nazionale sangue e da alcuni Centri trasfusionali regionali nonché l’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e il Policlinico Militare Celio. Bevere: “Evitare una programmazione in eccesso di strutture dove non necessarie, nonché ‘l’isolamento’ di alcuni servizi”
13 APR - Realizzare un’efficace, appropriata e sostenibile funzionalità dei sistemi trasfusionali regionali nell’ambito delle reti assistenziali ospedaliere integrate con il territorio: è questa la mission del tavolo di lavoro istituito oggi presso AGENAS, composto da rappresentanti del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità - Centro nazionale sangue, da alcuni Centri trasfusionali regionali (Campania, Lazio, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto), l’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e il Policlinico Militare Celio.
Nell’ottica dell’attuale riorganizzazione delle reti assistenziali ospedaliere, l’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di giungere, come richiesto dal Ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, ad una condivisione di strumenti e criteri necessari ad ovviare ad eventuali criticità e realizzare la piena valorizzazione della rete dei sistemi trasfusionali, integrati con il territorio.
“Una rete di medicina trasfusionale improntata all’appropriatezza, efficacia e sostenibilità, a garanzia anche della qualità e della sicurezza dei prodotti e servizi, necessita di una riflessione tecnica sulla combinazione tra quanto previsto dagli standard specifici per bacini di utenza e l’effettivo fabbisogno territoriale, affinché sia in grado di rispondere alle reali esigenze assistenziali dei pazienti - dichiara
Francesco Bevere, Direttore Generale AGENAS -Il gruppo di lavoro, che raccoglie al suo interno tra i più importanti esperti della materia a livello nazionale, consentirà anche di evitare una programmazione in eccesso di strutture dove non necessarie, nonché ‘l’isolamento’ di alcuni servizi trasfusionali che non vengono messi nella condizione di funzionare al massimo della loro capacità produttiva. Lavorando in questo modo, garantiremo un posizionamento strategico dei sistemi trasfusionali nell’ambito delle reti assistenziali ospedaliere, integrate con quelle territoriali.
13 aprile 2016
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